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Gli ultimi siamo noi

Molto più di un survival, con la garanzia di Naughty Dog!

ANTEPRIMA di Massimo Reina   —   28/12/2011

Nella sua ormai ventennale storia Naughty Dog ha saputo imporsi come una delle principali case di sviluppo a livello mondiale in ambito videoludico. E lo ha fatto con quella umiltà e voglia di crescere, evolversi, misurarsi in nuove sfide progettuali che da sempre contraddistinguono i più importanti team da quelli di secondo piano. Spaziando attraverso vari generi, console e tematiche, senza però perdere quel filo conduttore che ne ha spesso caratterizzato il lavoro, cioè la qualità, questa software house che ha sede a Santa Monica, in California, ha poi raggiunto l'apice del successo negli ultimi anni con la spettacolare trilogia che conosciamo tutti sotto il nome di Uncharted.

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Sulla stessa scia dovrebbe muoversi nelle intenzioni di Naughty Dog anche The Last of Us, il nuovo action adventure in terza persona in fase di sviluppo da ben due anni su PlayStation 3. Annunciato poche settimane fa con un trailer mostrato in occasione degli Spike TV 2011 Video Game Award, il gioco è stato poi accompagnato nei giorni successivi da una manciata di (poche) informazioni sparse dettate per lo più alla stampa nel corso di una fugace intervista rilasciata a Eurogamer da Neil Druckmann, Direttore Creativo del progetto, e Bruce Straley, il Game Director. Combinando questi due elementi, cioè video promozionale e intervista, abbiamo potuto realizzare questa prima anteprima di quello che si preannuncia essere il titolo più violento mai realizzato dal team americano, in cui orrore e sopravvivenza si mescoleranno indissolubilmente. Ma definire The Last of Us un survival horror così come lo intendiamo noi di solito, cioè tutto o quasi incentrato sulla lotta contro delle creature mostruose da eliminare durante il proprio cammino fino all'agognata salvezza, sarebbe un grosso errore. Secondo i suoi sviluppatori, infatti, il gioco sarà molto di più che un prodotto di genere, come vedremo più avanti, con una forte componente emozionale legata al concetto di sofferenza, di sopravvivenza quotidiana e al rapporto di tipo padre-figlia che intercorrerà fra i due protagonisti.

Un mondo perduto

Joel e Ellie, un uomo e una ragazzina. Due superstiti all'olocausto che si sono trovati quasi per caso, nessuna parentela fra loro. Fortunati di essere ancora vivi, ma fino a che punto? In fondo quando la fine dei tempi arriva non sai mai se è meglio morire subito ed evitarsi la tortura di dover sopravvivere ancora un altro giorno fra stenti e dolori. E tra i ricordi. I terribili ricordi di chi non ce l'ha fatta e non c'è più. Anche se in questo senso Ellie appare avvantaggiata: ella non sembra avere ricordi del mondo che fu prima della catastrofe.

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L'uomo e la giovane si muovono silenziosi fra le rovine delle città americane, vagando tra i cumuli di macerie e la fitta vegetazione che ha preso possesso di quella che una volta era la dimora di milioni di esseri umani, di casa in casa, di negozio in negozio alla ricerca di viveri e beni di prima necessità, con gli occhi vigili, sempre attenti a non lasciarsi sfuggire nessun oggetto e fare il minimo rumore che possa attrarre dei potenziali pericoli. In un mondo perduto com'è ormai quello in cui vivono i due il rischio di incappare in qualche insidia è sempre dietro l'angolo: pezzi di cemento che si staccano dai tetti degli edifici e che arrivano per strada come grossi frammenti di una grandine innaturale, cavi d'acciaio attorcigliati sotto ad ammassi di detriti pronti a schioccare in aria una volta sfiorato erroneamente il masso che miracolosamente li tiene bloccati in parte per terra. E ancora gli animali fuggiti dallo zoo, branchi di cani randagi oramai inselvaggiti da settimane di abbandono, gruppi di altri sopravvissuti violenti pronti a ucciderti per un tozzo di pane o una pila. In un mondo del genere ogni cosa ha un suo valore più o meno grande a seconda della sua utilità. E poi infine ci sono loro, gli infetti. Le vittime del fungo parassita, il Cordyceps, quello che trasformava le formiche in "zombi" per qualche giorno usando sostanze psicotrope, e che secondo gli scienziati non era pericoloso per l'uomo. Quello che non doveva avere alcun effetto sul suo organismo e che invece si trasformò ben presto nella più terribile minaccia che l'umanità avesse mai conosciuto, fino al punto da provocarne la quasi estinzione. "Quasi", per adesso. E' logico, in fondo, basta rifletterci, essere razionali per capire che presto quel "quasi" probabilmente sparirà: forse non è più importante capire "se" l'uomo così come lo conoscevamo è destinato a sparire dal pianeta, ma "quando" ciò accadrà. E' solo questione di settimane, forse mesi, chi lo sa. Gli infetti, dicevamo. Esseri umani o morti viventi non è ancora chiaro, nessuno lo ha mai capito con certezza cosa sono per davvero.

