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Emulatori: non chiamatela pirateria

Uno degli incontri alla GDC di San Francisco mirava a rivalutare l'utilizzo dell'emulazione per riproporre vecchi giochi che rischiano di essere dimenticati

SPECIALE di Vincenzo Lettera   —   18/03/2016

"Sono convinto che la parola emulazione abbia ingiustamente una pessima fama", ha dichiarato Frank Cifaldi davanti a una nutrita e curiosa platea. Dopotutto, in una fiera per sviluppatori come la Game Developers Conference, un tema borderline come quello di emulatori e ROM è cosa rara. Cifaldi ha lavorato per anni come giornalista, contribuito a realizzare la Mega Man Legacy Collection, ed è fondatore di LostLevels.org, un sito nato con l'obiettivo di preservare i giochi mai pubblicati o quelli che rischiano di finire nell'oblio e non essere più giocabili. Quando si parla di emulazione, in molti pensano che si stia automaticamente camminando nel territorio della pirateria e dell'illegalità. L'intervento di Cifaldi non solo mirava a distinguere l'utilizzo di emulatori (da parte di sviluppatori e publisher) dalla fruizione illegale di ROM, ma anche a spiegare perché l'emulazione dovrebbe essere la soluzione migliore per riproporre vecchi giochi.

Alla GDC si è parlato anche di emulazione, la soluzione ideale per riportare vecchi giochi sul mercato

Emulatori a servizio della storia

"Porting e versioni rimasterizzate", ha affermato Cifaldi "rappresentano per loro natura un lavoro derivativo. Un porting di un gioco non sarà mai uguale alla versione originale". Secondo lui, non solo realizzare un remake o una remastered richiederebbe molti più investimenti e lavoro da parte di uno sviluppatore, ma allo stesso tempo non permette di preservare i giochi esattamente com'erano: "Sarebbe come perdere per sempre il King Kong originale, soltanto perché quello di Peter Jackson ha effetti speciali migliori", afferma Cifaldi. Per quanto provocatorio, l'esempio di King Kong non è però troppo distante dalla realtà.

Emulatori: non chiamatela pirateria

The Secret of Monkey Island: Special Edition permette in qualsiasi momento di passare dalla grafica rimasterizzata a quella della versione che tutti ricordano, ma oggi non è più possibile giocare legalmente quella che è in realtà la prima, vera edizione EGA (vedi immagine a lato). Allo scopo di approfondire ulteriormente la discussione, è stato preso in esempio anche DuckTales, quello che Cifaldi definisce l'equivalente per i videogiochi del film Uncle Buck (Io e zio Buck, in Italia), ovvero un titolo che pur non essendo stato uno dei più grandi successi di sempre, ha avuto un nutrito seguito di appassionati. Tuttavia, laddove Uncle Buck può essere recuperato ancora oggi in mille modi e formati diversi (sia fisici che digitali), l'unico modo per giocare al DuckTales esattamente com'era nel 1989 (e quindi non con la grafica dell'edizione rimasterizzata) è ricorrere all'acquisto di un NES e di una cartuccia del gioco attraverso il mercato dell'usato. E lo stesso vale per una quantità impressionante di videogiochi. Cifaldi ha così confrontato la lista dei film più famosi del 1989 con quella dei giochi più celebri dello stesso anno. "Tutti i migliori film del 1989 possono essere fruiti oggi, legalmente e su più piattaforme, ma quasi nessuno dei migliori videogiochi di quello stesso anno può essere giocato al di fuori di una sola piattaforma". L'unica eccezione è Mega Man Legacy Collection, recente collezione dei primi sei Mega Man che proprio Cifaldi ha curato e ha contribuito a portare su PC, console e portatili con la sua compagnia Digital Eclipse. "La soluzione più facile per riproporre un gioco è usare un emulatore, ma demonizzando l'emulazione anziché sfruttarla, publisher e sviluppatori stanno svalutando il nostro patrimonio e sprecando un'occasione importante". C'è comunque chi sta cominciando a fare uso dell'emulazione per riportare vecchie glorie sul mercato, e un esempio sono i numerosi giochi per MS-DOS che oggi è possibile acquistare e giocare tramite piattaforme come Steam e GoG.

Emulatori: non chiamatela pirateria

Titoli come Commander Keen, Syndicate, X-COM e Dark Forces infatti utilizzano tutti Dosbox, un emulatore che può essere utilizzato liberamente dalle aziende per scopi commerciali. Il numero di vecchi titoli riproposti si prepara inoltre ad aumentare esponenzialmente, visto che proprio recentemente anche MAME, come Dosbox, è diventato open source e libero per uso commerciale. Questo significa che migliaia e migliaia di giochi arcade potranno ora arrivare su Steam e GoG con pochissimo sforzo da parte dei publisher. Certo, un emulatore come MAME non è privo di difetti e l'emulazione in determinati casi non è perfetta, ma la natura open source dell'emulatore permetterebbe alle aziende di mettere le mani sul codice e ottimizzare il proprio gioco. Di sicuro, utilizzare un emulatore anziché realizzare un porting o una versione rimasterizzata di un gioco vuol dire risparmiare tempo e risorse. Tempo e risorse che possono essere utilizzate per arricchire e valorizzare il pacchetto inserendo contenuti extra (concept art, colonne sonore, making of...). "Per preservare la storia", conclude Cifaldi, "le aziende devono però smetterla di vedere l'emulatore come un mezzuccio o uno strumento maligno".