Ogni Assassin's Creed fa discutere. È inevitabile, si tratta di una serie da milioni di copie piazzate, troppo famosa per venire ignorata e così importante per Ubisoft da non poter essere abbandonata: quando un marchio raggiunge tali livelli di notorietà va rinnovato costantemente, e farlo può condurre tanto a risultati straordinari quanto a pesanti cadute di stile. Origins ha rappresentato un picco importante, fondendo degnamente una ambientazione tra le più affascinanti mai proposte dai team del colosso francese e un gameplay parzialmente rinnovato, in cui si è tentato di trasportare al meglio le basi degli Assassin's Creed all'interno di una struttura da action open world classico (con una spruzzata di elementi GdR ormai quasi inevitabile in giochi di questa tipologia). Era dunque prevedibile che Odyssey - programmato da molteplici team di Ubisoft in parallelo proprio al titolo appena citato - avrebbe assorbito svariate caratteristiche dal suo "fratellone". Gli sviluppatori del gioco però, non hanno voluto accettare in silenzio le urla di chi li accusava di scopiazzare, e hanno deciso di chiamare la stampa a Parigi per un'ultima prova prima della recensione, atta a dimostrare che Odyssey non è una semplice versione aggiornata di Origins ma un capitolo della serie abbastanza unico da venir ricordato in futuro. Noi eravamo tra i presenti all'evento, e ora siamo pronti a dirvi se sia o meno il caso di credergli.
Questa (non) è Sparta
Odyssey abbandona il limaccioso corso del Nilo per le splendide coste della Grecia, ma anche se il protagonista (o "la" protagonista, a seconda della vostra scelta iniziale) è spartano, inizia su di un'isola nelle vicinanze della dimora di Ulisse, che serve comprensibilmente da "zona introduttiva" ove apprendere tutte le meccaniche di base e le novità del sistema. Novità che, rispetto ad Assassin's Creed Origins, sarebbero piuttosto limitate se non fosse per l'inserimento di una parata istantanea durante i combattimenti (che permette di eseguire delle contromosse devastanti), e per la scomparsa delle abilità specifiche delle armi in favore di tecniche apprendibili nei vari rami di sviluppo del proprio alter ego. I nuovi poteri, peraltro, sono equipaggiabili a piacere in un menu a scelta rapida, e non si limitano a semplici manovre aggiuntive da usare negli scontri: vanno da cure ad attacchi dagli effetti mistici, e la loro potenza è tale da poter ribaltare completamente una battaglia. Il fatto che adoperino la stessa barra dell'adrenalina delle vecchie esecuzioni (disponibili anche qui, ma non immediatamente) ne limita l'utilizzo, ma meno di quanto possiate credere. Alexios e Kassandra sono delle macchine da guerra, infinitamente più pericolose di Ezio, Altair, o qualunque altro assassino apparso prima di loro.
È una scelta di design strana quella fatta dagli sviluppatori di Ubisoft Quebec. Da un lato rende il combattimento di Odyssey una bestia completamente diversa rispetto al diretto predecessore: più rapido, imprevedibile e spassoso, grazie alla possibilità di ripulire intere fortezze con un misto di calci al petto presi di peso da 300, super scatti, frecce potenti come fucilate e una lunga lista di altre amenità; dall'altro sbilancia completamente un sistema già non rifinitissimo, e permette di rivoltare l'intelligenza artificiale come un calzino (oltre a rendere le fasi stealth quasi accessorie). E non fraintendeteci, non è una cosa negativa, perché la progressione del protagonista è più rapida rispetto ad Origins, e i tempi morti della campagna sono stati completamente eliminati, per un aumento del divertimento generale non indifferente; tuttavia siamo sicuri che molti puristi della serie non apprezzeranno l'andazzo generale, preferendo le limitazioni più assennate di Origins e dei capitoli precedenti. Noi, in tutta sincerità abbiamo gradito i cambiamenti, eppure ci rendiamo perfettamente conto delle possibili magagne che comportano.
