Non sappiamo esattamente da quando è cominciata, ma è cominciata. Stiamo parlando della lenta ma inesorabile invasione dei terafloppisti, dall'unione tra teraflops e ista (dal greco -istēs) sostenitore, videogiocatori interessati prima alla tecnica e poi a tutto il resto. I terafloppisti giocano come tutti gli altri, ma se non lo fanno nel miglior modo possibile, o battendo gli altri in perfomance, non riescono a godersela davvero.
Per questa nuova tipologia di appassionati l'unico videogioco degno è quello col più alto tasso di poligoni per millimetro quadrato, graficamente costretto ad essere più vero del vero perché un approccio più stilizzato non esprimerebbe davvero il concetto più primordiale di potenza. Il fotorealismo è la loro chimera e poco importa se questo taglia le gambe al gameplay. L'importante è urlare "è come un film!" sul primo social che capita sottomano.
Il computer medio
I terafloppisti hanno al loro interno diverse correnti. Ci sono quelli che giocano su PC, la cosiddetta master race, a cui piace pensare di far parte di una élite che viaggia solo sull'ultima GPU in circolazione, quando in realtà il computer medio funziona anche da posacenere e ha il case spalancato da sei mesi perché se chiuso emette un fischio. Diametralmente opposti i terafloppisti da console, così ingenui da essere convinti di aver fatto l'acquisto della vita pagando 500 Euro "er computer da Nasa". Ma così non è, e si sconvolgono pure se l'ultimo titolo di grido si è dovuto accontentare dei malefici 30 fps.
Che poi da quando sarebbero un problema 'sti trenta effeppiesse? Lo standard PAL al quale erano costrette le nostre TV ci ha fatto giocare una vita al rallentatore; capolavori come Gran Turismo 2 e Project Gotham Racing 3, dei racing game, vanno a trenta e non ci siamo mai posti il problema perché erano semplicemente troppo belli per resistergli. Soprattutto, non sempre attivare tutte le funzioni grafiche possibili è la scelta migliore, senza contare che nello sviluppo le risorse hardware ed economiche sono limitate e la coperta è sempre troppo corta. È necessario fare delle scelte e queste cambiano naturalmente a seconda dei casi, a seconda delle esigenze di ogni titolo. I sessanta sono sempre meglio, ma se i trenta danno in cambio cose mai viste e giocate prima a volte è meglio scendere a compromessi, no?
Tutto al max
C'è chi risponderebbe davvero no, e con tutto il diritto. È appunto il terafloppista che probabilmente ha appena sganciato a Nvidia un altro millino. Del resto, avendone le possibilità chi rinuncerebbe ad avere sempre un hardware aggiornatissimo e pieno di lucine? Però non possiamo nemmeno sottovalutare il piacere di avere un PC magari meno potente, ma sui cui si è lavorato bene ed è in grado di difendersi nonostante tutto. Siamo convinti che la maggior parte dei giocatori faccia proprio questo: regola la grafica di gioco in base alle proprie preferenze e non ci pensa più. Se poi la grafica subisce un taglio consistente, si ha una buona scusa per rigiocarci quando verrà aggiornato il computer.
Perché tutti hanno parlato dei trenta frame al secondo di Redfall, mentre nessuno si scandalizza per la fluidità ballerina di Zelda: Tears of the Kingdom? Perché su Redfall in fondo non c'era nulla da dire, mentre il capolavoro Nintendo è ancora oggi un fiume in piena di aneddoti e creatività. D'altra parte, quanto sarebbe bello uno Zelda con la grafica di Forbidden West? Esattamente come sarebbe bello avere un Forbidden West con la profondità degli ultimi Zelda, eppure per alcuni questo aspetto è totalmente ininfluente. È un modo diverso di godere e sfruttare il videogioco, e in fondo non è gran problema. Il vero guaio del fenomeno del trafloppismo è il classismo e proprio in un'epoca in cui potremmo farne praticamente a meno.
Liberi di accontentarci
C'è il terafloppista che infatti non accetta il gioco trasversale, in grado cioè di girare anche sugli hardware più vecchi. È il terafloppista che pretende che l'ultima esclusiva sia solo per chi ha potuto acquistare l'ultima console, anche se il gioco in questione potrebbe farlo senza problemi, o con delle modifiche al ribasso molto più accettabili del dover spendere quello che a volte è quasi un intero stipendio. Ratchet & Clank: Rift Apart gira anche con una 970 e un hard disk meccanico: i dettagli non sono al massimo, la risoluzione è ferma sui 1080 e attraversando i portali più grandi il gioco scatta in transizione per qualche secondo. Non è il massimo, ma è giocabile, e poi in che modo l'accontentarsi di alcuni, danneggerebbe il sollazzo in 4K e ray tracing di altri?
Pensare un gioco anche per gli hardware meno performanti davvero ne limita il gameplay? Un tempo è stato vero, ma oggi è davvero difficile arrivare a quel collo di bottiglia. Flight Simulator gira alla grande su Serie S, ed è uno dei giochi più avanzati dal punto di vista tecnico, se poi dobbiamo pensare a dei gameplay davvero rivoluzionari questi arrivano prevalentemente da giochi che richiedono poco o nulla in quanto a risorse. Dwarf Fortress è in codice Ascii, nemmeno Rimworld e Crusader Kings danno grossi grattacapi, e per quel che riguarda gli action in terza persona misto GDR che vanno per la maggiore, al netto della grafica sempre più pesante propongono dei gameplay che non hanno certo bisogno di altro, oltre a quel che già hanno a disposizione da tempo. Non avere per esempio Returnal su PS4 è un ostacolo in larga parte artificiale per rabbonire i terafloppisti e per spingere PS5, ma è un porting che avrebbe perfettamente senso come ce lo ha giocarci col dettaglio medio e a risoluzione dimezzata sulla versione PC. Perché loro sono liberi di accontentarsi, mentre gli utenti PlayStation no? Se abbiamo potuto attendere un minuto ad ogni game over di Bloodborne, possiamo sopravvivere al possibile minuto di un Returnal old gen.
Polvere e dannati
Da questo punto di vista, considerando il fenomeno del diminishing return e con la probabile crescita esponenziale del cloud, il terrafloppista che tanto brama un futuro quantistico rischia di diventare presto anacronistico perché tutti avranno il massimo, a prescindere dallo strumento utilizzato per giocare. Il che dispiace pure, del resto nella trappola del graficone senza compromessi ci siamo caduti tutti e spesso anche con grande gusto, e poi c'è qualcosa di romantico nello stare sempre con le mani tra cavi, ventole e banchi di RAM, cercando ogni volta di alzare l'asticella delle prestazioni. Raggiungere la fluidità suprema, e ora la grande sfida del raytracing: alla fine anche essere un po' terafloppisti non è così male e sprona i grandi piccoli giochi di oggi, a diventare i grandissimi di domani perché, ammettiamolo, non solo di gameplay vive il videogiocatore.
E voi, siete terafloppisti o meno? Come avrete notato, il nostro team di esperti ha realizzato due loghi che potete liberamente scaricare e utilizzare ovunque vogliate, così da esprimere online (e non solo?) il vostro punto di vista con fermezza e un certo orgoglio. Ma prima di tutto, che siate dannati terafloppisti o noiosi hipster lowpoly, fatevi sentire i nei commenti!
Il termine "terafloppista" è stato inventato da Tombombadillo73 il 21 maggio del 2023.