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Destiny - Voci dal Sottobosco

È un first persoon shooter? È un MMO? Che cos'è veramente il nuovo gioco di Bungie per console next e old gen?

RUBRICA di Christian Colli   —   09/12/2013

Alle soglie del 2014, è impossibile non conoscere Bungie o non aver mai giocato almeno una volta ad Halo, uno qualsiasi, su una piattaforma qualsiasi. Il fatto che il franchise sia sempre stato molto legato a Microsoft e al brand Xbox ha lasciato ulteriormente sorpresi quando la travagliata storia di Destiny (ex "progetto Tiger", palesatosi prima del tempo tra leak e voci di corridoio che amareggiarono sia gli sviluppatori stessi sia il pubblico) è culminata nel famoso reveal in occasione della stessa presentazione ufficiale di PlayStation 4. Che poi Destiny sia stato annunciato anche per Xbox 360 e Xbox One è un altro paio di maniche, e del resto Bungie non era diventata indipendente per caso, già nel 2007. Il punto è che inquadrare Destiny, in quanto videogioco, non è un'impresa facile. Gli addetti ai lavori si sono guardati bene dal definirlo un gioco Massive Multiplayer Online (MMO) per tutta una serie di motivi su cui ci soffermeremo a breve, ciò nonostante Destiny non è neppure un semplice sparatutto in prima persona né un action-adventure vero e proprio. "È un'esperienza", lo definisce così il visionario Eric Osborne, community manager e senior writer di Bungie, e certamente si potrebbe pensare alla classica "PR bullshit", ma poi si guarda qualche filmato di gameplay, si approfondiscono gli intenti dello sviluppatore e si resta stregati dalla direzione artistica di quello che - MMO, sparatutto o chissà cosa - è uno dei giochi più attesi del 2014.

Parliamo delle origini e delle ambizioni di Destiny, attesissimo sparatutto online dei creatori di Halo

I Guardiani della galassia

Dicevamo, una storia movimentata quella di Destiny. Lo sviluppo è iniziato ufficialmente nel 2009, poco dopo l'uscita di Halo Reach (l'ultimo Halo sviluppato direttamente da Bungie) e all'inizio Destiny aveva una forma quasi completamente diversa: "era ambientato un mondo fantasy", spiega Osborne, "con cavalieri e città bianche e colline luccicanti, perché volevamo esplorare nuovi spazi e scrollarci di dosso la fantascienza".

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Il problema è che per i ragazzi di Bungie la fantascienza è un chiodo fisso ed è bastata una chiacchierata con alcuni ingegneri della sonda Curiosity - che sarebbe partita per Marte tre anni dopo - per far cambiare idea. "Ci siamo chiesti, perché non mettere tutto insieme? Cavalieri della Tavola Rotonda, leggende su Excalibur, mostri giganti, minacce terribili e sotterranei bui, tutti insieme nello stesso universo fantascientifico". È a quel punto che gli artisti di Bungie hanno cominciato a porre veramente le basi per Destiny, inventandosi un nuovo genere: la "mythic science fiction". Facciamo un attimo il punto della situazione sull'universo di Destiny e sulla trama del gioco: si svolgerà almeno settecento anni nel futuro, in un contesto post-apocalittico seguito a un periodo di pace, esplorazione e avanzamento tecnologico chiamato Età d'Oro. Gli esseri umani avevano raggiunto e colonizzato i pianeti del sistema solare, poi c'è stato il "Collasso", un evento misterioso che ha portato alla pressoché totale estinzione della razza umana. I superstiti sono stati salvati dal Viaggiatore, un'entità che ora fluttua sopra la Città, l'ultimo avamposto della razza umana, difeso dai Guardiani - cioè i giocatori - in lotta con una razza aliena che minaccia di spazzarli via. "Destiny si svolge nel nostro sistema solare, e per noi è molto importante", rivela Osborne. "Si parte dalla Terra perché è la nostra casa, ci è familiare. Ma chiunque di noi abbia mai alzato lo sguardo almeno una volta nella vita, che gli piacciano i viaggi spaziali oppure no, deve aver guardato le stelle e pensato che laggiù c'è qualcosa... una nuova frontiera, qualcosa che potrebbe farci diventare degli eroi".

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Destiny sembra giocare molto su questa peculiare atmosfera, eppure i ragazzi di Bungie sembrano aver voluto preservare una forma di realismo scientifico. I vari pianeti che si potranno visitare saranno fedeli, in termini di ambientazioni, a quello che sono nella realtà. Vulcani su Venere, dune di sabbia su Marte, e via dicendo: "non fraintendetemi, c'è ancora l'elemento fantasy e questi posti sono strani, ma anche familiari", dice Osborne. L'obiettivo è disorientare il giocatore, nel senso buono: all'inizio gli si propone un panorama con il quale può relazionarsi, magari perché ha visto qualche film o qualche documentario, e poi si cominciano a mettere in mezzo alieni, dungeon, poteri sovrannaturali, armi assurde e altre amenità. "Il realismo è importante, ma fino a un certo punto", dichiara Osborne. "Il nostro obiettivo, fin dall'inizio, è stato creare un universo colorato e sgargiante. Sì, post-apocalittico anche, ma il contesto serve soltanto a far sentire i giocatori degli eroi: è evasione, deve essere divertente". L'esperienza Destiny in pillole: si parte da un mondo familiare per entrare in un mondo fantastico, diventare più potenti, diventare degli eroi e sconfiggere i nemici della razza umana. Insieme agli amici. Così poi i giornalisti bigotti possono scriverci un articolo pieno di luoghi comuni sui videogiochi che alienano i ragazzini e li fanno diventare violenti!

