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Le antagoniste più affascinanti dei videogiochi

Abbiamo deciso di festeggiare l'8 marzo in modo alternativo, per ricordare che non sono soltanto le eroine senza macchia e senza paura a essere intriganti: ecco dunque 5 delle antagoniste più affascinanti dei videogiochi

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   08/03/2020

Antagonisti, boss di fine livello, nemesi: come li si voglia chiamare, sono loro che ci spingono un passo dopo l'altro verso la fine di un videogioco e la loro inevitabile sconfitta ci motiva una volta di più a riprendere in mano il controller e giurare che no, non ci arrenderemo prima di avere visto la conclusione. Rappresentano il filo conduttore della trama, la ragione per cui ci facciamo strada attraverso il pericolo e soprattutto figure che hanno avuto spesso connotati maschili. Cosa possiamo dire invece del gentil sesso? Del fascino smaccato d'una femme fatale? Oggi 8 marzo abbiamo voluto dare spazio all'altro lato della medaglia (senza niente togliere alle protagoniste di spessore), cercare la cupa bellezza delle ombre: una bellezza, tuttavia, che non passa soltanto da un'immagine sensuale fatta di curve formose e sguardo seducente. Anzi, l'aspetto fisico è accessorio, persino ininfluente, perché quando parliamo di antagoniste affascinanti ci riferiamo a quei personaggi il cui carisma va oltre le intenzioni per le quali sono state designate a nemesi del giocatore, regala loro un ruolo altro che non si ferma all'essere cattiva "perché sì". Personaggi tragici, profondi e sfumati, che in queste sfumature ci avvolgono portandoci a sospettare di quel bene perseguito con feroce convincimento. "Senza una storia tutte le tue belle inquadrature e i tuoi fantastici disegni non servono a niente" ha detto Frank Miller e nulla potrebbe descrivere meglio la difficoltà nel creare un personaggio che non sia solo bianco o - nel nostro caso - nero. Un bel volto e un corpo da urlo non rendono un'antagonista affascinante se a sorreggerla non c'è tanto altro, ma anche i videogiochi hanno saputo dare il giusto peso e rispetto alla loro caratterizzazione: ecco dunque cinque fra le antagoniste più affascinanti del mondo videoludico.

Sniper Wolf

"I wasn't waiting to kill people, I was waiting for someone to kill me. A man like you. You're a hero." D'accordo, Sniper Wolf non è nei fatti un boss finale e tuttavia non si può dimenticare l'impatto che, nonostante il ruolo limitato, ha avuto in Metal Gear Solid: se lo scontro con Psycho Mantis può definirsi sorprendente e brillante, quello con la cecchina di FOXHOUND è un colpo al cuore, un crescendo di tensione che si spezza al suono dello sparo con cui si esce vincitori per trasformarsi in una lunga, straziante sequenza cui si pone fine, di nuovo, con un proiettile. Vittima da bambina di disordini geopolitici, testimone della morte di amici e familiari a causa dei bombardamenti nella seconda guerra irachena-curda, Sniper Wolf ha visto in Saladino (Big Boss) l'uomo grazie al quale placare la sua sete di vendetta nei confronti di quella politica mondiale che ha voltato le spalle ai curdi durante il conflitto. Nelle sue parole, prima di morire, scopriamo esserci molto di più di una semplice antagonista da eliminare per avanzare e vendicare, in un certo senso, Meryl.

Sofia Lamb

"Utopia is not a place... but a people. It will exist the moment we are fit to occupy it." Se un'ingiustizia tira l'altra, la guerra è ancora una volta al centro di ciò che ha spinto Sofia Lamb a divenire leader di un vero e proprio culto religioso: antagonista principale di BioShock 2, sostituisce Andrew Ryan al controllo di Rapture dopo gli eventi del primo gioco. Cresciuta dalla tenera età con il padre, dal quale apprende l'ideale utilitaristico del bene superiore che sarà alla base della sempre più crescente presa sui cittadini di Rapture, Sofia ha vissuto sulla propria pelle i bombardamenti di Hiroshima nel corso della Seconda Guerra Mondiale, perdendo alcuni dei suoi più cari amici per poi scoprire, sconvolta, che gli Stati Uniti avevano sfruttato il suo altruistico ideale di bene superiore per giustificare i bombardamenti. Si è convinta che il mondo fosse condannato all'autodistruzione e ha acconsentito all'offerta di Andrew Ryan in qualità di consulente per i cittadini di Rapture. Forte della specializzazione in psicologia, Sofia fa sempre più presa sulla popolazione e Ryan decide di incastrarla per liberarsene, facendola imprigionare: è l'inizio della sua vera ascesa ma il suo destino dipenderà dalle scelte del giocatore.

