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I Giochi più Attesi del 2014 - MMO

Il genere dei MMORPG è davvero in crisi? Scopriamo insieme com'è andato il 2013 e cosa ci aspetta nel 2014

SPECIALE di Christian Colli   —   17/01/2014

Quando l'unico MMO che ti ha esaltato nel 2013 è il reboot di un titolo fallimentare di due anni prima che, peraltro, non ha praticamente nulla di innovativo, allora ti rendi conto che c'è qualcosa che non va. Fermo restando che Final Fantasy XIV: A Realm Reborn, pur con i suoi difetti, ci è piaciuto tanto e che infatti lo continuiamo a seguire con grande interesse, è inutile negare che per svilupparlo da capo - e salvare quel poco di credibilità che era rimasto a Square Enix - il producer Naoki Yoshida è andato sul sicuro, senza osare più di tanto, e integrando nella sua visione di Final Fantasy XIV tante, tantissime feature elaborate da altri prima di lui. È uno dei motivi per cui ci è piaciuto, infatti, ma non possiamo certo parlare di trionfo dell'originalità. E quando è stata l'ultima volta che ci siamo trovati di fronte a un MMORPG davvero originale, poi? Con The Secret World, a metà del 2012, ci viene da rispondere così, su due piedi. E che fine ha fatto The Secret World? È passato al modello free to play nel giro di due mesi, un record, e prosegue la sua corsa in quel modo grazie a una nicchia di giocatori fedeli. Se c'è una cosa che il 2013 ci ha dimostrato, insomma, è che lo spazio per i MMORPG a pagamento si è fatto sempre più stretto.

2013: l'anno della crisi?

"Perché devo pagare per giocare?" è la nuova domanda esistenziale che ha sconfitto "Dio esiste?" e "Posso andare in bagno?" Si tratta di una reazione ricorrente anche qui, su Multiplayer.it, in cui ci imbattiamo spessissimo tra i commenti ad articoli e notizie, soprattutto quando si parla di MMORPG.

I Giochi più Attesi del 2014 - MMO

Se la devono essere cominciata a fare anche moltissimi utenti del tronista del genere, World of Warcraft, che nel 2013 ha perso tantissimi giocatori e che, secondo gli analisti e la statistica, non raggiungerà mai più l'impressionante vetta dei dodici milioni di account toccata qualche anno fa nel pieno della sua età d'oro. Sarà anche per questo che Greg "Ghostcrawler" Street ha levato le tende, chiudendo "in bellezza" un 2013 che per Blizzard non è stato certo dei più facili, nonostante l'ottimo BlizzCon autunnale? Perché per passare da sua signoria World of Warcraft a League of Legends devi aver necessariamente fiutato un sacco di soldi, e alla voglia di reinventarsi non ci crede proprio nessuno. E quindi anche World of Warcraft è in crisi e l'annuncio della nuova espansione, Warlords of Draenor, non ha avuto lo stesso impatto devastante di The Burning Crusade e neppure la stessa potenza polemica di Mists of Pandaria. Ma è in crisi World of Warcraft, sono in crisi gli MMO a pagamento o è in crisi proprio l'intero genere? Ce lo siamo chiesti mentre leggevamo qualche commento più recente su Guild Wars 2, ricordando con tenerezza i proclami sul suo avvento messianico che si sono rincorsi per anni su forum e siti ufficiali. Guild Wars 2, che avrebbe schiacciato la concorrenza. Guild Wars 2, che sarebbe diventato il nuovo punto di riferimento. Guild Wars 2, che è un gran bel gioco e che ha scatenato polemiche pesantissime, alienandosi proprio i suoi fan più devoti a causa delle discutibili scelte di ArenaNet.

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Lo scorso anno ArenaNet ha confermato di non star lavorando ad alcuna espansione e ha passato più di sei mesi a proporre degli aggiornamenti più o meno sostanziosi ogni quindici giorni che, però, sulla lunga corsa, non hanno riscontrato il successo sperato. E badate bene, Guild Wars 2 è buy to play: prima si compra il gioco, poi si gioca senza pagare. Ma all'utente medio non va bene neanche quello. Le software house te li devono servire gratis, su un bel piatto d'argento, le microtransazioni al minimo, e poi ai server ci pensano i criceti nelle ruote come succede con Neverwinter, l'altro MMORPG uscito nel 2013, pochi mesi prima di A Realm Reborn, che ha dimostrato tutti i limiti del modello free to play. Un titolo che fondamentalmente ci è piaciuto per l'ambientazione e per la sua "campagna" giocabile da soli, ma che ha mostrato il fianco sul lato tecnico e sulla qualità della vita, sottolineando come per giocare gratis si debba rinunciare a molto altro. Oggi come oggi, i giochi a sottoscrizione, oltre a World of Warcraft e a Final Fantasy XIV, sono pochissimi. Quelli che ci hanno provato hanno chiuso baracca (pensiamo a Warhammer Online, il caso più recente) o sono passati al modello free to play e alle microtransazioni e da allora vanno avanti così, pian pianino, con risultati altalenanti. È successo con Rift e poi con il coreanissimo Tera, ma in entrambi i casi lo sapevamo che era solo una questione di tempo, e c'è da dire che i ragazzi Trion Worlds, dopo un inizio fin troppo arrogante, hanno tenuto botta con grande coraggio, pubblicando persino un'espansione lo scorso anno.

