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Assassino d'Egitto

Dopo gli ultimi rumor, ragioniamo sui pro e i contro dell'ambientazione egizia di Assassin's Creed Origins

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   11/05/2017

Sono letteralmente anni che si parla dell'Egitto come possibile ambientazione per un episodio di Assassin's Creed, e sembra finalmente che il nuovo capitolo della serie, intitolato a quanto pare Origins, accontenterà i fan del franchise che ci tenevano tanto a vedere Ubisoft alle prese con questo scenario.

Assassino d'Egitto

La corsa ai leak è partita alcuni mesi fa, con la comparsa di immagini che ritraevano delle piramidi egizie, ma è soprattutto nelle ultime settimane che i rumor si sono intensificati, vista l'ormai imminente conferenza che Ubisoft terrà all'E3 2017 e in cui verrà annunciato il nuovo titolo. Sono spuntati numerosi dettagli relativi all'ambientazione, al team di sviluppo (che dovrebbe essere Ubisoft Montreal, gli autori di Assassin's Creed IV: Black Flag) e alle dimensioni della mappa, che per forza di cose sarà la più ampia mai vista all'interno della serie. Successivamente si sono diffuse ulteriori voci che rivelano la presenza delle battaglie navali, una finestra di lancio autunnale, un sistema di progressione simile a quello di The Elder Scrolls V: Skyrim e l'uso di due differenti protagonisti, un uomo e una donna, esattamente come accaduto in Assassin's Creed Syndicate. Personaggi che, in questo caso, dovrebbero rivelare le origini della Confraternita degli Assassini e dei loro nemici di sempre, l'Ordine dei Templari, nonché i motivi per cui tali gilde sono state create. Informazioni vaghe e frammentarie in attesa di conferme ufficiali che non arriveranno prima di giugno, a meno di clamorose fughe di notizie; ma tuttavia sufficienti a ragionare un po' su quelli che possono essere i pro e i contro dell'ambientazione egizia rispetto alle caratteristiche che da sempre rendono il franchise Ubisoft unico nel panorama degli action adventure.

Dopo gli ultimi rumor, ragioniamo sui pro e i contro dell'ambientazione di Assassin's Creed Origins

Il fascino dell'Egitto

La scelta di ambientare Assassin's Creed Origins in Egitto va accolta positivamente per un motivo preciso: il gioco si pone sotto vari aspetti come un rilancio della serie, ma non soltanto dal punto di vista narrativo; e punta dunque a risolvere alcuni problemi storici senza dover per forza riprodurre in modo accurato determinati eventi. Maggiore libertà per gli autori, insomma, che potrebbe tradursi in una maggiore libertà anche per il giocatore, alle prese con uno scenario vastissimo ma certamente pieno di missioni principali e secondarie da portare a termine, si spera con il supporto di storyline valide.

Assassino d'Egitto
Assassino d'Egitto

Il periodo che verrà rappresentato potrebbe essere quello tolemaico, che ha visto la conquista del paese da parte di Alessandro Magno, oppure più probabilmente quello romano. Entrambi sono carichi di fascino e di personalità notevoli, infatti, ma il secondo garantirebbe alla storia risvolti molto interessanti, sullo sfondo della guerra fra Marco Antonio e Ottaviano, nonché collegamenti all'Impero Romano e alla diffusione del cristianesimo, religione che nella tradizione di Assassin's Creed è sempre stata molto vicina ai misteriosi Frutti dell'Eden. Immaginare che il protagonista della nuova avventura possa essere il primo in assoluto a sperimentare il potere di questi manufatti, e decida di creare una confraternita per contrastare chi vuole sfruttarli per soggiogare il genere umano, rientra perfettamente nell'ottica di un prequel per l'intero franchise. I possibili legami con Altair chiuderebbero un cerchio da questo punto di vista, ma è molto importante che Ubisoft recuperi e rilanci l'elemento narrativo che ha funzionato da incipit per la serie, dunque la memoria genetica e un protagonista, nuovo o vecchio che sia, in grado di portare avanti in modo convincente la storia nel presente. Certo, al di là della trama e di vaghe indicazioni sull'ampiezza della mappa è chiaro che a contare sarà soprattutto il gameplay: la prima immagine trafugata di Assassin's Creed Origins, ritenuta reale da diverse fonti, confermerebbe il ritorno della navigazione e sarà certamente bello potersi spingere al largo, fra le onde dello splendido mare già visto in Black Flag, sebbene non sia al momento chiaro se ci saranno anche battaglie navali e, nel caso, in che modo verranno combattute. Alcune voci parlano inoltre della presenza di cavalli, essenziali per poter esplorare uno scenario molto ampio, nonché di un sistema di progressione del personaggio (e delle relative abilità) sulla falsariga di quello, complesso e sfaccettato, di The Elder Scrolls V: Skyrim. È proprio su questo punto che bisognerà spingere: un maggiore grado di sfida, combattimenti più interessanti e dotati di un certo spessore, quest possibilmente varie e innovative. La visione, insomma, di un Assassin's Creed che perde contatto con alcuni dei propri capisaldi al fine di consentire un vero e proprio reboot strutturale e ludico.

