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Diablo Immortal, il provato dal BlizzCon

Il nuovo Diablo è realtà, solo che è un gioco mobile: abbiamo provato il titolo più controverso di Blizzard

PROVATO di Christian Colli e Tommaso Valentini   —   03/11/2018

Diablo IV si farà: è in sviluppo, ma Blizzard non si sentiva pronta a svelarlo al mondo intero. In sintesi, è questo che dovrebbe spiegare il grande assente al BlizzCon 2018, un annuncio che in molti si aspettavano e che i ragazzi di Irvine avevano ufficialmente smentito qualche tempo fa. I segnali, tuttavia, erano stati troppi e i fan avevano cominciato a credere che ci fosse qualcosa sotto e che se non fosse stato Diablo IV allora sarebbe stata la vociferata - e attesissima - rimasterizzazione di Diablo II. L'annuncio di Warcraft III Reforged ha soltanto alimentato il fuoco della speranza, ma poi sul palco è salito Wyatt Cheng che ha annunciato Diablo Immortal, uno spin-off per sistemi mobile che uscirà presumibilmente nel 2019. E poi... basta. Cheng ha ringraziato e ha chiuso la cerimonia di apertura. Niente teaser di Diablo IV. Niente Diablo II rimasterizzato. Solo un titolo mobile, pensato per far presa su un pubblico nuovo e casual, annunciato a un evento cui partecipano praticamente soltanto i grandi fan di Blizzard. Ed è stata subito polemica.

Che cos'è Diablo Immortal?

La prima cosa che bisogna precisare è che Diablo Immortal non è soltanto farina del sacco di Blizzard. Il gioco è stato sviluppato principalmente da NetEaseGames, un'azienda cinese nota soprattutto per aver pubblicato diversi action game per sistemi mobile davvero molto simili tra loro. I detective di Internet si sono subito messi in azione e hanno scoperto che, sì, in effetti anche Diablo Immortal condivide non pochi elementi a schermo con altri titoli NetEase e in particolare con Crusaders of Light, il quale a sua volta trae evidente ispirazione da altri prodotti Blizzard, in un circolo vizioso che ha fatto storcere il naso a non pochi fan. Diablo Immortal appartiene dunque a quella categoria di action adventure scacciapensieri per telefoni cellulari che mescolano l'esperienza single player con una modalità multigiocatore che ricorda molto gli MMORPG. In Diablo Immortal, infatti, dovremo esplorare alcune aree accessibili anche ad altri giocatori in cui potremo imbatterci e che potremo decidere di ignorare o di invitare nel nostro gruppo.

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Il team del giocatore può contare fino a un massimo di sei compagni con cui affrontare i mostri che si annidano nelle terre di Sanctuarium. Sotto questo punto di vista, Diablo Immortal si rivela essere uno spin-off legato però in maniera importante allo storico franchise Blizzard: il gioco infatti si posiziona tra Diablo II e Diablo III e ci racconta cos'è successo cinque anni dopo la distruzione della Worldstone. Inizialmente Diablo Immortal vanterà almeno otto mappe pubbliche - che includono una capitale o hub, Cuor della Marca - e svariati dungeon per quattro giocatori che offriranno sfide più articolate: in questi scenari, idealmente simili ai Varchi di Diablo III, i nemici non si rigenerano e i boss scriptati obbligheranno i giocatori a usare la testa e a imparare alcune dinamiche di gioco che ricordano World of Warcraft. Blizzard intende espandere Diablo Immortal nel tempo, magari aggiungendo altre classi alle prime sei - Maga, Barbaro, Monaco, Crociata, Cacciatrice di demoni e Necromante - e altre feature come la modalità Hardcore.

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Nonostante i buoni propositi dei ragazzi di Irvine, però, Diablo Immortal ha ricevuto un'accoglienza a dir poco gelida, per non dire ostile. La presentazione del gioco e il successivo palco dedicato all'approfondimento dello stesso sono stati punteggiati da silenzi imbarazzati, scenette di forzato entusiasmo e piccole polemiche che al BlizzCon non si erano mai viste. Uno spettatore, a un certo punto, ha addirittura chiesto se si trattasse di un pesce d'aprile fuori stagione, mettendo fortemente a disagio lo stesso Cheng. Un altro ancora ha domandato se è prevista una conversione per PC: la risposta negativa ha suscitato un coro di proteste da parte del pubblico e la conseguente domanda piccata di uno dei senior designer che ha chiesto, sarcasticamente, se chi si lamentava non avesse il cellulare. Sui social, intanto, la situazione è precipitata alla svelta. Il grande pubblico anonimo del web ha bocciato i trailer tempestandoli di valutazioni negative su YouTube, mentre sui forum addirittura qualche community manager di Diablo si è cautamente espresso a sfavore del nuovo titolo. Ma la vera domanda a questo punto è: questo Diablo Immortal è divertente come i precedenti?

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Ma alla fine, il gameplay funziona?