Una storia diversa dal solito
Non sono comunque le battaglie l'elemento più unico di questo nuovo Assassin's Creed: la narrativa sembra essere la vera protagonista. E ascoltateci prima di storcere il naso, perché se da una parte il livello generale della sceneggiatura non sembra aver fatto passi da gigante, lo stesso non si può dire per i dialoghi, nettamente più curati rispetto al passato, anche in virtù di un enorme cambiamento: una trama con finali multipli e scelte che modificano effettivamente gli eventi. Esatto, avete capito bene: in Assassin's Creed Odyssey le decisioni prese durante le missioni contano, e possono portare alla morte di personaggi cruciali, o persino alla totale rovina di certe location. Inoltre Alexios e Kassandra non sono più limitati a soluzioni "consone" per un assassino e, pur mantenendo alcune caratteristiche caratteriali fisse, possono comportarsi anche in modo spiccatamente crudele.
E a questo punto voi sarete giustamente dubbiosi, perché non è una passeggiata coniugare una storia dotata di una tale variabilità al background complesso della serie Assassin's Creed. In Odyssey però la cosa potrebbe funzionare, poiché il capitolo di Ubisoft Quebec dà l'impressione di essere realmente una controparte narrativa di Origins - che probabilmente racconta l'origine dell'ordine, laddove la storia di Bayek raccontava quella degli assassini - e durante le prime fasi si notano alcuni espedienti facilmente utilizzabili per riportare il tutto in carreggiata se il giocatore dovesse prendersi troppe libertà (non vogliamo rischiare spoiler, ma alcuni sviluppi futuri della trama sono ovvi fin dalle prime ore). Strada segnata o meno, ad ogni modo, è bello poter finalmente interpretare a piacimento uno dei personaggi primari della serie, così come è interessante notare dei netti cambiamenti delle missioni disponibili in base alla modalità di completamento delle quest.
Altre sorprese? Beh, qualcuna c'è, a partire da un ritorno in pompa magna delle battaglie navali, molto più centrali qui rispetto al predecessore. Alexios (o Kassandra, lo ripetiamo) ha infatti quasi subito a disposizione una ciurma di marinai e una nave che può venir potenziata con i materiali raccolti, reclutando soldati storditi durante le missioni (questi hanno una rarità variabile e bonus passivi differenziati) o completando certe quest. Tale complessità si trasla anche al sistema di loot, grazie a incisioni sulle armi che ne modificano pesantemente le caratteristiche e ad armature dai bonus più significativi rispetto al passato. Tornano persino i cacciatori di taglie, collegati a una misteriosa arena che non abbiamo avuto modo di raggiungere e incredibilmente fastidiosi durante le missioni (se siete nei loro paraggi iniziano a correre in modo innaturale e vi beccano praticamente sempre, come accadeva in Origins), ma se non altro le loro taglie possono venir pagate comodamente nel menu della mappa, così da evitare incidenti durante le fasi più ardue. Insomma, sia da un punto di vista dei contenuti che tecnico siamo davanti a una sorta di versione sotto droghe pesanti di Origins, che punta tutto sulla spettacolarità, su un'ambientazione greca dai colori sgargianti e sulla presenza delle scelte multiple. Una scommessa ben più temeraria di quanto credessimo.
Assassin's Creed Odyssey non è una semplice total conversion di Origins: è l'Assassin's Creed più matto, esagerato e imprevedibile che abbiamo mai giocato, e le scelte fatte dagli sviluppatori sembrano aver aumentato sensibilmente il divertimento generale dell'esperienza. Detto questo, gli sbilanciamenti legati ai poteri dei protagonisti, le scelte multiple e la presenza delle solite magagne tecniche potrebbero creare discrepanze pesanti, oltre che infastidire i puristi della saga. Davvero difficile dire se l'intuizione di Ubisoft pagherà, ma di sicuro siamo molto incuriositi dopo la nostra lunga prova parigina.
CERTEZZE
- Scelte multiple che finalmente influenzano la trama
- Ambientazione splendida
- L'assassin's Creed più eccessivo e folle a cui abbiamo mai giocato...
DUBBI
- ...ma anche quello più sbilanciato e imprevedibile in assoluto
- Intelligenza artificiale non brillante
- Qualità della storia tutta da valutare