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Non ce l'aspettavamo con l'attesissimo Star Wars: The Old Republic, che nel 2013 ha proposto due mini-espansioni: BioWare ha dichiarato che il modello free to play ha portato più utenti di quanti ne ha fatti perdere, confermando la bontà della soluzione nel caso di un progetto in crisi. Ma se neppure un brand importantissimo come Star Wars ce l'ha fatta, come non ce l'aveva fatta Il Signore degli Anelli Online prima di lui, allora ci chiediamo se il problema non sia solo il modello di business ma qualcos'altro che si cela più in profondità. Tornando al discorso iniziale, parlavamo di originalità: non è che la gente, molto semplicemente, si è stufata di giocare agli MMORPG? Se ci pensate, non è una possibilità poi così remota. Possiamo capire quelli che pagano World of Warcraft da anni: per quanto sempre il top del top, piega casual intrapresa o meno, prima o poi alla stanchezza non si sfugge. Ma una volta lasciato Azeroth o chi per esso, dove si va a cercare la novità? Quale MMO non propone, ormai, la canonica sfilza di quest e loot e dungeon e statistiche e PvP da e-peen? Il panorama dei MMO, dal punto di vista dell'originalità e dell'innovazione, oggi come oggi è desolante, c'è poco da fare. E la crisi economica globale certo non incoraggia l'utente medio a pagare mensilmente per fare le stesse, identiche cose su Eorzea, Telara, Arborea o in una galassia lontana lontana.

I Giochi più Attesi del 2014 - MMO

Lo abbiamo detto in passato e lo ripetiamo di nuovo con forza: una mensilità costa meno di una Margherita in pizzeria, e garantisce centinaia di ore di gioco contro la dozzina scarsa offerta da molti altri giochi che, però, si fanno pagare settanta carte e poi si ripongono su uno scaffale. Da questo punto di vista, però, il 2013 per i MMO è stato duro anche a causa dell'inizio della next gen, e di tutta la curiosità che ha generato, e della pubblicazione di giochi tripla A che hanno polarizzato l'attenzione di un po' tutti, rilegando i vari World of Warcraft e soci al posto di "gioco ausiliario" cui dedicarsi saltuariamente. Un anno complicato, insomma, stritolato da tante problematiche diverse e steso una volta per tutte anche dalla scarsità di nuove proposte. Il 2014, in questo senso, promette di essere decisamente migliore: qui di seguito trovate i cinque MMORPG che stiamo tenendo d'occhio e che secondo noi dovreste tenere d'occhio anche voi. Non saranno gli unici, naturalmente, e degli altri ne parleremo quando sarà il momento, dall'imminente versione PlayStation 4 di Final Fantasy XIV all'attesissimo quanto lontano Star Citizen, passando per l'edizione occidentale senza data di ArcheAge al praticamente disperso Blade & Soul.

Il genere sarà pure in crisi, ma questi sono i nostri cinque MMO più attesi del nuovo anno

