Parlare di fallimenti relativamente a Valve farà sorridere molti, visto che si tratta di una della realtà di maggior successo e peso sul mercato videoludico attuale. Eppure non è sbagliato affermare che nel corso degli anni sono stati moltissimi gli esperimenti di Valve che non solo non hanno fruttato quanto sperato, ma che si sono rivelati dei veri e propri tracolli senza sbocchi futuri. Se a questi aggiungiamo anche tutti quei casi in cui il colosso americano non è riuscito a dare risposte adeguate ai problemi che gli sono stati posti o che sono sorti dall'utilizzo di Steam, capirete che non è sbagliato provare a fare il punto della situazione. Ovviamente l'articolo non deve far dimenticare tutti i meriti che vanno ascritti a Valve, come quello di aver dato lustro al mercato PC, facendolo diventare centrale sulla scena mondiale, o quello di aver creato una piattaforma capace di aggregare i giocatori di tutte le nazioni. Del resto è proprio per questo successo che a Gabe e soci si richiede una maggiore attenzione.
Steam Machine, Steam Hardware e Steam OS
Delle Steam Machine si iniziò a parlare nel 2013, quando cominciarono a circolare i primi prototipi . L'obiettivo di Valve era chiaro: creare dei PC ibridi con il suo marchio che fossero simili a delle stazioni multimediali e che gli permettessero di colonizzare i salotti di tutto il mondo. Le Steam Machine, per ottenere la certificazione ufficiale di Valve, dovevano seguire delle linee guida precise, ma non stringentissime, visto che i produttori hardware erano liberi di metterci dentro un po' quello che volevano. In particolare dovevano installare Steam OS, il sistema operativo di Valve basato su Linux.
Cosa poteva andare storto per questi PC ibridi che potevano godere sin da subito di un parco titoli immenso ed erano pubblicizzati tramite il client dedicato ai videogiochi più usato al mondo? Tutto, a quanto pare. In effetti viene da chiedersi perché un utente PC avrebbe dovuto comprare un altro PC, limitato e dal costo non proprio indifferente, solo per tenerlo in salotto. Oltretutto, per quanto il supporto degli sviluppatori a Steam OS fu buono, la compatibilità complessiva dei giochi era comunque ridotta. Di fatto poi esistevano (ed esistono ancora) soluzioni molto più economiche e funzionali per giocare con il PC sul televisore di casa, soluzioni che, nella loro semplicità, davano accesso all'intero sistema (avete presente i cavi HDMI?). Insomma, le Steam Machine non davano alcun vantaggio concreto all'acquirente, ma creavano una serie di problemi insormontabili come la difficoltà di giocare con alcuni titoli molto amati e l'impossibilità di utilizzare altri client. A poco è servito associarci un prodotto interessante come lo Steam Controller, pensato per tutti i generi videoludici tipici del PC che non sono giocabili con le periferiche tradizionali (strategici, avventure grafiche e così via). Anch'esso fu un oggetto che destò grande curiosità, ma che ebbe successo relativo. La verità storica è che le Steam Machine, più che un progetto compiuto, erano un'accozzaglia di idee sviluppate a metà, cui smise presto di credere Valve stessa, con grande scorno dei produttori hardware che l'avevano seguita. La conclusione di questa triste storia arriva nel 2018, dopo anni di silenzio, quando cioè Valve ha rimosso il collegamento alla pagina delle Steam Machine dalla homepage di Steam, sancendone la morte definitiva.
HTC Vive
Il visore per la realtà virtuale HTC Vive è un altro pezzo di hardware su cui Valve ha investito, ma senza crederci fino in fondo. HTC Vive doveva essere il visore dei sogni, quello con la massima qualità possibile sul mercato consumer... e in effetti lo è, peccato che lo abbiano comprato in pochi visto il prezzo elevato e la lineup affidata soprattutto agli sviluppatori indipendenti. Valve stessa, che pure ci ha messo il nome, lo ha supportato in modo blandissimo con un solo titolo dedicato, il simpatico ma non imprescindibile The lab, e con l'aggiunta di una modalità di visualizzazione dedicata a DoTA 2. Se vogliamo c'è anche il mediocre Steam 360 Video Player, più morto che Vive (scusate la pessima battuta), ma è davvero tutto qui. Strano perché a Valve sarebbe bastato davvero poco per fare qualcosa in più. Ad esempio avrebbe potuto rendere compatibili con Vive alcuni suoi vecchi giochi come Half-Life 2 o Portal 2, i cui nomi hanno comunque un certo richiamo, oppure avrebbe potuto svilupparci qualcos'altro. Invece niente. Paradossalmente Vive ha avuto più supporto da publisher terze parti come Bethesda, che da chi ha aiutato a farlo nascere.
