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I peggiori mondi dei videogiochi nei quali vivere

Oltre a cinema e letteratura, anche i videogiochi hanno spesso immaginato futuri dai contorni tetri: vediamo quali sono alcuni di quelli da non augurarsi mai.

VIDEO di Diego Trovarelli   —   26/03/2022

"Cosa accadrebbe se...?". Ci soffermiamo di rado a pensarci, ma nel corso della storia nessuno strumento si è dimostrato migliore del buon vecchio "what if...?" come alleato dei narratori. Film, libri, leggende, favole, persino barzellette... i pattern alla base dell'impianto narrativo di un racconto sono via via sempre gli stessi, tuttavia è al momento di dar vita a un'idea nuova che la fantasia umana finisce per viaggiare e aggrapparsi al collaudatissimo "E se un giorno succedesse che...?".

Il distopico è certamente tra i generi che più hanno beneficiato di questo meccanismo, con i suoi futuri inquietanti che spesso e volentieri si trasformano in incubi. Tra cinema e letteratura gli esempi di anti-utopie si sprecano, ma l'universo dei videogiochi non è da meno in quanto a ipotesi di scenari angoscianti.

Facciamo quindi una piccola panoramica per vedere insieme quali sono i peggiori mondi dei videogiochi nei quali vivere, ovvero quelle prospettive da non augurarsi davvero mai.

Half-Life 2 (2004)

Quando si menziona Half-Life c'è da togliersi il cappello, portare la mano sul cuore, chiudere gli occhi e recitare sottovoce un sentito ringraziamento nei confronti del santo patrono dei videogiochi, chiunque egli sia.

Se il primo capitolo ha avuto l'indubbio merito d'inserire un solido comparto narrativo in un genere in cui il diktat era innanzitutto "spegnere il cervello", con Half-Life 2, Valve ha spostato i propri limiti in un territorio fino ad allora inesplorato, sia dal punto di vista delle ambientazioni che della straordinaria gestione della fisica. L'opprimente City 17 è ancora oggi uno dei migliori e più disturbanti esempi di controllo dittatoriale rappresentato in un videogioco, con i suoi percorsi obbligati, le sue recinzioni invalicabili e le sue guardie pronte a manganellarci senza troppi complimenti.

La città-prigione eretta dai Combine è un luogo senz'anima di orwelliana memoria, un occhio che non dorme mai e che veglia di continuo su Gordon Freeman e sugli altri prigionieri, trasmettendo a ogni angolo un costante senso di sopraffazione. Siamo di fronte a un'opera entrata di diritto nel mito, anche per merito di eventi leggendari come il furto del codice sorgente a un paio di mesi dal lancio sul mercato che ne ritardò l'uscita di un anno; un titolo che probabilmente è ancora oggi il miglior FPS della storia.

E non provate a fare "no" con la testa, guardate che vi vedo.

Detroit: Become Human (2018)

Kara è uno degli androidi protagonisti dei Detroit: Become Human
Kara è uno degli androidi protagonisti dei Detroit: Become Human

E se le macchine cominciassero a provare emozioni e rivendicassero diritti con le buone o con le cattive?

Nonostante non abbia la potenza narrativa di Heavy Rain, Detroit: Become Human mette in scena un dilemma morale molto interessante, con la consueta struttura basata su scelte e bivi che da sempre contraddistingue i prodotti di David Cage. Nel 2038 gli androidi vivono a stretto contatto con gli esseri umani in un rapporto da "servitore e padrone", e sono talmente perfezionati da risultare indistinguibili dagli uomini. Agli indubbi benefici si affiancano però ripercussioni sociali drammatiche, con gran parte della popolazione di Detroit che ha perso il lavoro proprio a causa della maggiore efficienza dei robot. Lo scontro appare inevitabile, insomma.

L'opera di Cage si diverte a fare sue quelle leggi della robotica tanto care ad Asimov, e sotto la luccicante superficie di un futuro domotico, mette sul banco degli imputati lo stesso essere umano e il suo potere, affrontando tematiche, purtroppo sempreverdi, come la schiavitù, il razzismo e la ghettizzazione del diverso.

Un mondo in cui la macchina del caffè si rifiuta di farci un espresso appena svegli. Brrr meglio non pensarci.

Wolfenstein: The New Order (2014)

Wolfenstein: The New Order prova a immaginare un mondo sotto il completo dominio nazista
Wolfenstein: The New Order prova a immaginare un mondo sotto il completo dominio nazista

Da Asimov a Philip K. Dick, il passo dell'oca è breve. L'ucronia ipotizzata da Bethesda con Wolfenstein: The New Order è in tutto e per tutto simile all'inferno immaginato dal geniale scrittore americano ne "La svastica sul sole".

Grazie all'uso di tecnologie avveniristiche sul piano bellico, la Germania è riuscita a incanalare le sorti della Seconda Guerra Mondiale a proprio favore. Risultato: un pianeta Terra schiacciato dal giogo nazista; un dominio che si estende ben oltre il vecchio continente e che arriva a raggiungere addirittura la Luna, conseguenza di una folle smania espansionistica. Il nostro compito è ricompattare i brandelli di quella che era la Resistenza, e cercare di avanzare verso una rivolta contro il regime così da restituire al mondo libertà e uguaglianza. Che volete che sia?

La struttura narrativa di The New Order si appoggia quindi su una paura profondamente sedimentata nella mente di ogni essere umano, su una deformazione del passato in grado di generare uno degli scenari più spaventosi che si possano immaginare.

