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La realtà oltre Watch Dogs

Attacchi hacker, controllo delle masse e cyber-spionaggio: quanto è veritiera la realtà di Watch Dogs? Sembrerebbe tutta finzione e invece...

SPECIALE di Giordana Moroni   —   24/11/2016
Watch Dogs 2
Watch Dogs 2
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Non è difficile capire che molto di quello che vediamo nei videogiochi, per quanto sembri realistico e proposto in modo credibile sia in realtà tutta finzione, anche se è innegabile lo sforzo che sempre più spesso gli sviluppatori ripongono per ottenere l'effetto opposto, ovvero creare qualcosa che per quanto sembri palesemente finto, ha in realtà un fondamento veritiero. Tra tutti i giochi usciti nell'ultimo anno forse il più interessante è Watch Dogs 2 e nello speciale di oggi scopriremo quanto accurato è stato il lavoro di Ubisoft nel creare questo franchise.

Tra realtà e finzione: quanto c'è di vero nello scenario dipinto da Ubisoft in Watch Dogs?

Il nuovo anti-eroe

Era abbastanza prevedibile che Ubisoft scegliesse degli hacker come protagonisti per una nuova saga: negli ultimi anni il fascino della cyber-intrusione ha ammaliato un po' tutti e la figura del criminale informatico ha maturato un certo tipo di fascino, visto che le abilità di questi individui accendono nei nostri cuori un misto tra ammirazione e timore; il furto di una password e dei dati personali spaventa alcuni quanto uno scippo o un furto in casa e il terrore del Grande Fratello che osserva tutti aleggia costantemente sopra le nostre teste. Una rivoluzione quasi di costume se vogliamo, che noi nerd conosciamo bene visto che "il geek è il nuovo figo"; Ubisoft ha quindi seguito un po' il solco già tracciato nell'intrattenimento da piccolo e grande schermo con Mr.Robot e film biografici dedicati a figure anarchiche e legate al traffico di informazioni come Il Quinto Potere. L'hacker è diventato da criminale cattivo ad antieroe popolare, un personaggio dal carattere borderline ed unico con la capacità di districarsi in mondo così tecnologicamente complicato, dove coloro che dovrebbero proteggerci in realtà ci controllano.

La realtà oltre Watch Dogs

Come potete immaginare la realtà non è proprio così e chi è dedito all'hacking e al cracking lo fa davvero per svariati motivi: c'è chi usa le proprie competenze informatiche a fin di bene, chi a scopi illeciti, per questioni politiche e legate all'attivismo o semplicemente per divertimento. Chi è appassionato dell'argomento conosce bene le malefatte degli hacker russi, dello spionaggio informatico cinese particolarmente aggressivo e tutti noi videogiocatori abbiamo sentito parlare almeno una volta di gruppi come i Lizard Squad, mossi esclusivamente dalla ricerca di notorietà. Una realtà è quindi diversa e decisamente più complessa rispetto a quella raccontata in Watch Dogs, tra uomini dal passato tormentato e hipster coi risvoltini... anche se alcuni sottili parallelismi con la realtà ci sono. È il caso di PhineasFisher, la persona che sta dietro all'attacco informatico all'italiana Hacking Team: il ruolo dell'hacker è stato quello di portare a galla un po' di marcio tenuto nascosto dall'azienda milanese, insomma, quel tipo di attivismo sociale 2.0 che vediamo portare avanti anche da Marcus e DedSec. Ma la difficoltà più grande non era solo rendere al meglio i personaggio di Aiden e Marcus ma renderli degli hacker credibili agli occhi dei giocatori. La colpa che il cinema e l'intrattenimento hanno nei confronti dell'hacking è aver distorto totalmente la realtà agli occhi dello spettatore, non solo sulla figura dell'hacker ma soprattutto sul suo operato, perché le esigenze di sceneggiatura non si sposano affatto con le reali tempistiche e tecniche informatiche. Quante volte abbiamo visto nei film gente che si intrufola in una base operativa super top secret per rubare informazioni in trenta secondi attaccando una chiavetta USB ad un computer? La questione quindi non dipende solo da quanto credibile sia l'azione informatica ma anche dalla sua effettiva tempistica, anche perché volendo fare i pignoli esistono svariate cose "da film" che possono accadere ad ognuno di noi; se avete visto l'episodio "Shut up and Dance" della serie TV Black Mirror, sì, con le giuste misure una persona esperta potrebbe spiarvi usando la webcam del vostro laptop.

Città, strumenti e skill

Tornando a Watch Dog e al suo tasso di credibilità vanno citati ad esempio auto e semafori: ora, scordatevi per un attimo di poter hackerare in tempo zero tutto ciò che volete con uno smartphone, quelle sono le esigenze di copione di cui parlavamo prima, salta fuori però che un team di ricercatori dell'Università del Michigan è riuscito ad hackerare cento semafori. Con il supporto dell'agenzia stradale locale e capitanati dallo scienziato J.Alex Halderman, questi ricercatori sono riusciti ad introdursi nel sistema che gestisce il funzionamento wireless dei semafori, mostrandone tutte le vulnerabilità. Tranquilli, in Italia siamo troppo poco all'avanguardia per permettere che questo possa accadere ma negli States sono più di 40 gli stati ad utilizzare questo tipo di semafori.