Dopo tutte le polemiche, le eventuali perplessità e le incertezze è anche giusto dare spazio ad una prova del titolo, che non possiamo certo definire approfondita o esaustiva, ma quantomeno in grado di darci una buona panoramica su quello che in realtà ci attende in Diablo Immortal. Nella sala stampa a noi dedicata, così come sullo showfloor troneggiavano in bela evidenza i Samsung Note, pronti a farsi utilizzare nel tentativo di capire se questa nuova iterazione del franchise demoniaco potrebbe avere qualche speranza di sfondare sul mercato. Ci siamo avvicinati alla produzione, nonostante tutto, con buone aspettative perché Diablo in mobilità, come ha dimostrato Diablo III: Eternal Collection su Switch, in realtà funziona estremamente bene, e le vere paure dovrebbero derivare solo da un'eventuale gestione scellerata del modello di business. Si prende dunque in mano il dispositivo e la demo, della durata di circa dieci minuti e si apre con la selezione di tre classi eroiche al momento disponibili: Barbaro, Monaco e Mago, senza alcuna possibilità di personalizzazione o modifica. Poco male, visto che non è mai stato uno dei parametri essenziali di Diablo. Ci lanciamo dunque all'avventura e il primo impatto è sicuramente positivo: Deckard Cain ci sta aspettando per assegnarci la prima quest ed ha il classico punto esclamativo dorato sopra la testa mentre intorno a noi un'aura cupa sembra volerci stringere in un abbraccio mortale.

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A guardarlo di sfuggita Diablo Immortal sembra proprio il Diablo a cui siamo abituati, con quello stesso sapore gotico e quello stile unico dettato dalla produzione Blizzard. È insomma un grosso punto a favore del titolo visto che, prima di tutto, è questo che ci aspettavamo e volevamo. Ci iniziamo a muovere dunque per una mappa lineare ma ben strutturata, con nemici che compaiono in ogni dove e popolano lo schermo rapidamente: ne escono un po' di tutti i tipi ma sono tutti nemici che siamo abituati a vedere nelle nostre scorribande e che ormai conosciamo a menadito. Non morti e demoni affollano i corridoi mentre ci muoviamo con naturalezza mollando fendenti a destra e a manca. Ci vuole molto poco prima che la demo metta a disposizione quattro abilità, da utilizzare a nostro piacimento e limitate unicamente da una serie di cooldown. Niente risorse secondarie da sfruttare quindi ma solo un timer da tenere sotto controllo per evitare lo spam forsennato delle skill più distruttive. Le abilità riprendono ovviamente quelle di Diablo III, anche se hanno alcune variazioni atte a renderle più semplici ed efficaci: la carica ad esempio sbalza tutti in linea retta e il turbine ci permette di muoverci passando attraverso i nemici senza problemi. Si gioca a Diablo, insomma, si uccidono nemici e si raccolgono oggetti e denaro che poi serviranno probabilmente per potenziarsi ulteriormente attraverso menù specifici. Una mera supposizione al momento visto che tutto il reparto di crescita e sviluppo del personaggio risultava bloccato, così come quello di personalizzazione delle abilità o di eventuali build.

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Non ci resta dunque che parlare della struttura di gioco che, dopo la prima parte in single player, si apre e ci catapulta automaticamente in una regione popolata da altri aspiranti salvatori del mondo, ognuno allo stesso punto della missione e tutti intenti a farmare. Qui le cose si fanno più interessanti visto che l'interazione delle abilità dei personaggi si incastra bene e, anche su mobile, è possibile dare vita a combo di diversa natura, esattamente come su PC, tra stun e colpi ad area continuati. Le cose si fanno ancora più serie e interessanti quando, quasi per caso, raggiungiamo l'entrata del primo dungeon ove ci viene offerta la possibilità di continuare in solitaria o di formare un gruppo. Vista la voglia di sperimentare ci buttiamo in missione con altri due compagni d'arme e con loro ci spingiamo senza troppe novità o sorprese al boss di fine istanza: un demone a cavallo inedito ma dal set di mosse abbastanza complesso e articolato. Ci si deve dunque spostare velocemente dall'area degli effetti e farlo con tempismo assicura sostanzialmente di uscire vivi dal combattimento. Sebbene fosse una semplice demo infatti, e non avessimo la minima idea di come l'equipaggiamento influisca in termini di semplificazione degli incontri, la battaglia è stata piuttosto lunghe e se non fosse stato per le pozioni di cura infinite, anch'esse moderate dal cooldown saremmo probabilmente morti almeno un paio di volte. Il bilanciamento tuttavia sembra per ora essere adeguato, una giusta via di mezzo tra il farming più spinto e una sfida degna di questo nome durante gli scontri più significativi. Tecnicamente non possiamo che tesserne le lodi invece con una framerate stabile e una quantità di effetti nettamente superiore a qualsiasi della altre produzioni con cui questo Diablo Immortal può essere paragonato.

Diablo Immortal

Diablo Immortal non nasce sicuramente sotto una stella fortunata e verrà ricordato negli anni come l'annuncio più criticato qui al Blizzcon. Non è però colpa del gioco che quello che deve fare lo fa in maniera egregia, quantomeno per quanto mostrato durante la breve demo californiana. A destare dubbi eventualmente, è l'oscura questione del sistema di monetizzazione e delle eventuali microtransazioni, per un progetto che rischia letteralmente di esplodere nelle mani di Blizzard e su cui gli occhi sono tutti puntati ora. Prima di decretare fallimentare il titolo, quindi, il nostro consiglio è di aspettare quantomeno una versione più completa e sostanziosa, se non altro per poter parlare con cognizione di causa. Se insomma volete credere in questo Diablo Immortal per ora potete stare tranquilli perché le basi per fare bene ci sono, ne riparleremo tra qualche mese.

CERTEZZE

  • Il feeling di Diablo c'è tutto
  • Diablo in mobilità funziona in maniera eccellente
  • Controlli comodi e responsivi

DUBBI

  • Internet ne ha già deciso la sorte
  • L'alone delle microtransazioni spaventa un po' tutti