Tanto per essere sicuri di non lasciare troppi spazi alla concorrenza, Sony ha voluto giocare d'anticipo e compiere un bel passo sulla strada del cloud gaming, acquistando in blocco Gaikai, qualche giorno fa, per la bellezza di 380 milioni di dollari. Un assegno di non poco conto, specialmente se consideriamo la situazione finanziaria non proprio favorevole del gigante nipponico al momento, come dell'industria videoludica in generale. Passare dunque, nel giro di poche settimane, dal valutare la possibile vendita del proprio grattacielo a New York ad investire una cifra del genere nell'acquisizione di una tecnologia dal futuro ancora da definire, fa pensare che da quest'ultima Sony abbia intenzione di tirar fuori qualcosa di veramente interessante.
Facciamo un passo indietro: cos'è Gaikai? In parole povere, si tratta di una piattaforma di servizi online che consente la fruizione di videogiochi in streaming, attraverso un potente supporto di cloud computing con il quale è possibile giocare senza possedere fisicamente né il prodotto né l'hardware necessario a farlo funzionare, poiché la riproduzione dei contenuti avviene completamente in remoto. Ovviamente, un sistema del genere introduce una serie di problematiche tecniche di non poco conto, legate principalmente alla capacità della rete di far fronte ad un traffico dati imponente e alla inevitabile latenza - ed è questo il problema che taglia praticamente fuori l'Italia e la sua infrastruttura a banda larga dall'uso intensivo del cloud gaming - visto che il viaggio che gli input ed output devono compiere è ben più lungo e complesso di quello attuato dal controller ad una console attaccata al proprio televisore. Il gioco in streaming è dunque una tecnologia che aspetta il futuro, che sicuramente si ricaverà uno spazio sempre maggiore con il progredire della situazione delle reti informatiche ma al momento risulta quasi futuribile, nella pienezza della sua performance.
Verso PlayStation 4?
La necessità di un'infrastruttura di rete imponente è il prezzo di una soluzione che potrebbe liberare l'utente dalla ricerca dell'hardware sempre più potente, fino a rimuovere una delle caratteristiche fondamentali del medium videoludico stesso: la sua essenza sistemica, intesa come quella caratteristica in base alla quale, al contrario di quanto accade con la riproduzione di altri contenuti mediatici, il software è indissolubilmente legato ad un particolare tipo di hardware con cui è compatibile e per il quale è stato sviluppato, nonostante l'andamento del mercato stia decisamente puntando verso l'abbattimento di queste barriere. Il cloud gaming assottiglia la componente hardware alla semplice gestione di un client, eliminando dunque le particolarità legate alle architetture e alle componentistiche diverse che caratterizzano le varie console e appiattendo tutto in un unico standard gestito direttamente dal fornitore di servizi. Sembra una soluzione in netta contrapposizione con la filosofia stessa di un produttore di console come Sony, che nella differenziazione ed esclusività dei propri hardware dovrebbe cercare i suoi punti di forza nel mercato videoludico. È dunque lecito aspettarsi che il cloud gaming possa rappresentare il nuovo standard in sostituzione della classica concezione delle console? È possibile che PlayStation 4 possa essere una semplice scatolina semi-vuota da attaccare al televisore e in grado di riprodurre videogiochi in streaming, abbandonando i sogni di gloria sulle particolarità hardware che hanno rappresentato l'orgoglio dei progettisti Sony? È decisamente improbabile che sia questa la strada scelta dalla compagnia nipponica, almeno per quanto riguarda la prossima generazione, viste le intrinseche limitazioni tecnologiche che ancora incatenano il videogioco in streaming: l'acquisto di Gaikai si lega probabilmente ad un utilizzo intenso ma più marginale del cloud gaming rispetto alla struttura principale di quella che sarà PlayStation 4.
Convergenza videoludica
Accantonata per il momento l'idea della costruzione intensiva di server farm per garantire in tutto il mondo l'esperienza di una nuova PlayStation interamente strutturata sul cloud gaming - progetto possibile, per certi aspetti anche auspicabile, ma per il momento decisamente utopico - restano comunque ampi spazi di utilizzo della tecnologia e del know-how di Gaikai per i prodotti Sony. Prima di tutto, abbiamo a che fare con una compagnia che si occupa di intrattenimento ed elettronica di consumo ad ampio spettro, dunque le applicazioni potrebbero essere molteplici e variegate, a partire da quel potenziamento del Sony Entertainment Network di cui si è lungamente discusso anche prima dell'E3 2012.