Sarah Kerrigan

"You know, Admiral, I think I'll just massacre your remaining troops and watch you die in agony. How would that be?" Nulla è più tragico di un eroe caduto che si vota al male: è una delle soluzioni narrative più longeve nella letteratura, nel cinema e nei videogiochi stessi. Sarah Kerrigan, nota come la Regina delle Lame, è fra quelli di maggior spicco in tal senso: soldatessa dalle grandi abilità psichiche, personaggio principale di Starcraft, è tradita e abbandonata a morire per mano dello sciame alieno Zerg dal capo ribelle Arcturus Mengsk. Viene tuttavia catturata e il suo codice genetico riscritto in modo da trasformarla in un ibrido umano-Zerg che diventerà con il tempo una incontrollabile furia di conquista e distruzione. Conserva i ricordi della sua vita passata ma la devozione verso lo sciame è totale, alimentata da un odio insanabile nei confronti di Mengsk. Fredda, calma e calcolatrice viene ben presto riconosciuta una delle forze più temibili e temute della galassia.

Sylvanas Windrunner

"Life is pain. Hope fails." Similmente a Sarah Kerrigan, anche Sylvanas Windrunner è un personaggio frutto di un tragico passato e tormentata dai suoi stessi demoni, i cui anni di sofferenza sono culminati nella decisione in casa Blizzard di trasformarla in un vero e proprio nemico. Uccisa da Arthas Menethil durante la Terza Guerra e da lui mutata in una banshee soggiogata al suo volere, Sylvanas è uno dei personaggi più popolari tra i fan di World of Warcraft che non hanno molto benvisto il genocidio da lei perpetrato ai danni degli elfi della notte. Personaggio complesso, dalle intenzioni sempre ambigue e capace di azioni che altri leader troverebbero discutibili, respira tragedia a ogni passo: costretta ad assistere impotente mentre la sua terra cadeva vittima del Flagello, cerca di suicidarsi dopo la morte del Re dei Lich ma viene ancora una volta obbligata a una decisione impossibile tra eterna agonia o tornare in vita e guidare i Reietti, che senza di lei sarebbero andati incontro alla distruzione... Insomma, Sylvanas è quel personaggio che pur non facendosi problemi a sporcarsi le mani se e quando necessario, ha fatto breccia nel cuore degli appassionati grazie alla sua determinazione a volere sopravvivere contro ogni previsione. Conoscere la sua storia ci consente di provare empatia per lei, sperare trovi un modo per vincere i propri demoni.

The Boss

"One must die and one must live." Torniamo ancora una volta in zona Hideo Kojima con Metal Gear Solid 3: Snake Eater, dove sono affrontate le origini di Big Boss. Giovane soldato addestrato dalla leggendaria The Boss, è da lei che viene tradito durante la sua prima missione sul campo dando vita a uno dei rapporti mentore/allievo più profondi e toccanti mai visti. Personaggio il cui vero scopo non è mai chiaro se non alla fine del gioco, è l'antagonista tra i più drammatici e meglio costruiti della saga: il combattimento finale non è solo evocativo, per premesse e svolgimento, ma straziante quando il gioco non fa il lavoro sporco al posto nostro come con Sniper Wolf. Siamo portati a premere il grilletto, in una scena che rimanda al primo MGS ma lo supera in termini di potenza narrativa: a maggior ragione nel sapere perché siamo costretti a farlo - e no, concludere il gioco è soltanto un aspetto secondario.