Dopo aver dato vita a una saga di successo unica nel suo genere, da parecchi anni Creative Assembly ha allargato i suoi orizzonti mettendo insieme un team parallelo impiegato a tempo pieno nella realizzazione di titoli per device portatili, vista la sempre maggiore importanza che smartphone e tablet hanno progressivamente assunto in ambito videoludico.
Il primo prodotto di questa nuova filosofia è stato Total War Battles: Shogun, uscito in parallelo al secondo episodio della serie principale e capace di porsi all'attenzione della stampa e del pubblico in primis per un gameplay solido e sfaccettato che, seppur spogliato di buona parte delle sue meccaniche più hardcore, rappresentava un'ottima interpretazione portatile del franchise. Inutile dire che ci avevano visto giusto e che in questi due anni abbondanti dall'esordio, il mercato degli hardware ha fatto registrate una costante crescita nelle vendite di smartphone e tablet, ampliando in maniera sostanziale la base installata con un pubblico potenziale sempre più ampio e avvezzo a giocare a spizzichi e bocconi. Con l'annuncio di Total War Battles: Kingodom per la divisione digital di Creative Assembly si rinnovano due sfide cruciali: da una parte tradurre la gestione della complessa esperienza gestionale utilizzando un'interfaccia touch distante anni luce dalla libertà concessa da mouse e tastiera, e dall'altra offrire un'esperienza che possa risultare appetibile a un pubblico casual ma che al tempo stesso abbia le potenzialità per stuzzicare anche i giocatori di vecchia data. Noi siamo volati a Londra per provarlo in prima persona, ma la sensazione è che la scelta di abbandonare il prezzo fisso per fare di Kingdom un free to play si porti dietro conseguenze decisamente poco incoraggianti.
Abbiamo provato Total War Battles: Kingdom, strategico per portatili seguito dell'incoraggiante Shogun
La nascita del regno
Visto il riscontro positivo ottenuto all'esordio, Creative Assembly ha optato per dare maggiore personalità al suo titolo digital, sciogliendo il legame che lo collegava alla serie principale per proporre un setting completamente nuovo da gestire a piacimento anche sul lungo periodo. Total War Battles: Kingdom è infatti ambientato nel decimo secolo dopo cristo - per la precisione inizia dal 915 - in un periodo storico caratterizzato da costanti tumulti scatenati dai numerosi regni che si davano battaglia per la conquista del potere.
Tuttavia riproporre un'esperienza così ricca e complessa come quella di Total War su dispositivi portatili ha portato inevitabilmente a dei tagli in termini contenutistici, primo tra tutti la possibilità di prendere il comando di una sola fazione predefinita senza scelte di sorta. Allo stesso modo, pur mantenendo la sua dualità di gameplay, lo scheletro del titolo si dimostra lecitamente più esile e meno strutturato di quanto siamo abituati a vedere. Con Kingdom siamo di fronte a un'esperienza di gioco molto più vicina a quella offerta da un RTS, dove le città dovranno essere costruite pezzo per pezzo intervenendo direttamente sul posizionamento degli edifici, sulla raccolta delle risorse e perfino su dove e come modificare la conformazione del terreno per renderlo più accomodante alle nostre esigenze. Partendo da un piccolo centro città attorno al quale costruire il nostro primo villaggio, abbiamo ad esempio deviato il corso del fiume per ricavarne terreno edificabile, assicurandoci di proteggere gli edifici dalle inondazioni con una solida diga e dando vita a un piccolo ruscello secondario da far scorrere in mezzo ai campi. Questo ci ha permesso di ottenere raccolti più rigogliosi con sui sfamare il popolo, condizione essenziale per espandere il nostro piccolo centro abitato. Oltre al cibo, anche tutte le altre risorse sono da raccogliere direttamente: possiamo decidere dove e quanto disboscare per ricavare della legna, quali appezzamenti di terreno adibire all'estrazione di rocce e le modalità di caccia, facendo attenzione a preservare l'equilibrio dell'intero ecosistema. Tutte le risorse andranno poi utilizzare per garantire sussistenza alla popolazione e costruire edifici come il campo di allenamento o l'armeria per permetterci di sviluppare nuove tecnologie da fornire ai nostri soldati in battaglia. Come tradizione, tutto verrà ricondotto alla scelta del giocatore, sia nella mappa che sul campo di battaglia, anche se con le dovute restrizioni. L'obiettivo è quello di rafforzarsi e di crescere costantemente varcando la nebbia di guerra attorno al nostro accampamento fino alla conquista dell'intera mappa, accompagnati da una curva di apprendimento amichevole rivolta più ai nuovi arrivati che ai veterani della serie.