Poi bisogna considerare il particolare profilo che si è configurato per Gaikai in questi quattro anni di presenza sul mercato: a differenza del concorrente diretto OnLive, che si è proposto come vera e propria alternativa al PC e alle console con la vendita di una propria micro-console e un'offerta ludica più aggressiva, la compagnia fondata da David Perry ha puntato su un'applicazione maggiormente duttile e variegata dei suoi servizi, fruibili direttamente dal browser internet, spesso applicati a Facebook o ai siti di publisher che con tale sistema sono in grado di rendere accessibili demo senza scaricare contenuti, oltre all'utilizzo standard di giochi PC in remoto. Il buon vecchio Michael Pachter si è detto sicuro che una manovra del genere è stata effettuata esclusivamente per vendere più televisori. Pur mantenendo un atteggiamento più cauto di quello ostentato dal celebre analista di Wedbush Morgan, possiamo comunque approvare parte della sua visione: d'altra parte un accordo siglato con Samsung di recente consente di effettuare lo streaming di giochi direttamente dagli "Smart TV" di ultima generazione ed è facile pensare che un sistema del genere possa essere applicato anche ai nuovi televisori Sony, ma limitarsi a quelli sembrerebbe riduttivo a questo punto, con il controllo diretto dell'intera struttura.
Le nuove frontiere
Non solo console dunque, com'è assai probabile, ma anche ben oltre i semplici televisori, Gaikai potrebbe potenziare i servizi e i contenuti dell'intera galassia del network Sony, comprendendo anche smartphone e tablet. Immaginate l'intero catalogo delle console Sony (PSone, PS2, PSP nonché le nuove PS3 e Vita, magari in un secondo momento) riproducibile su ogni dispositivo della compagnia dotato di schermo e interfaccia di controllo, oppure anche su dispositivi di altre marche, come accaduto con la PlayStation Suite in ambito smartphone. Restano i limiti tecnologici della rete, in effetti, ma l'accordo è proiettato verso il futuro, dunque il servizio può tranquillamente evolversi in maniera esponenziale. Si potrebbe partire con l'offerta di giochi più vecchi e a risoluzione più bassa, oppure con demo di giochi nuovi fruibili in streaming senza essere scaricati, ma nulla impedisce di pensare che un giorno si possa arrivare all'offerta di titoli high end attraverso il cloud gaming. D'altra parte Sony ha già dimostrato una certa flessibilità per quanto riguarda l'organizzazione del PlayStation Network in termini di sottoscrizioni e servizi aggiuntivi, dunque il "gaming on demand" potrebbe inserirsi all'interno del panorama come abbonamento aggiuntivo o servizio indipendente a pagamento. La particolarità di questa situazione è data dal fatto di presentare, potenzialmente, una vera e propria piattaforma all'interno di un'altra. Gaikai, come il cloud gaming in generale, richiede poche risorse per funzionare ma può arrivare a fornire, in un futuro più o meno distante, giochi che superano in termini di performance quelli della console in cui si installa, considerando che il cloud computing si appoggia su infrastrutture hardware che il gestore può aggiornare in ogni momento indipendentemente dal set-up domestico dell'utente. E' dunque verosimile che PlayStation 4 si presenti come una console tradizionale ancora legata al mercato retail e che, in un primo momento, Gaikai possa essere applicato a servizi di supporto in parziale sostituzione del digital delivery o per offrire contenuti ludici su dispositivi diversi, ma si può anche pensare che la situazione sia destinata a cambiare nel giro di qualche anno. Il cloud gaming, libero dalle barriere imposte dalla commercializzazione di hardware specifici e costosi, potrebbe evolversi in maniera imprevedibile, portando all'eliminazione della stessa concezione classica di console a cui siamo abituati. Si tratta di vedere come abbiano veramente intenzione di sfruttarlo i grandi produttori che tirano le fila del mercato: Sony ha fatto la sua mossa e Microsoft si è dimostrata decisamente interessata all'argomento, la prossima generazione di console potrebbe definire la transizione verso la nuova epoca dei videogiochi.