Più si è, meglio è

Non siamo ancora riusciti a fare chiarezza su una questione, però: Destiny è un MMO oppure no? Che cos'è? A che genere appartiene? "È assolutamente uno sparatutto in prima persona", dichiara fermamente Osborne, "un gioco d'azione, perché noi di Bungie li facciamo dal 1991 e crediamo di conoscere il genere decisamente bene". Però... fermi tutti. È uno sparatutto in prima persona, ambientato in un universo dinamico diviso in mappe dove si verificano degli eventi e si possono intraprendere missioni, esplorare dungeon e luoghi segreti, trovare armi e armature, interagire con gli altri giocatori, allearsi, scambiarsi consigli e oggetti.

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Si può fare tutto - o quasi - da soli o in compagnia e il personaggio che ci rappresenta a schermo è completamente personalizzabile nell'aspetto. Ma sono proprio le caratteristiche di un MMO, no? "In realtà, gli MMO si trascinano dietro delle caratteristiche identificative particolari che possono essere alienanti", spiega Osborne. "In Destiny non c'è una chat, non ci sono macro, non c'è sottoscrizione. Ci sono un sacco di elementi da MMO che ci piacciono e che abbiamo voluto appositamente infondere nel gioco, ma molti altri a cui i giocatori associano negativamente gli MMO da cui ci siamo tenuti alla larga, a cominciare dalla sottoscrizione". Osborne qui, però, è un po' confuso. A guardare il mercato dei MMO, nell'ultimo paio d'anni, vien difficile dire che i giocatori li associno alla sottoscrizione, visto che di MMO a sottoscrizione ne sono rimasti giusto due o tre e tutti gli altri viaggiano in free to play e microtransazioni. D'altra parte, è pur vero che Destiny di MMO ha soltanto la forte componente online, più che social. Si gioca collegati a Internet e una volta fatto il nostro ingresso nell'universo di Destiny siamo liberi di andarcene a zonzo in cerca di tesori o di mostri da fare a brandelli. Non è uno sparatutto nel tradizionale senso del termine. Non ci sono "mappe" nel senso di zone in cui appostarsi e passare giornate ad abbattere i nemici che passano. O meglio, non solo. "Ci saranno le missioni che consentiranno ai giocatori di affrontare nuove sfide ogni giorno e ce ne saranno di tanti tipi per tutti i tipi di utenti. E ci sarà una trama da seguire, ricca di cutscene cinematografiche davvero epiche, e tanti posti da scoprire e da ammirare. E ci saranno anche modalità competitive per i giocatori che vogliono affrontarsi gli uni con gli altri". Tanti contenuti per tutti, praticamente, calati in un universo ricco e affascinante sia dal punto di vista estetico sia da quello narrativo.

Destiny - Voci dal Sottobosco

"Che senso avrebbe creare un universo del genere se poi i giocatori non possono esplorarlo?", si chiede retoricamente Osborne. La cosa un po' ci dà da pensare. L'obiettivo di Bungie, quindi, è creare un mondo in cui immergersi e di cui sentirsi parte. Vogliono che i giocatori si sentano degli eroi, vogliono che i giocatori possano agire liberamente e decidere quando e come esplorare i pianeti che, nella realtà, si possono guardare al massimo con un telescopio. E questo ci fa pensare a tanti avatar saltellanti che danzano sulle dune di Marte e che urlano insulti e imprecazioni ogni volta che il mostro alieno T'hal dei Taly non molla il Mega Fucile Atomico della Forza Soverchiante +1. "A dire il vero abbiamo implementato un sistema di chat che permette soltanto ai giocatori con cui desiderate parlare di comunicare con voi", tranquilliza Osborne. "Oltretutto il nostro sistema di matchmaking è piuttosto intelligente, e se volete affrontare una missione con una bella cinematica alla fine potete farlo coinvolgendo solo chi volete voi e non necessariamente un giocatore a caso che può rovinarvi il divertimento". Però si possono anche visitare aree in cui tutti possono parlare con tutti, centri di aggregazione dove sarà possibile socializzare e creare nuovi gruppi di gioco o trovare nuovi amici. Pensata per i giocatori, quella di Destiny in effetti sembrerebbe proprio un'esperienza, come l'aveva definita fin dall'inizio Osborne. Se sarà veramente in grado di stupirci e avvincerci come si auspica Bungie, lo sapremo solo tra qualche mese.