Alla guerra!
Appena ci spingiamo oltre il fiume utilizzando il ponte nuovo di zecca appena costruito, ci ritroviamo a fronteggiare la minaccia di un accampamento barbaro che se non affrontato con la giusta prontezza, potrebbero sfruttare la stessa via per invadere il nostro villaggio. Durante la battaglia il campo da gioco assume le sembianze di una scacchiera a tre corsie dove andremo a posizionare le unità del nostro esercito in modo tale da creare match up a noi favorevoli. Una volta iniziata la battaglia, infatti non abbiamo la possibilità di muovere le singole truppe liberamente per la mappa, ma queste procederanno spedite verso gli avversari nella stessa corsia caricando a testa bassa. Utilizzando i comandi touch con il giusto tempismo possiamo assicurarci un bonus di attacco, oppure utilizzare specifici artefatti per potenziare alcune unità e renderle più efficaci.
L'esperienza perde ovviamente di tutta quella dinamicità e spettacolarità propria dell'esperienza di Total War, nonché dell'impatto grafico di centinaia di unità schierate l'una accanto all'altra, ma rappresenta comunque un'evoluzione piuttosto consistente rispetto a quanto visto con Shogun. La campagna si concretizza in una serie di combattimenti progressivamente più complessi dove assumeranno sempre maggiore importanza i potenziamenti e le evoluzioni tecnologiche, arrivando all'endgame con tutte le truppe potenziate e l'intera mappa di gioco sotto il nostro dominio. Qui si apre un capitolo ancora piuttosto oscuro, ovvero quello del PvP, che non abbiamo ancora potuto provare ma che grazie alla possibilità di collegarsi al nostro mondo persistente da PC, notebook e da qualsiasi device portatile sembra decisamente stuzzicante. Sia da postazione fissa che ha smartphone o tablet iOS e Android, possiamo collegarci ai server di gioco per ritrovare tutto come l'avevamo lasciato l'ultima volta, indipendentemente dalla piattaforma con cui abbiamo giocato precedentemente. Questo ha portato inevitabilmente all'adozione di soluzioni grafiche simili per tutte le piattaforme, con l'inevitabile perdita di qualità su PC, decisamente penalizzato viste le potenzialità. La possibilità di partite classificate potrebbero mantenere alta l'attenzione anche sul lungo periodo, ma il condizionale tuttavia rimane d'obbligo, perché moltissimo dipenderà dal modello economico che verrà adottato e dell'incidenza degli acquisti sulle dinamiche ludiche. La scelta di farne un titolo free to play come abbiamo amaramente imparato in questi anni, porta con sé tutta una serie di insidie che potrebbero compromettere l'intera esperienza di gioco, con alcune scelte di game design che ci hanno fatto fiutare puzza di guai già da questo primo incontro. Banalmente, sul fronte gestionale, in Kingdom tutto è legato allo scorrere del tempo, soprattutto la costruzione di edifici e la raccolta di cibo e materie prime della mappa. Ci sono bastati pochi minuti per accorgerci che la mietitura dell'avena avrebbe necessitato di ben sette ore di attesa, così come siamo sicuri che procedendo nella costruzione di edifici più complessi o con l'aggiornamento di quelli già esistenti toccherà accumulare ingenti quantitativi di risorse e aspettare un buon numero di ore prima di vedere il risultato del nostro lavoro. La costruzione del nostro impero digitale in tempi decenti potrebbe quindi passare obbligatoriamente per gli acquisti in-app, anche se nutriamo ancora la flebile speranza che al momento del lancio le microtransazioni scelte da Creative Assembly siano il più possibile eque e oneste nella conversione tra la valuta reale e quella digitale.
CERTEZZE
- Mantiene intatto il dualismo gestionale tipico della serie
- Semplice e intuitivo
- Possibilità di giocarlo da diverse piattaforme
DUBBI
- Modello economico tutto da verificare
- Curva di apprendimento ed end game rimangono un'incognita
- Impatto visivo mediocre su PC