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Male oscuro

Abbiamo provato la demo di Outlast II, nuovo episodio della serie horror sviluppata da Red Barrels

PROVATO di Tommaso Pugliese   —   10/10/2016

Pubblicato esattamente tre anni fa, prima su PC e poi su console, Outlast proponeva meccanismi survival horror già collaudati in titoli come Amnesia: The Dark Descent, proiettandoci all'interno di situazioni da incubo a cui potevamo cercare di sopravvivere fuggendo e nascondendoci, senza però mai affrontarle di petto.

Male oscuro

L'idea, del tutto sensata, è che la tensione aumenti nel momento in cui il protagonista della storia non è un agente speciale in stile Resident Evil, bensì una persona normale che, di fronte a maniaci armati di machete, al massimo può correre via per salvarsi la pelle, altro che combattere. Non è un caso che la stessa Capcom per Resident Evil 7 biohazard abbia scelto di percorrere la medesima strada, passando a una visuale in prima persona e introducendo un sistema di combattimento essenziale, giusto per non tradire del tutto le origini del franchise. Insomma, se la tensione aumenta, aumentano di conseguenza le occasioni per spaventare il giocatore, che da un horror game si aspetta esattamente questo: salti dalla sedia, fughe frenetiche, atmosfere malate e scene particolarmente cruente. Un mix di ingredienti che ritroviamo nella demo di Outlast II, disponibile da alcuni giorni su PlayStation Store: un piccolo assaggio di quella che sarà l'esperienza messa a punto da Red Barrels, in uscita durante il primo trimestre del 2017 su PC, PlayStation 4 e Xbox One.

Abbiamo provato la demo di Outlast II, il nuovo episodio della serie horror targata Red Barrels

Quella casa nel bosco

Protagonista di Outlast II è Blake Langermann, un giornalista investigativo che lavora in coppia con sua moglie Lynn: lei solitamente parla, lui filma. I due decidono di occuparsi di un omicidio particolarmente cruento avvenuto nel deserto dell'Arizona, dove una donna incinta è stata trovata morta, talmente sfigurata da non poter essere identificata.

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Mentre si recano sul posto, Blake e Lynn finiscono vittime di un misterioso incidente, ed è proprio questo l'incipit della demo: l'uomo cade da una scarpata e si ritrova, dolorante, ai piedi di una collina, di notte, armato solo della propria telecamera. Dov'è finita sua moglie? È buio pesto, ma in lontananza si intravedono delle casupole di legno, forse una fattoria. Premendo il dorsale R1 è possibile guardare dall'obiettivo del camcorder, dotato di zoom e infrarossi, con l'immancabile espediente delle batterie che hanno una durata limitata e che ci spingono a utilizzare il dispositivo in modo frammentario, solo quando ne abbiamo effettivamente bisogno. Certo, l'ingrandimento della telecamera torna utile per individuare eventuali minacce sulla distanza, ma accade molto di rado che i nemici in Outlast II rivelino la propria presenza anzitempo: preferiscono comparire fra le ombre, muoversi rapidamente di fianco al protagonista, creare in lui un profondo senso di inquietudine e aumentare così la tensione in chi lo controlla... in attesa dell'immancabile spavento.

Esplorazione silenziosa

I meccanismi che caratterizzavano l'originale Outlast tornano in questo sequel, e così oltre all'uso della telecamera e dei suoi infrarossi possiamo aprire le porte in modo graduale, svelando poco a poco cosa si nasconde dall'altra parte, e muoverci in silenzio (il microfono del camcorder ci segnala eventuali picchi: una soluzione intelligente per quanto concerne l'interfaccia) alla ricerca di indizi su cos'è accaduto a Lynn.

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Nella prima parte della demo, che nella sua totalità è piuttosto breve, non si verificano episodi degni di nota: ci sono rumori, ritrovamenti di corpi ma nessuna vera minaccia. Le cose però cambiano procedendo verso la città, e arriva l'inaspettata svolta sovrannaturale quando il protagonista viene risucchiato in un pozzo da una serie di lunghi tentacoli, ritrovandosi poi a strisciare in un cunicolo che si rivela essere il condotto d'areazione di una scuola nelle vicinanze. Lì la presenza oscura e disumana continua a manifestarsi, facendo sbattere le ante degli armadietti o aprendo una vera e propria voragine nel soffitto. Si tratta di manifestazioni a cui Blake sta assistendo davvero o sono in qualche modo frutto della sua immaginazione, o magari di un avvelenamento? Lo scopriremo nel prodotto completo, perché a quel punto la demo è agli sgoccioli: irrompono alcuni uomini armati di coltello e non possiamo far altro che fuggire nei campi, richiamando in alcuni momenti il parkour delle origini e cercando di trovare il percorso giusto in mezzo al granturco, evitando i fasci luminosi delle torce che aprono alle sortite di altri nemici, fino al cruento epilogo che pone fine alla versione di prova.

Sensazioni preliminari

In un franchise come quello di Outlast a contare sono la storia, le ambientazioni, le atmosfere, la capacità del gioco di intimorire e di creare un senso di inquietudine. È su questi aspetti che Red Barrels punta per il secondo episodio, cambiando completamente le carte in tavola rispetto al capitolo d'esordio, grazie a una location aperta in notturna, inframezzata dalle immancabili sequenze in interni.

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La svolta sovrannaturale, tuttavia, è notevole e bisognerà capire esattamente dove gli autori vorranno andare a parare, anche perché affrontare certe tematiche non è semplice e si può scadere con facilità nel già visto o, peggio, in un comparto narrativo potenzialmente debole. La demo da questo punto di vista non rappresenta ovviamente che un assaggio di ciò che troveremo nel prodotto completo, sebbene un po' deluda la mancanza di novità nel gameplay: la soluzione della telecamera funziona ancora bene e a questo punto rappresenta un marchio di fabbrica per la serie, ma tutto il contorno non è che una mera riproposizione dei meccanismi visti nel primo episodio: l'esplorazione silenziosa, le porte aperte a metà, l'urgenza di nascondersi dai propri inseguitori. Lo stesso discorso vale per la realizzazione tecnica: da una parte abbiamo un comparto sonoro solido, inquietante, volutamente essenziale e abile nel creare un certo tipo di atmosfera, nonché nel segnalarci "falsi allarmi" nelle vicinanze; dall'altra una grafica che fa il suo dovere ma non entusiasma, soprattutto per via di asset un po' troppo anonimi, sia per quanto riguarda gli scenari che i personaggi. Insomma, i presupposti per un survival horror di valore ci sono tutti, bisognerà vedere come gli sviluppatori decideranno di giocare le proprie carte e se vorranno tentare l'allungo rispetto al capitolo d'esordio, affascinante ma non imprescindibile.

CERTEZZE

  • L'atmosfera c'è tutta
  • Interessante svolta narrativa
  • L'impianto è collaudato...

DUBBI

  • ...ma mancano le novità
  • La trama reggerà il peso delle tematiche affrontate?
  • Tecnicamente non eclatante