Alcuni giochi hanno segnato l'adolescenza di migliaia di ragazzi: titoli iconici che in certi casi si sono evoluti sino ad arrivare ai giorni nostri (Tomb Raider, Call of Duty, Civilization), e in altri si sono fossilizzati, come resti di dinosauri appartenuti ad un'era che non c'è più. Nella seconda categoria troviamo purtroppo la saga di Age of Empires, esponente di un genere, quello degli RTS, che ha sempre meno appeal nei cataloghi dei grandi publisher. L'operazione Jurassic Park già intentata con la seconda iterazione, approdata sui lidi di Steam nella versione HD del 2013, prosegue anche con il capostipite in quella che Microsoft ha individuato come Edizione Definitiva: cercheremo di scoprire cosa la renda così diversa da quella datata 1997 grazie ad una beta privata aperta anche a chi aveva prenotato il titolo l'anno scorso.
Xbox sì, Steam no
Sembra impossibile, ma anche una "semplice" edizione rimasterizzata può subire dei ritardi nella pubblicazione: come noto avrebbe dovuto essere pronta per lo scorso ottobre, ma motivi non meglio precisati ne hanno fatto slittare la data d'uscita a fine febbraio. Per i sostenitori della prima ora si è aperta la strada del rimborso o, in alternativa, oltre all'invito per la beta, anche la copia gratuita di Rise of Nations Extended Edition, il seguito spirituale della saga di AoE pubblicato sempre da Microsoft nel 2003. Altra particolarità è che il titolo è disponibile solo sullo store di Windows: la casa di Redmond ha accusato Valve di scarsa collaborazione nell'implementazione della modalità Xbox Live, anche se sembrano scuse un po' pretenziose. A nostro modo di vedere invece il problema di fondo continua ad essere il negozio digitale di Windows: il download dei 17 Gbyte di demo (l'originale pesava appena 90 Mbyte - e il motore era lo stesso) ci ha richiesto numerose ore - nonostante una linea in fibra a 73 Mbps - e svariati riavvii del sistema operativo perché spesso è capitato che il client non abbia rilevato alcuna connessione e di conseguenza non proseguisse con lo scaricamento dei dati.
Operazione nostalgia
Il remake è stato affidato a Forgotten Empires, promossa dalla casa di Redmond dopo la gavetta fatta con le espansioni di Age of Kings ed Age of Mythology. A differenza dell'operato di Hidden Path il lavoro della piccola software house a stelle e strisce è stato molto più certosino: pensare di spostare ancora più indietro le lancette dell'orologio senza intervenire anche sulle unità sarebbe stata una mossa suicida, ed infatti la cosmesi della Definitive Edition è significativamente cambiata rispetto a quella del 1997, anche se in un primo momento non si direbbe. Il feeling che si percepisce è quello di un titolo volutamente retrò, con uno scrolling laterale molto "anni Novanta" e un set di animazioni tutt'altro che all'avanguardia. Una piccola delusione per chi si aspettava un concorrente di Company of Heroes: per quello ci sarà da attendere ancora qualche mese visto che sarà proprio Relic ad occuparsi della produzione del quarto episodio della saga. Tuttavia è sufficiente recuperare il CD-ROM in cui il primo Age Of Empires è stato distribuito per rendersi immediatamente conto che, pur con il riverente rispetto del passato, la resa grafica è stata sensibilmente migliorata e adattata ai monitor moderni (supportata persino la risoluzione 4K), così come le texture e gli effetti di illuminazione, che sono molto più dettagliati di quelli che potevano essere gestiti da una semplice scheda grafica SVGA da 1 Mbyte di memoria.
Non è tutto oro quello che luccica, però: come acutamente segnalato dal nostro utente CrazyCarrot, insider che da tempo sta seguendo lo sviluppo del gioco, le icone sono state riciclate da altri titoli della serie: speriamo comunque che si tratti di dettagli provvisori e che vengano sistemati per il 20 febbraio, data di uscita questa volta "definitiva" (si spera). Rivisto anche il sistema di controllo, che ripropone una mappatura più al passo con i tempi, ma per gli irriducibili è possibile impostare ancora quella ideata dalla defunta Ensemble nel 1997. La colonna sonora è stata rimasterizzata e fa bene il suo dovere, proprio come lo faceva all'epoca. Il gameplay in generale è rimasto invariato: preparatevi quindi ad adottare meccaniche da vecchio millennio, con tutti i pro e i contro del caso. Forgotten Empires non ha voluto mettere mano all'opera di Brian Sullivan e Bruce Shelley e questo si traduce in una riproposizione mimetica delle dinamiche del titolo originario. Qualche dettaglio secondario come l'auto-mining non sfuggirà agli irriducibili del primo minuto, ma si tratta di sfumature che non sempre riescono ad essere colte a oltre vent'anni di distanza.
