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Ecco il futuro della realtà virtuale

Alla GDC 2016, il game designer Jesse Schell ha raccontato una lunga lista di previsioni sul futuro delle tecnologie VR per il prossimo decennio

SPECIALE di Vincenzo Lettera   —   15/03/2016

L'edizione 2016 della Game Developers Conference di San Francisco è in gran parte dedicata alla realtà virtuale, e attraversando i padiglioni del Moscone Center è evidente l'eccitazione dei partecipanti verso quella che è la "next big thing" nell'industria dei videogiochi. Gli appuntamenti mirano ad affrontare le nuove sfide di design e programmazione proposte dai visori, mentre sviluppatori indipendenti si preparano a salire sul carrozzone guidato da Oculus Rift, HTC Vive e PlayStation VR. Sebbene l'eccitazione nei confronti della realtà virtuale da parte di sviluppatori, publisher e mass media dovrà per forza di cose scontrarsi con la realtà e i desideri del mercato, è chiaro che l'industria si sente pronta alla nuova tecnologia. Jesse Schell, game designer, docente e autore di The Art of Game Design (praticamente la Bibbia per tutti i game designer in erba) ha aperto l'evento californiano con un incontro in cui ha snocciolato ben quaranta previsioni sul futuro del VR. Evitando di elencare la lista per intero, abbiamo deciso di raccontarvi quelli che sono stati secondo noi i punti salienti e più interessanti.

La realtà virtuale è qui per restare

Di una cosa, Schell sembra essere convinto: la realtà virtuale non sarà un flop. "Non è una moda passeggera come il Super Scope o il Kinect", dichiara appena inizia il suo intervento.

Ecco il futuro della realtà virtuale

La tecnologia oggi è solida e permette alla realtà virtuale di inserirsi concretamente nel mercato. Gli appassionati di videogiochi, stanchi e affamati di esperienze inedite, faranno da traino, al punto tale che entro il 2017 - sempre secondo Schell - il numero di visori venduti supererà gli otto milioni, raddoppiando anno dopo anno fino a raggiungere uno stato di saturazione. Prevedibilmente, gran parte di questi dispositivi faranno parte di quella fascia low-cost fatta da alternative mobile più accessibili, dai Google Cardboard al Samsung Gear, ma Schell prevede che nell'arco di pochi anni queste soluzioni mobile saranno rimpiazzate da vere console portatili che non necessiteranno del proprio smartphone per funzionare. "Provate a immaginare una console come il Virtual Boy, ma che non faccia schifo", ha affermato. Sappiamo che Microsoft è attualmente al lavoro su HoloLens, un visore di realtà aumentata che promette enormi nuove possibilità in ambito d'intrattenimento e professionale, ma che non entrerà in diretta concorrenza con i visori di realtà virtuale. Secondo Schell, tuttavia, prima ancora che Sony riuscirà a vendere 10 milioni di PlayStation VR, la compagnia di Redmond presenterà la sua alternativa per Xbox One, cosa che potrebbe addirittura avvenire all'E3 del 2018.

La realtà virtuale è il futuro? La GDC 2016 ci ha dato alcune previsioni!

Da nuovi generi alla Divina Commedia

Tra le previsioni legate al software, Schell ritiene che la prima ondata di giochi si limiterà a replicare nella realtà virtuale tutte quelle tipologie di giochi e generi a cui siamo già abituati. Tuttavia, entro la fine del 2018 emergerà almeno un genere inedito pensato specificatamente per le nuove possibilità offerte dal VR.

Ecco il futuro della realtà virtuale

Schell si aspetta inoltre un gioco musicale di enorme successo, così come un fortunato party game asimmetrico (in cui un giocatore ha il visore e gli altri amici no), ma entro il 2020 dovremmo anche vedere un nuovo MMO in VR in grado di superare il milione di iscritti. Molto interessante l'idea che gli abbonamenti tradizionali e i modelli di business "premium" potrebbero tornare con forza. "Il modello free to play non funziona con la realtà virtuale", ha affermato Schell. "Microtransazioni, pop-up e pubblicità sono tutti elementi che interrompono l'esperienza e rovinano il senso d'immersione di chi gioca". Ovviamente una buona percentuale di giochi sarà rappresentata da esperienze fortemente narrative, sebbene gli sviluppatori stiano ancora cercando di trovare le soluzioni ideali per raccontare storie all'interno di titoli in VR. Da questo punto di vista, Schell suggerisce di trarre ispirazione dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, poiché nonostante il protagonista sia Dante, la narrazione funziona grazie alla guida di Virgilio. Avere un altro personaggio che accompagna il giocatore e lo guida all'interno dell'ambiente di gioco potrebbe essere un'interessante soluzione narrativa per i giochi nella realtà virtuale.

Paura e delirio in VR

Nell'elencare le sue previsioni per il primo decennio della realtà virtuale, Schell ha anche toccato quelli che sono i timori e le problematiche che emergeranno, sebbene quasi tutte siano legate all'accoglienza da parte delle testate giornalistiche.

Ecco il futuro della realtà virtuale

Entro la fine del prossimo anno, la realtà virtuale diventerà il nuovo capro espiatorio dei casi di violenza, con la stampa generalista che collegherà una qualche sparatoria di massa all'emergere di questa nuova tecnologia. "Succede già ora con i videogiochi tradizionali", spiega. "Figuriamoci quando sarà possibile trovarsi letteralmente all'interno del gioco con una pistola tra le mani". Sempre i mass media, secondo Schell, parleranno a gran voce di "dipendenza da VR": esattamente com'è stato per la dipendenza da internet, dai social network o dagli MMO, in TV e sui giornali fioccheranno articoli e interviste che mirano a sottolineare la capacità della realtà virtuale di alienare le persone e isolarle completamente dal mondo che le circonda. L'ultima parte dell'intervento ha preso una deriva un po' inverosimile, arrivando addirittura ad ipotizzare un futuro prossimo in cui le persone avranno in casa un robot in grado di interagire con chi gioca posizionando ostacoli e oggetti. A prescindere che siano credibili o meno, comunque, le previsioni di Schell lasciano trasparire un enorme ottimismo da parte degli sviluppatori nei confronti delle tecnologie VR, ma se la realtà virtuale "è qui per restare", saranno i consumatori finali a deciderlo.