EverQuest Next

Il gioco
In uscita entro il 2014
Non potevamo non iniziare con il ritorno (o il reboot?) del papà del MMORPG moderno, colui che ha ispirato Blizzard e che ha gettato le basi per il sottogenere "theme park" che adesso è diventato praticamente lo standard videoludico del genere intero. EverQuest Next sarà preceduto da EverQuest Next Landmark, una specie di software - gratuito! - di accompagnamento che permetterà ai giocatori di creare il proprio mondo e cambiare la nuova Norrath a piacimento, dimostrando tangibilmente come si potrà giocare anche il vero e proprio EverQuest Next. Sony promette un gameplay procedurale in cui tutto è interattivo e persino le magie possono cambiare la morfologia della crosta terrestre: il mondo sarà popolato sotto e sopra, dentro e fuori, e i giocatori avranno la possibilità di vivere avventure sempre diverse grazie anche alla sofisticata intelligenza artificiale dei PNG che potrebbero addirittura decidere di spostarsi autonomamente da una zona all'altra, cogliendo alla sprovvista la community. Tante promesse, coadiuvate da un quadro tecnico veramente next gen, ma sulla carta ancora si è visto pochissimo oltre al tool per la costruzione degli edifici: non sappiamo come funzionerà esattamente il combattimento, che dovrebbe essere action, né la meccanica su cui si basano le abilità, le classi e l'interazione tra i giocatori. Se è vero che Landmark dovrebbe entrare in Beta a primavera e quindi uscire entro l'estate, è altrettanto vero che le probabilità di vedere EverQuest Next entro la fine dell'anno sono piuttosto risicate. Abbiamo voluto comunque includerlo nella nostra top five perché la speranza e l'ultima a morire e perché non stiamo più nella pelle di provarlo: è probabilmente il primo, vero MMORPG di nuova generazione sia nell'aspetto sia nelle idee.

WildStar

Il gioco
In uscita entro il 2014
Il nuovo progetto di NCSoft, sviluppato da Carbine Studios e annunciato nel 2011, è partito in sordina ed è stato bollato quasi subito come l'ennesimo clone di World of Warcraft anche per via dello stesso stile grafico stilizzato e pesantemente cartoonesco. Poi, pian piano, mese dopo mese, ha finito per conquistarci: la software house californiana - che peraltro è stata fondata da una ventina di ex sviluppatori di Blizzard - sembra avere le idee chiare per quanto riguarda quello che vogliono veramente i giocatori, e cioè divertirsi. E WildStar, ad essere onesti, sembra maledettamente divertente. È ambientato nello spazio, ma le atmosfere sono uno strambo ibrido tra fantasy, science-fiction e western, e i personaggi e le razze che popolano il Nexus sono assolutamente fuori di testa: basta guardare uno dei buffi video pubblicati da Carbine per rendersene subito conto. Il sistema di combattimento sarà puramente action, basato sulla schivata e sul movimento, con tante abilità multifunzione che andranno usate con un pizzico di strategia e che non seguiranno alcun sistema di mira automatico, premiando l'abilità e la lungimiranza del giocatore. Tra dungeon e raid di ogni genere, quest e missioni, WildStar proporrà anche un gran bel sistema di housing, altamente personalizzabile, e una componente PvP che speriamo venga ben bilanciata. Abbiamo qualche dubbio sul modello di business scelto da NCSoft: WildStar si potrà pagare mensilmente, come i canonici servizi a sottoscrizione, ma permetterà anche di vendere le mensilità nel gioco stesso in cambio di valuta virtuale. La scelta ha destato non poche polemiche, anche perché WildStar non è esattamente famosissimo e molti ritengono che il modello scelto non piacerà agli utenti più smaliziati. Chi vivrà vedrà. Anzi, giocherà.

The Elder Scrolls Online

Il gioco
In uscita il 4 aprile 2014
Il nuovo The Elder Scrolls arriverà in primavera su PC e Mac, a seguire sarà la volta delle versioni PlayStation 4 e Xbox One. Il problema è che, appunto, è un MMORPG, e non abbiamo mai fatto mistero delle nostre perplessità in merito a questa scelta di Bethesda. C'è da dire che Bethesda produce soltanto e che lo sviluppo è stato affidato a Zenimax Studios: se da una parte questo significa che nulla dovrebbe intaccare lo sviluppo del sesto The Elder Scrolls vero e proprio, dall'altra vuol dire che non abbiamo la benché minima idea di cosa aspettarci. Si potrebbe arguire che è un po' presto per essere pessimisti, ma le foto della Beta (ancora sotto NDA, peraltro) in cui un Argoniano ci chiede un antidoto per il veleno che lo sta uccidendo ci hanno lasciato ulteriormente perplessi. In realtà, non è tanto la scelta di seguire il trend (peraltro fuori tempo massimo) degli MMO a destarci tanti dubbi, quanto la mancanza di tratti distintivi che fanno apparire The Elder Scrolls Online come un semplice clone di Voi-sapete-cosa con uno spruzzo di Dark Age of Camelot nella forma delle battaglie campali e del PvP di massa. Dobbiamo anche ammettere, però, che la possibilità di esplorare Tamriel nella sua interezza, da Skyrim a Morrowind passando per Daggerfall, ci stuzzica non poco e, da questo punto di vista, complice anche la tradizionale visuale in prima persona, The Elder Scrolls Online potrebbe in effetti rivelarsi qualcosa di più di un semplice clone progettato per spremere al massimo il franchise. Anche il sistema di combattimento, che incrocia quello tradizionale di World of Warcraft con le sfumature action più recenti, pare interessante e quantomeno divertente, grazie anche alla varietà di build che Zenimax ha promesso ai giocatori. Si dovrà pagare mensilmente e, a leggere i forum ufficiali e non, i potenziali giocatori sembrano tutt'altro che bendisposti. The Elder Scrolls, però, è pur sempre The Elder Scrolls.