Catastrofe multiplayer
E veniamo all'aspetto più travagliato dell'intera prova, ossia quello dell'esperienza di gioco vera e propria. Anzitutto la beta non permette di intraprendere la campagna in single player che dovrebbe comunque essere identica a quella del primo Age of Empires (e dell'espansione Rise of Rome, inclusa nella Definitive Edition), con la sola aggiunta di cut-scene che legano le varie mappe. Non resta quindi che affrontare una partita in multiplayer, sotto la cui voce compare anche la sempre più rara opzione LAN (del resto era un must dei titoli degli anni Novanta). Naturalmente è necessario che un altro amico sia collegato alla stessa rete e sia in possesso di un codice per la beta e nel nostro caso non siamo riusciti a sposare questi due requisiti. Non è possibile invece impostare una partita in cui gli avversari siano interamente controllati dalla CPU: il gioco richiede che ci sia sempre e comunque almeno una persona in carne ed ossa, non importa se nello stesso team del giocatore o come avversario. E qui nasce il vero dramma della beta perché, un po' per la natura chiusa, un po' per l'elitarietà del titolo, il numero di utenti online è drasticamente basso: durante i nostri test abbiamo trovato appena una decina lobby disponibili. Il matchmaking è arcaico (su questo avremmo onestamente preferito qualcosa di meno datato) e nel nostro caso non ha mai funzionato (ci siamo limitati a verificare qualche video in rete); ci si può aggregare manualmente ad una stanza di attesa con tutti le limitazioni del caso (l'host che aspetta che tutti gli slot si riempiano; giocatori che, disconnettendosi, impediscono l'avvio della partita; altri ancora che si dimenticano di dare l'ok). Anche qualora si riesca miracolosamente a far partire il match non è assolutamente detto che tutto fili liscio: infatti in più di un'occasione ci è capitato di rimanere bloccati nella schermata di caricamento, con la necessità di riavviare il PC.
Frustrazione alle stelle
In quattro giorni di prove siamo riusciti a giocare tre partite, tutte in team con un altro giocatore umano. L'intelligenza artificiale si è dimostrata, purtroppo, la stessa di 21 anni fa: ha lasciato sguarnite le proprie difese mentre un piccolo gruppo di soldati della prima era le ha smantellate indisturbato fino a quando non è entrato nel campo visivo avversario. Dopo un attacco non troppo convinto al nostro campo base, la CPU è rimasta in attesa di essere massacrata, dimostrandosi peraltro abbastanza morbida anche durante i combattimenti. Speravamo che una nuova release potesse sistemare almeno una piccola parte delle enormi problematiche riscontrate (o quantomeno che scomparissero le scritte con il nome utente e la build del gioco dal centro dello schermo), ma l'unica cosa che abbiamo potuto constatarne è stata l'esistenza, visto che non c'è stato verso di forzare l'update dal Windows Store. Questo naturalmente ci ha impedito di prendere parte (o dare vita) ad altre partite considerata la differenza delle release in nostro possesso con quella degli altri utenti.
Age Of Empires: Definitive Edition è partito con delle pessime premesse e sta proseguendo su un sentiero che sembra condurre verso un inevitabile flop. È davvero difficile credere in una versione decente in tempi così risicati. Di solito una beta dovrebbe presentare solo qualche leggera sbavatura da limare prima della fase gold, ma nella release testata il net code fa acqua da tutte le parti: intollerabile visto che, rifacimento grafico a parte, era l'unico aspetto di cui Forgotten Empires si sarebbe dovuta preoccupare. Le meccaniche, prese mimeticamente dal capostipite, faranno la gioia dei trentenni cresciuti a pane e strategici, ma per millennials e chi preferisce lasciare i dinosauri nei libri di storia, si tratta di un'operazione nostalgia evitabilissima.
CERTEZZE
- Il feeling è quello degli anni Novanta
- Discreto il lavoro sul comparto grafico
DUBBI
- Il motore di rete dovrà essere drasticamente migliorato in tempi rapidissimi
- Il gioco è esattamente lo stesso pubblicato a fine millennio