Criminali giapponesi e anni '80: un mix intrigante, che ci riporta a una dimensione lontana, quando i neon illuminavano una Tokyo piena di fascino e di contraddizioni. L'avanzatissima tecnologia dell'epoca, le atmosfere dei club e le gang che si sfidavano per il controllo delle strade: tutti elementi che trovano posto in Yakuza 0, con il comune denominatore di Kazuma Kiryu e del suo percorso di ascesa fra i ranghi delle più potenti organizzazioni mafiose. In attesa di mettere le mani sul gioco, in arrivo il 24 gennaio su PlayStation 4, proviamo a intraprendere un viaggio attraverso altri media per cercare anche lì le tracce della Yakuza. Abbiamo così scelto un manga, un film e un anime che, al netto di stili e modalità differenti, propongono una convincente rappresentazione della criminalità giapponese.
Nell'attesa del lancio di Yakuza 0, abbiamo scelto un manga, un film e un anime a tema
Un manga: Sanctuary
Scritto da Yoshiyuki "Buronson" Okamura (Hokuto no Ken) e disegnato da Ryoichi Ikegami (Crying Freeman), Sanctuary è probabilmente il manga più rappresentativo del mondo della Yakuza. La storia, pubblicata anche in Italia da Star Comics nel 2000, racconta nell'arco di dodici volumi le drammatiche vicende di Asami e Hojo, due ragazzi sopravvissuti fra enormi sacrifici alla guerra civile in Cambogia che si fanno una solenne promessa: insieme cambieranno il Giappone, trasformandolo in un paese nuovo, il loro "santuario".
Per riuscire nell'impresa decidono di percorrere due strade diametralmente opposte ma accomunate dal medesimo desiderio: la conquista del potere. Asami diventa il segretario di un vecchio politico e da lì riesce a candidarsi in parlamento, mentre Hojo si fa un nome nella Yakuza di Kanto e diventa ben presto un personaggio di spicco della criminalità giapponese. Rimanendo segretamente in contatto, i due si impegnano al massimo per scalare i due "palazzi" paralleli, quello della politica e quello della criminalità, al fine di arrivarne al vertice... non importa a quale prezzo. Il quadro tratteggiato da Buronson in Sanctuary è spietato e pessimistico, ma purtroppo non molto distante dalla percezione che i giapponesi hanno della propria classe politica, ai tempi dell'uscita del manga (1995) fra le più vecchie al mondo e capace di creare una profonda scollatura con la società reale, generando un ampio fenomeno di astensionismo e di disaffezione che ancora oggi appare difficile da sanare. A scandire le pagine dell'opera non mancano episodi di feroce violenza e sesso, due elementi che caratterizzano da sempre la carriera dell'eccellente disegnatore Ryoichi Ikegami, noto ai più per aver firmato le tavole di Crying Freeman.
Un film: Sonatine
Tra le pellicole più celebri di Takeshi Kitano, che peraltro interpreta uno dei personaggi del videogame di Yakuza, Sonatine è un film uscito nel 1993 che non ha riscosso grande successo in patria ma è stato molto apprezzato in occidente, tanto da essere proiettato al Festival del Cinema di Cannes.
La storia che racconta è quella di Murakawa, un assassino al soldo della Yakuza che viene mandato insieme ad alcuni compagni sull'isola di Okinawa per sedare una guerra fra bande rivali. Dopo una serie di vicissitudini, tuttavia, il protagonista capisce che le cose non stavano come pensava, che qualcuno gli ha mentito e che quell'isola sarà l'ultimo luogo che avrà modo di vedere. Da quel punto in poi il film si trasforma in qualcosa di differente, un percorso di accettazione della morte e un rifugio nelle attività più semplici, prima di concludersi con le sequenze dello storico epilogo sulla spiaggia. Kitano, profondo conoscitore del microcosmo criminale giapponese, riesce con questa pellicola a rappresentare in modo efficace una Yakuza dura e spietata, che non guarda in faccia a nessuno, ma anche sentimenti d'amore e affetto che non sembravano poter nascere in un contesto del genere.
Un anime: City Hunter
Certamente l'opera del lotto che meno si prende sul serio, City Hunter è un anime molto noto anche in Italia, dov'è stato trasmesso a partire dal 1997. Le prime due serie, acquistate originariamente da Mediaset, furono "dirottate" sull'emittente Italia 7 in quanto ritenute inadatte ai telespettatori abituali del network milanese, negli anni delle censure e degli adattamenti a dir poco discutibili.
Le altre due serie hanno avuto miglior fortuna grazie all'impegno di Dynamic Italia, facendo il proprio debutto prima nel mercato dell'home video e poi nuovamente in televisione su JTV e MTV Italia. Tratto dall'omonimo manga scritto e disegnato da Tsukasa Hojo (Occhi di Gatto), City Hunter racconta la storia di Ryo Saeba, un abilissimo sweeper che opera a Tokyo e che può essere contattato da potenziali clienti solo scrivendo le lettere XYZ sulla lavagna della stazione di Shinjuku. Dopo l'assassinio del suo partner storico, Ryo prende la sorella di lui, Kaori, come assistente: benché la ragazza cerchi di evitarlo, la fama di rubacuori del protagonista lo porta a lavorare sempre per clienti bellissime, fattore questo che crea un'inesauribile quantità di gag durante gli episodi. Quando però c'è da impegnarsi, Ryo non teme rivali e sfodera una mira di incredibile precisione, che gli consente di colpire qualsiasi bersaglio a qualsiasi distanza e di fare ogni volta giustizia. La visione della Yakuza in City Hunter è fondamentalmente positiva: il mondo creato da Hojo ha come personaggio centrale un infallibile assassino su commissione, dunque viene da sé che i membri della criminalità organizzata nutrano per lui un grande rispetto, arrivando talvolta ad assoldarlo per risolvere complicate questioni personali.