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Game Boy, 25 anni dopo

Dal 21 aprile 1989 ad oggi, cinque lustri dopo, quanto ci ha cambiato il Game Boy

SPECIALE di Alessandro Bacchetta   —   27/04/2014

Quando gli antichi romani scrivevano "Ab Urbe condita" donavano un riferimento temporale al lettore, specificando gli anni intercorsi tra il (loro) presente e la fondazione di Roma. In età cesariana Varrone attribuì l'evento al 753 a.C., precisamente il 21 aprile.

Game Boy, 25 anni dopo

Non ci stupiremmo se a Kyoto, nei palazzi Nintendo e in idioma nipponico, si utilizzasse un'espressione simile per un altro 21 aprile, quello del 1989, giorno in cui il Game Boy fece il suo ingresso in società. Esattamente venticinque anni fa. Si potrebbero usare migliaia di caratteri e trattare altrettanti argomenti riguardanti questa macchina, e tra poco tenteremo di farlo - in piccola parte - ma il concetto che ci preme chiarire adesso è la centralità che ha avuto per Nintendo: da quel giorno in poi la console ammiraglia dell'azienda, inutile illudersi del contrario, è diventata quella portatile. Questo nonostante i maggiori sforzi e investimenti siano tuttora riservati al settore casalingo, e nonostante gli appassionati siano più legati ad esso: da quel giorno del 1989, Nintendo ha fatto del gaming portatile la sua roccaforte, la salvifica fortezza dentro cui proteggersi, arricchirsi e preparare le armi per eventuali missioni campali. Nei tempi bui tutto deve essere fatto pur di proteggerla, anche a costo di sacrificare il resto: vedi le misure eccezionali prese per risollevare il destino di Nintendo 3DS, vedi i team di sviluppo che, pur di arricchirne la ludoteca, hanno sincopato quella del Wii U. Perderla significherebbe ripensare dal principio le esigenze aziendali.

Guardatelo ora, pesante e squadrato, grigio; guardatelo, e tra qualche pixel troverete il vecchio re

Il fratellino del NES

Nintendo si era imposta a livello internazionale già qualche anno prima, col NES, a metà anni '80. Cosa rese speciale il Game Boy, quindi? In primo luogo si potrebbe dire che è stata la prima console progettata chirurgicamente dalla società, dalle specifiche tecniche alla conformazione stessa della piattaforma. Potrebbe sembrare assurdo a leggersi adesso, ma nel 1989 il Game Boy non era meramente "portatile", ma una "console portatile", differenza non da poco: in precedenza l'oggetto era legato a un singolo gioco (come i Game & Watch) mentre il Game Boy nasceva con l'ambizione di mettere in tasca uno pseudo NES a milioni di persone, con un'unica macchina in grado di leggere un'infinità (ad oggi circa 500, per essere pignoli) di cartucce.

Game Boy, 25 anni dopo

Una piccola console dotata di d-pad, la famosa croce direzionale, concepita anch'essa da Gunpei Yokoi, che la rendeva in effetti molto più simile a un NES tascabile che a un nuovo Game & Watch. Il secondo elemento che ha consentito al Game Boy di scalare le gerarchie Nintendo è l'enorme profitto generato: con un successo simile a quello del NES portava introiti ben superiori, grazie ai minori costi (e tempi) di sviluppo. È stata una console praticamente perfetta, e non per caso: pochi mesi dopo la pubblicazione sarebbero arrivati i primi concorrenti, tutti agguerriti e muscolosi, dall'Atari Linx al Sega Game Gear, tutti sbranati perché troppo prestanti. A parte Nintendo, tutte le altre società avevano puntato su una maggior potenza hardware, sui colori - la palette cromatica del Game Boy risiedeva in quattro misere sfumature su base verde - e per questo avevano fallito: troppo costose in partenza, troppo esose in termini di batterie richieste. Ma il vero colpo di genio, potenza e prezzo a parte, fu la prepotenza dimostrata nell'acciuffarsi i diritti di Tetris, un'arroganza che Iwata dovrebbe ripassare: la mossa, coraggiosa e ardita, venne ripagata a suon di Game Boy venduti, un meritato premio per la prima console nata in bundle. Con 100 dollari si potevano avere portatile, Tetris e cavo per il multiplayer. Game, set e match.

Game Boy, 25 anni dopo

Marchio e giochi

Nonostante un bambino del 2000 possa ritenerlo un goffo, grigio e pesante parallelepipedo con uno schermo da contachilometri, non bisogna scordare che possedere un Game Boy, almeno negli anni '90, era fico. Non da nerd, non da sfigati, era semplicemente fico. E il fatto che non venisse percepito come merce da alienato contribuì alla pestifera diffusione del marchio, avvistato in ogni ambiente, dalle serie TV alla musica.

Game Boy, 25 anni dopo

Per il portatile Nintendo uscirono molte periferiche, principalmente inutili (notevole eccezione la Game Boy Camera, che per alcuni lo innalzerebbe addirittura a precursore degli smartphone), e subì anche svariate riedizioni, alcune circoscritte alla tonalità della piattaforma, altre ben più elaborate, come Pocket e Light. Lungi da noi trattare adesso la tumultuosa questione Game Boy Color, uscito a fine anni '90 e portatore di colore, considerato da alcuni un semplice upgrade del precedente, da altri passaggio ben segmentato tra Game Boy e Game Boy Advance. Anche ostracizzando i giochi pubblicati in esclusiva sul Color, il parco titoli originale è straripante. Oltre al già citato Tetris, il Game Boy aveva due Mario, uno sviluppato da Yokoi e l'altro dal team di Miyamoto, entrambi meritevoli, il secondo paragonabile agli episodi casalinghi. Aveva Donkey Kong, versione Nintendo e versione Rare. Aveva Metroid 2 e soprattutto un meraviglioso Zelda diretto da Tezuka, progenitore di Majora's Mask, l'ombroso e surreale Link's Awakening. Aveva vari Mega Man, il due su tutti. Aveva e diede i natali a Kirby.

Game Boy, 25 anni dopo

Semplicemente era una console, prima tra le portatili, ad essere trattata seriamente dai migliori sviluppatori del pianeta. Abbiamo volutamente lasciato in fondo le due serie che più di tutte sono legate al Game Boy, perché lì sono nate e hanno maggiormente brillato: Wario, con Wario Land, e soprattutto Pokémon, venuto alla luce con quelle quattro sfumature di grigio, poi debordato ovunque, ma tuttora fedele al portatile. Ci piacerebbe chiudere l'articolo con una sentenza, con una frase che archivi tutto il periodo, ma forse non è la cosa più appropriata. Il marchio Game Boy è forte e conosciuto tuttora, secondo (forse) solo a quello PlayStation nel mondo dei videogiochi. Il successo del Nintendo DS, nato come traballante "terzo pilastro", l'ha sepolto per un intero decennio, ma non è chiaro se si tratti di morte o semplice letargo. Tra qualche E3, che sia questo, il prossimo o quello del 2016, Nintendo annuncerà il nuovo portatile, e farà ogni cosa possibile per difendere nuovamente la propria fortezza. Vedremo come lo chiamerà.