Greenlight e Steam Direct
Un altro settore in cui Valve ha combinato diversi disastri è quello della gestione dei titoli ammessi alla vendita su Steam. In principio era Valve stessa a fare la selezione. Il problema era che Steam di fatto era un negozio chiuso cui avevano accesso solo i grandi publisher e alcuni sviluppatori. Come inserire tutti quei giochi che il pubblico voleva e che finiva per comprare altrove o non comprare proprio? Aumentare il personale dedicato alla selezione? No, visto che Valve decise di far fare tutto agli utenti con Greenlight, un sistema dove gli sviluppatori presentavano i loro titoli e i giocatori li votavano. Purtroppo Greenlight si rivelò essere un fallimento colossale, dovuto in parte alla sua farraginosità e in parte al nascere di vere e proprie mafie formate da utenti che vendevano i loro voti per delle key, facendo passare dei titoli spazzatura e tenendo al chiodo molti di quelli che giocavano secondo le regole. Steam stava diventando un caos completo, con lanci assurdi di prodotti che non erano neanche giochi e polemiche in ogni dove.
Come ha risolto la situazione Valve? Peggiorandola, ossia eliminando Greenlight e lanciando Steam Direct, un sistema che garantisce l'accesso a Steam a tutti, previo versamento di un obolo di ottanta euro. Dal varo del nuovo sistema, il negozio è stato letteralmente invaso dalla spazzatura, che ha di fatto tolto ogni visibilità ai titoli indipendenti medio-piccoli, polarizzando gli acquisti sui giochi più pubblicizzati (quindi quelli più grossi). A poco sono servite le lamentele degli sviluppatori, attualmente ignorate, che chiedono solo di non doversi confrontare con fenomeni deleteri come gli achievement games (micro titoli che si giocano spesso da soli e che servono solo per accumulare punti degli obiettivi), o i giochi realizzati nel giro di poche ore usando gli asset e il codice già compresi negli engin,e o i giochi porno mascherati da giochi per tutti (i contenuti erotici si sbloccano tramite patch), tanto per fare qualche esempio. Gli utenti stessi hanno sollevato dubbi e critiche sul nuovo sistema, che rende impossibile tenere traccia di tutte le nuove uscite e che aumenta esponenzialmente il rischio di perdere titoli validi. Per ora nulla è stato fatto... vedremo se in futuro la situazione migliorerà in qualche modo.
Il gioco d’azzardo con skin
Quello che secondo noi è un altro fallimento di Valve, quantomeno dal punto di vista del controllo, è il sistema della compravendita degli oggetti in giochi come Counter-Strike: Global Offensive, Team Fortress 2, DoTA 2 o Playerunknown's Battlegrounds, utilizzati per fare scommesse in tutti quei siti che li accettano come moneta. Il risultato è che molti minorenni si stanno avvicinando al gioco d'azzardo passando per Steam, come sottolineato da alcuni enti internazionali che stanno monitorando il fenomeno.
Inserendo gli oggetti vendibili, l'obiettivo di Valve non era sicuramente quello di favorire le ludopatie minorili, ma ormai è chiaro che il sistema si presti fin troppo bene a farlo e stia trasformando molti videogiocatori in giocatori d'azzardo. L'ampiezza del fenomeno è incontestabile, visto che si parla di un giro d'affari di 50 miliardi di dollari entro il 2020. L'unica soluzione per Valve sarebbe quella di chiudere i rubinetti, ma ovviamente finché non arriveranno leggi coercitive in tal senso, probabilmente continuerà a fare finta di niente o ad apportare delle modifiche di facciata, tanto per dimostrare di non essere completamente indifferente alla questione.