Bioshock (2007)

Chi non sognerebbe una città libera da ogni forma di oppressione politica e religiosa, e che promette di riconoscere il valore di ogni singolo individuo? Semplice: chiunque abbia giocato Bioshock.

La distopia targata Irrational Games ci porta a Rapture, città subacquea fondata dal visionario Andrew Ryan che ha come obiettivo quello di riunire pochi eletti, preservandoli dai gretti poteri che macchiano la società in superficie. Una visione idilliaca che ben presto però implode, dando vita a un turbine di violenza e spietate lotte per la supremazia che si rivoltano proprio contro il suo creatore. A complicare le cose, intervengono anche mutazioni genetiche che hanno reso gli abitanti di questa oasi di felicità non proprio degli amiconi con cui andare a mangiare una pizza.

Con le sue lampanti storture sociali, Bioshock è una dissertazione sulla cieca obbedienza dell'uomo agli ordini che gli vengono impartiti, e una sagace critica alle sue fantasie megalomani destinate inevitabilmente a fallire nel peggiore dei modi.

Fallout 3 (2008)

La desolazione che si respira in Fallout 3 è opprimente
La desolazione che si respira in Fallout 3 è opprimente

Guerra, desolazione, radiazioni, bunker... Non so, altro?! Con Fallout 3 i ragazzi di Bethesda si danno insomma all'ottimismo più sfrenato, tratteggiando uno scenario post-apocalittico di raro squallore.

Dopo aver sfiorato l'estinzione a causa di un conflitto nucleare scoppiato un paio di secoli prima, nel 2277 buona parte dell'umanità si nasconde nei cosiddetti Vault, ermetici rifugi progettati per contrastare il contraccolpo radioattivo, dove, in teoria, nessuno può uscire né entrare. Già, "in teoria", perché noi, incuranti dei rischi, avremo la geniale idea di partire alla ricerca di un padre scomparso in circostanze poco chiare; un viaggio attraverso la devastazione, in cui una scenografia in rovina ma incredibilmente ispirata la fa da padrone.

Il pericolo atomico e le sue drammatiche conseguenze aleggiano su edifici sventrati dalle esplosioni e su quello che rimane d'infrastrutture di uso comune, dando vita così a una delle rappresentazioni più spietate di quello che è forse il timore più profondo dell'uomo dal secondo dopoguerra in poi.

Papers, Please (2013)

In Papers, Please grava su di noi un'importante responsabilità
In Papers, Please grava su di noi un'importante responsabilità

Se per un videogiocatore appare già un incubo dover ripetere ancora e ancora le stesse azioni in un gioco, la distopia proposta da Papers, Please allora è doppiamente efficace.

All'inizio degli anni '80, Arstotzka, una fittizia nazione comunista dell'est Europa, è ai ferri corti con uno Stato confinante, situazione che genera inevitabilmente tensioni e diffidenza. Nel grigio ruolo di un ispettore presso un checkpoint di frontiera, abbiamo il compito di controllare i documenti di tutti coloro che intendono entrare nella nostra madrepatria. Solo questo.

Un incarico apparentemente noioso in cambio di un salario statale, ma che si rivela tutt'altro che piatto, ponendoci di fronte al pericolo d'ingresso nel Paese da parte di spie, cospiratori e criminali, mescolati tra i disgraziati autentici. Rimanere ligi al dovere oppure chiudere un occhio? Indulgenza nei confronti della povera gente o rigore a tutti i costi? L'inusuale opera di Lucas Pope è un piccolo, a tratti scoraggiante, saggio sul ruolo della burocrazia e sulla spersonalizzazione dell'individuo, che è di fatto solo e impotente al cospetto delle istituzioni.

A proposito, ce l'avete l'autorizzazione per leggere questo articolo? GUARDIE!

The Last of Us (2013)

È difficile pensare alla parola "distopia" senza far correre la mente a The Last of Us. Sin dall'uscita del primo capitolo nel 2013, la serie capolavoro Naughty Dog si è imposta come rappresentazione anti-utopica per eccellenza, forte di una struttura narrativa granitica e di un design dei personaggi memorabile.

Nel 2033 il fungo Cordyceps ha di fatto decimato la popolazione degli Stati Uniti che ormai vive in sorvegliate zone di quarantena altamente militarizzate: è questo il contesto in cui il burbero Joel ed Ellie affrontano il loro viaggio di formazione da Boston a Salt Lake City. L'odissea on the road dei due protagonisti è un processo alle certezze dell'animo umano inaridite da una pandemia; un percorso che si fa metafora di maturazione, di ricerca di un futuro migliore e di speranza, in un mondo in cui non sembra esserne rimasta nemmeno un po'.

Il contesto da "mors tua vita mea", figlio di una crisi su larga scala causata da una malattia, ha flirtato spesso con storyteller e autori: da Stephen King e il suo colossale "L'ombra dello scorpione" a "Zona uno" del Premio Pulitzer Colson Whitehead, passando per Richard Matheson, a cui dobbiamo "Io sono leggenda". Brillanti esempi di letteratura distopica che, assieme a "La strada" di Cormac McCarthy, condividono con The Last of Us atmosfere e senso di scoramento, componente immancabile in ogni incubo che si rispetti.

Ovviamente abbiamo tralasciato tantissime altre contro-utopie videoludiche ed è qui che entrate in gioco voi: diteci le vostre preferite nei commenti qui sotto.