La realtà oltre Watch Dogs

Altro hacking dimostrato è quello delle auto, sempre non con le dinamiche di Watch Dogs ma comunque possibile. L'anno scorso Fiat Chrysler ha dovuto infatti ritirare 1,4 milioni di auto dal mercato americano a causa di una vulnerabilità nel sistema Uconnect di quelle vetture che permetteva tra le altre cose di tracciare le auto tramite GPS e far funzionare numerose misure antifurto. Due ricercatori e collaboratori di Wired sono riusciti a controllare a distanza un'auto utilizzando il suo indirizzo IP, azionando freni, tergicristalli e perfino il motore. Un caso isolato che vede protagonista uno specifico modello di auto e con una breccia nel suo sistema di connessione Internet, un hackeraggio raro ma non impossibile. Parlando invece degli strumenti a disposizione dei protagonisti, particolarmente interessante è l'inventario che Marcus ha in dotazione come le armi stampate in 3D, i droni e il dispositivo di ricarica wireless. Qualche anno fa la pistola Liberator fece il giro del mondo e suscitò non pochi pareri contrari visto che la pistola, anche se può sparare un solo colpo, è realmente offensiva ed essendo realizzata quasi interamente in plastica (fatta eccezione per un piccolo pezzo metallico e il proiettile) può essere tranquillamente stampata da chiunque possieda il progetto e una stampante 3D. I droni sono stati poi un'aggiunta essenziale al gameplay del gioco e realizzati seguendo ogni minimo dettaglio di quelli già disponibili sul mercato, come i droni Parrot, sia il Jumping Race che quelli aerei come i Bebop. Stampare una pistola in casa non è consigliabile e la spesa per un bel drone sfora il budget di molti ma una tecnologia che stiamo già vedendo crescere e che in pochi anni potrebbe essere appannaggio di tutti è la ricarica wirless dei dispositivi tecnologici e a questo proposito interessante è il lavoro che sta facendo WiTricity, spingendo la ricerca del trasferimento di energia senza fili in svariati settori come quello automobilistico e medico.

Un confine sottile

Questo grado di autenticità non è presente solo in Watch Dogs 2, ma anche il primo capitolo a suo tempo aveva offerto spunti interessanti, curati direttamente dal team di Kaspersky. Nel gennaio del 2013 Kaspersky rese note le sue ricerche sulla campagna di cyberspionaggio nota come "Ottobre Rosso", un'infezione propagatasi in 43 paesi diversi e che pare essere iniziata parecchi anni prima; tra tutte le richieste di consulenza che Kaspersky ricevette in quel periodo ci fu anche quella di Ubisoft che chiedeva al team russo di leggere la sceneggiatura del gioco per dare consigli agli sviluppatori. Fu così che un rocambolesco furto di dati basato sull'utilizzo di svariate password in pieno stile hollywoodiano divenne un riavvio di un server con successivo avvio di un sistema operativo personalizzato da memoria esterna e copia dell'immagine del disco rigido.

La realtà oltre Watch Dogs

Dettagli che sicuramente sfuggirebbero a chi non ne mastica d'informatica ma che dimostrano quanto Ubisoft ci tenesse (e ci tenga) a fare le cose per bene... forse, ipotizziamo, per redimersi dall'imperdonabile dimenticanza del Battistero di San Giovanni in Assassin's Creed 2, imprecisione storica che costò non poco imbarazzo agli sviluppatori francesi. Ma ciò che funziona veramente bene in entrambi i Watch Dogs prima ancora dei protagonisti, delle loro capacità, del loro arsenale e del loro smartphone è il CenTral Operating System, il CTOS. Funziona bene per due ragioni molto semplici: la prima è che vedere smart city come le Chicago e San Francisco di Watch Dogs non è poi così impensabile, magari non in un immediato futuro ma è possibile che a distanza di anni da oggi la situazione possa essere molto più simile di quanto possiamo immaginarci. Secondariamente perché come dicevamo all'inizio del pezzo, la paura del Grande Fratello è palpabile nella società odierna e anche se può sfociare nel complottismo puro, non si possono al contrario ignorare siti come Wikileaks e le dichiarazioni di Edward Snowden suoi programmi di controllo di massa di massa usati dagli Stati Uniti. Che sia lo spiare o manipolare le masse, temi affrontati rispettivamente nel primo e nel secondo capitolo del franchise, la realtà più pura e veritiera che emerge in Watch Dogs è il confine sottilissimo tra legalità e moralità quando si parta di sicurezza informatica; i protagonisti combattono il male con il male, passando sopra alla privacy dei cittadini tanto quanto gli antagonisti ed è così anche nella realtà, dove non è il singolo strumento, il singolo programma, addirittura il singolo virus a rappresentare una minaccia ma il modo in cui si usa. Magari la saga non ha ancora spiccato il volo, ha bisogno di tempo per raggiungere la perfezione ma fidatevi: ci sono cose molto più realistiche di quanto si possa pensare.