Che gioco sarà?

Capiscono? Hanno dei sentimenti? Si ricordano chi erano o cosa facevano prima della loro mutazione? Sono coscienti oppure come sosteneva qualcuno in televisione prima dell'interruzione totale delle trasmissioni non lo sono affatto? Non lo sappiamo. Come non è dato ancora sapere come sarà strutturata l'intera avventura. Il videogiocatore controllerà solamente Joel? Oppure Ellie? O magari entrambi in momenti diversi della storia o passando dall'uno all'altro? Ci sarà una modalità co-op a due offline? Con le poche informazioni in nostro possesso possiamo solo abbozzare delle ipotesi: il titolo probabilmente sarà, come detto a inizio articolo, un action avventuroso ma dalle meccaniche molto diverse rispetto per esempio a un Uncharted 3.

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Meno azione, meno momenti spettacolari, più introspezione, strategia e attenzione per i dettagli con una storia complessa e articolata. Questo non vuol dire che non ci saranno combattimenti: anche se gli umani infetti o gli altri superstiti non saranno il cuore pulsante del titolo, gli scontri ci saranno eccome. Per difendersi dai nemici bisognerà sfruttare le armi a disposizione, molte delle quali improvvisate al momento come tubi di ferro o pezzi di legno, più una certa strategia. Magari in rapporto anche alla IA degli avversari di turno: gli infetti probabilmente non brilleranno per intelligenza risultando molto aggressivi in fase di attacco ma poco attenti a coprirsi dai colpi subiti, mentre gli umani agiranno in maniera più logica cercando forse l'imboscata o l'attacco da punti ben riparati. Bisognerà poi fare tesoro di ogni singolo oggetto, medicina o elemento incontrato durante l'esplorazione di un'area. Ogni scelta pare influirà sul proseguo dell'avventura e sul modo in cui i due protagonisti approcceranno gli eventi successivi, per esempio, al ritrovamento o all'equipaggiamento di un item piuttosto che di un altro. Concludiamo gettando uno sguardo alla parte tecnica del prodotto.

Gli ultimi siamo noi

Dal punto di vista visivo il titolo verrà pare raccontato attraverso l'ottimo engine alla base di Uncharted 3: L'Inganno di Drake, il Naughty Dog Game Engine 2.5 potenziato ulteriormente per l'occasione. Con la fisica demandata invece al collaudato motore Havok. Da quel poco che si può intuire dal video di lancio, e visto il lavoro certosino svolto nella saga di Nathan Drake dai grafici per esempio nella cura maniacale delle texture, delle espressioni dei visi e nella scelta dei punti in cui luci e ombre si alternavano in un gioco di chiaroscuri senza eguali anche al chiuso e in notturna, siamo sicuri che anche in questo gioco essi riusciranno a restituire ai giocatori un impatto visivo a dir poco devastante. E visto che The Last of Us non vuole farsi mancare nulla per avere quel tocco cinematografico a cui Naughty Dog ci ha abituato negli anni, chi meglio di Gustavo Santaolalla, autore delle colonne sonore di svariati film tra cui Brokeback Mountain (2005) e Babel (2006) che gli hanno consentito di vincere 2 Academy Awards (Oscar) per la migliore composizione, poteva essere chiamato a raccontare musicalmente gli eventi del gioco? Insomma, per chiudere diciamo che le premesse per un grande titolo ci sono tutte, visto anche che le fonti di ispirazione del progetto pare siano state tante e variegate: si va dalle pellicole The road e Non è un paese per vecchi, tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, alla serie a fumetti The Walking Dead fino alla splendida novella City of Thieves di David Benioff, che racconta le vicende di due assediati nella Leningrado semi distrutta durante l'avanzata tedesca. Tuttavia siamo curiosi di vedere come tematiche tanto spesso abusate nel cinema, nei romanzi e nei videogiochi verranno raccontate in questo prodotto senza scadere nel banale o peggio ancora in una fastidiosa sensazione di "già visto", e come il tutto verrà implementato nel gameplay. Naughty Dog sono però una garanzia e noi in questo senso restiamo molto fiduciosi.

CERTEZZE

  • Trama curata ed emotivamente coinvolgente
  • Atmosfera post-apocalittica
  • Personaggi a loro modo affascinanti

DUBBI

  • La giocabilità sarà davvero variegata e diversa da altri giochi simili?
  • Il rapporto protettivo fra Joel e Ellie dovrà essere ben implementato all'interno del gameplay