Shroud of the Avatar

Il gioco
In uscita entro il 2014
L'erede spirituale di Ultima Online ha tantissimi genitori. Ha due padri, tanto per cominciare, che sono Richard Garriot - il creatore dell'intero franchise, con il quale si è pagato un viaggio nello spazio - e Tracy Hickman, autore di parecchi bestseller fantasy come alcuni cicli di Dragon Lance. E poi ha tanti altri padri, madri, zie e zii, nonni e nonne: tutti gli utenti che l'hanno finanziato su Kickstarter. Seguendo una moda che sta prendendo sempre più piede, Garriot l'ha letteralmente buttata lì e ha lasciato che oltre ventiseimila backer raccogliessero più di tre milioni di dollari con l'obiettivo di giocare a un nuovo Ultima che però non si chiama Ultima perché Richie non ha più i diritti sul titolo. Poco importa: torneremo a Britannia e potremo fare quello che ci pare, compreso giocare offline. Shroud of the Avatar, infatti, propone svariate modalità e sotto-modalità di gioco che ci permetteranno di personalizzare la nostra avventura e, soprattutto, come e quando affrontarla. Non ci saranno missioni vere e proprie, perché è un sandbox: si seguiranno delle storyline, interagendo in modo particolare con i PNG, e non ci saranno delle classi ma una grande varietà di abilità da scegliere e in cui allenarsi per combattere meglio o, perché no, cucire i migliori pantaloni della città. Crafting, housing, un mondo da esplorare, una trama avvincente: troppo bello per essere vero? Lo sapremo, si spera, entro la fine dell'anno, quando Garriot e i suoi avranno finalmente completato il primo dei cinque capitoli che compongono la sua nuova opera. Oggi come oggi, Shroud of the Avatar è "giocabile" nella forma di una Beta che è quasi un Alpha largamente incompleta, perciò non è facile esprimere un'opinione. Basandoci sui nomi leggendari che ci stanno lavorando, però, non possiamo che essere curiosi.

Destiny

Il gioco
In uscita il 9 settembre 2014
La presenza di Destiny nella nostra top five può sembrar strana, ma ha senso nell'economia di tutto quel discorso che abbiamo fatto in apertura, quando si parlava di originalità e di novità: di cambiare aria, insomma. E Destiny "spezza" il ritmo dei MMO su PC perché, tanto per cominciare, non girerà su PC. Non all'inizio, almeno, poi chissà. Uscirà per PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360 e Xbox One e promette di essere una delle esperienze online più coinvolgenti di sempre. Non è un MMORPG, o meglio lo è ma soltanto in parte. Ci sono armi da trovare e da equipaggiare per migliorare le nostre performance in combattimento, classi diverse, personaggi da "costruire", dungeon e raid, missioni private e pubbliche, hub in cui incontrarsi con gli altri giocatori, interi pianeti da esplorare e tante altre "cose da RPG". Destiny, però, è uno sparatutto in prima persona e quindi lo si potrebbe immaginare come una versione MMO di Borderlands 2 con una spruzzatina di Diablo. Scusate, l'idea non vi piace? No, perché a noi ci esalta un bel po'. Anche perché le menti dietro Destiny sono quelle dei ragazzi di Bungie, gli stessi che hanno concepito Halo e, quindi, uno degli universi fantascientifici più affascinanti di sempre. Hanno promesso che Destiny potrebbe addirittura superarlo in termini di complessità e narrativa. Non sappiamo quali saranno le differenze tecniche tra console di vecchia e di nuova generazione, ma i filmati mostrati finora promettono una realizzazione tecnica altamente spettacolare e una grandissima varietà di ambientazioni e creature. Oltre alla scatola, e alla sottoscrizione mensile ai servizi generali PSN e Xbox Live, non si dovrebbe pagare nulla, classificandolo quindi come un buy to play. Se davvero riuscirà a fare breccia nella comunità dei giocatori di MMO più tradizionalisti lo sapremo soltanto tra più di sei mesi: sarà una lunga attesa.