I possibili contraccolpi

Avevamo fatto un ragionamento del genere già cinque anni fa, quando all'orizzonte si profilava un Assassin's Creed III ambientato durante la guerra d'indipendenza americana. All'epoca ci siamo chiesti come sarebbe stato un episodio della serie privo delle architetture che da sempre la caratterizzano: nel primo capitolo Altair si arrampicava sulle torri di Acri, Damasco e Gerusalemme; nel secondo era la nostra splendida Italia, con i suoi capolavori rinascimentali, a farla da padrone; in Revelations Ezio spiccava l'immancabile Salto della Fede dagli obelischi di Istanbul; e persino in alcuni scenari di Black Flag erano presenti splendide torri.

Assassino d'Egitto
Assassino d'Egitto

Certo, i meccanismi relativi all'arrampicata sono stati banalizzati nel corso degli anni e gli sviluppatori hanno preferito rendere tali operazioni molto semplici e veloci piuttosto che puntare sulla complessità del trovare l'appiglio giusto o magari di acquisire una determinata capacità che consentisse di raggiungere quella particolare vetta. Tuttavia, azzerare del tutto l'elemento dell'arrampicata potrebbe avere dei contraccolpi importanti, snaturare di fatto il franchise: le uniche architetture egizie degne di nota sono le piramidi e i templi, mentre le case erano costruzioni semplici, fatte di mattoni e fango, raramente di pietra. Bisognerà capire come Ubisoft intenda rendere meccanismi come quello della sincronizzazione della mappa, ma speriamo sinceramente di non ritrovarci in situazioni simili a quelle del già citato Assassin's Creed III, in cui Connor saliva talvolta su semplici pali di legno per rilevare nuovi punti di interesse nelle vicinanze. Le incognite relative ad Assassin's Creed Origins sono dunque molteplici, la sensazione (visto anche quello che dovrebbe essere il team di sviluppo) è che potremmo avere a che fare con un'esperienza per molti versi simile a quella di Black Flag, dunque di rottura rispetto ai canoni tradizionali, ma che possa puntare (anche e soprattutto grazie a tempistiche produttive finalmente umane, slegate dalla logica della cadenza annuale) su fattori in grado di ridisegnare sostanzialmente il gameplay e di renderlo più interessante, coinvolgente e impegnativo di quanto non sia mai stato. Parliamo nello specifico di combattimenti più sfaccettati, con un'enfasi sugli scontri uno-contro-uno piuttosto che sui buffi "trenini" in cui ogni avversario rimane fermo ad attendere il proprio turno; oppure, in alternativa, a un approccio che obblighi a fuggire laddove l'inferiorità numerica sia evidente. Per fare un esempio banale, Dishonored, pur nell'ambito dei titoli in prima persona, ha mostrato che è possibile creare un sistema in cui l'uccisione stealth non solo viene valorizzata ma diventa talvolta l'unico modo per poter sopravvivere e portare a termine la missione, visto che una volta allertate le guardie si verrà circondati da combattenti scaltri e capaci di infliggerci danni considerevoli. Confidiamo che in tal senso si possa fare un buon lavoro, ma il rischio di un capitolo che non "sembri" Assassin's Creed è concreto. La domanda è: a questo punto importa davvero?