Alzi la mano chi, tornando a casa da scuola, si piazzava davanti al televisore per guardare Dragon Ball? Se la vostra mano è abbassata come la mia, non disperate, non c'è nulla di sbagliato in voi. Magari avevate altri interessi o, come me, siete venuti a conoscenza delle avventure di Goku e compagnia attraverso altri media, come i videogiochi, o i manga, o le carte collezionabili e gli innumerevoli ammennicoli che si potevano trovare in edicola. Ma una cosa è certa: l'opera mastodontica del fu Akira Toriyama ha saputo imporsi nella memoria collettiva e nell'immaginario culturale di miliardi di persone.
E quest'oggi ne celebriamo una porzione; quella che pare una piccola virgola, ma che, in realtà, è una parte fondamentale della nostra esperienza con questi e altri prodotti audiovisivi: la colonna sonora dei videogiochi di Dragon Ball che hanno segnato l'infanzia di molti.
Evoluzione musicale
La storia dietro la colonna sonora delle varie serie animate di Dragon Ball è lunga e tormentata, segnata da temi iconici, riarrangiamenti per i mercati esteri e casi da tribunale, decisamente troppo da sviscerare in questa sede. Ma di un elemento possiamo servirci: l'evoluzione musicale che i vari archi narrativi dell'anime hanno visto negli anni.
Senza prendere in considerazione le sigle iniziali, sempre molto incalzanti e accompagnate anche vocalmente, le colonne sonore che si sono susseguite nel tempo (realizzate da compositori differenti e, quindi, ognuna con una propria peculiarità di fondo), mostrano un percorso che parte dai più tradizionali approdi orchestrali per poi mutare, man mano, in uno stile sempre più vicino alla musica commerciale, abbracciando appieno la vena rock emanata già dai temi di apertura. Allo stesso modo, le colonne sonore dei videogiochi si evolvono assieme alla serie, ma anche in base alle disponibilità tecniche dei vari dispositivi sui quali si trovano a girare.
L’era NES
Nonostante le avventure di Dragon Ball in ambito videoludico non inizino sul Nintendo Entertainment System, è da qui che il franchise comincia a lanciare i primi calci. Dragon Ball: Shenlong no Nazo (conosciuto negli Stati Uniti come Dragon Power, per via di tutto un rifacimento che ha portato il gioco a non presentare praticamente nessun elemento che si potesse ricondurre al marchio originale) ha aperto le danze su NES, seguito da altri sette titoli che hanno raramente abbandonato le coste giapponesi.
In questa prima infornata, le qualità musicali sono quelle che ci si potrebbe aspettare da un sistema basato sull'8-bit: arrangiamenti molto semplici, che condividono tanto con la tradizione musicale giapponese più classica, ma anche con quanto Nintendo stava realizzando a livello videoludico (una parabola, questa, facilmente individuabile se si passa dal primo gioco per NES sopracitato all'ultimo pubblicato sulla stessa piattaforma, Dragon Ball Z Gaiden: Saiyajin Zetsumetsu Keikaku).
I picchiaduro del Super Nintendo
È con l'arrivo su SNES che il franchise subisce una svolta considerevole. Questo perché, dall'impostazione a gioco di carte della maggior parte dei capitoli per NES, si passa a un approccio più combattivo. Dragon Ball incontra il picchiaduro. Così, nascono serie come Super Butōden, che arrivano, all'infuori del Giappone, solo in Francia e Spagna (e che il sottoscritto ha avuto la fortuna di giocare unicamente perché un santo vicino che abitava a Nizza ha deciso di regalarmi le due console Nintendo del figlio, ormai adulto, assieme a un numero di videogiochi smisurato, tutti rigorosamente in francese).
Qui, si assiste a un salto dall'8-bit al 16-bit, cosa che porta le colonne sonore ad avere una maggiore complessità di fondo, espandendone gli orizzonti espressivi. I battiti del cuore all'inizio di Ultimate Menace con i primi piani in penombra di Majin Vegeta e Goku "fusi" da una dissolvenza incrociata riescono a veicolare ancora oggi quel senso di tensione e incertezza che investiva i giocatori a ogni accensione.
La svolta tridimensionale
Siamo alle soglie del nuovo millennio quando la grafica 3D sbarca nelle case di migliaia di famiglie. Nonostante le incursioni su Sega Saturn, quelle sulla prima PlayStation sono rimaste maggiormente nella memoria dei videogiocatori. Tra queste rientra sicuramente Dragon Ball Z: Ultimate Battle 22. Massacrato dalla critica americana, il videogioco è riuscito a costruirsi una sua nicchia di appassionati, diventando presto un'opera di culto, contraddistinta da una colonna sonora iconica.
In questo (e altri titoli) si iniziano a vedere le prime avvisaglie di un cambio di direzione musicale, sempre più diretto verso le soglie del rock, con batterie incalzanti e assoli sintetizzati (vedi l'iconico tema di Trunks). Ma la particolarità che, forse, colpisce maggiormente è il gran numero di composizioni "da camera", cupe e spettrali, quasi da castello dell'orrore; una virata che pare più un unicum che una costante.
L’ascesa di Budokai
Con l'arrivo della sesta generazione di console, il franchise di Dragon Ball ha ormai fatto il giro del mondo, entrando nella vita di molti giovani (e non solo). Se ci si aggiunge il fatto che tra PlayStation 2, Game Cube e Xbox, sono poche le case a non avere ancora una console attaccata al televisore del salotto, va da sé che un marchio forte come quello creato da Akira Toriyama si vende da solo. Nasce proprio in questo periodo la serie di videogiochi Budokai e, poi, Budokai Tenkaichi. Se qualcuno che ha vissuto la propria infanzia durante quel periodo non ha almeno assistito a un torneo durante una festa di compleanno a casa di un amico, è stato graziato o punito da non so quale forza divina.
La colonna sonora della nuova linea di picchiaduro ha contribuito a dare la carica a molti giocatori, ora alle prese con gameplay sempre più veloci e spettacolari, seguendo quella tendenza che avevano un po' tutti i videogiochi simil-futuristici agli inizi degli anni 2000: un misto tra rock e elettronica che rievoca quel connubio, ora più palese che mai, tra Oriente e Occidente che ha sempre contraddistinto l'anima di Dragon Ball.
Quello che è rimasto
Dopo l'era PlayStation 2, i picchiaduro a tema Dragon Ball si sono evoluti, andando sempre più alla ricerca di quelle dinamiche ruolistiche con le quali la trasposizione videoludica era nata. Oggi abbiamo serie come Xenoverse e Kakarot, ma anche il ritorno al passato da picchiaduro puro che è stato quel piccolo gioiello di FighterZ, il tutto all'ombra del ritorno animato della serie con Dragon Ball Super, talmente estremo in alcuni frangenti che la colonna sonora diventa spiccatamente metal.
Insomma, Dragon Ball sta seguendo l'arco di crescita di qualsiasi prodotto di intrattenimento, adattandosi ai temi, alle tendenze e all'età del proprio pubblico di riferimento. Che siano una manciata di note che corrono su circuito stampato o un'orchestrazione sontuosa, la forza di un franchise come quello di Dragon Ball sta nel riuscire ad adattarsi a forme della comunicazione tra le più disparate, ritagliandosi una fetta del mercato e impiantandosi sempre più in profondità nell'immaginario collettivo.
Quale sarà il prossimo accordo a venire sbloccato?
Finisce qui il nostro Ti sblocco un accordo dedicato ai videogiochi di Dragon Ball. Ora lanciamo la palla a voi. Quale tra le miriadi di tracce vi è rimasta più impressa e riesce a darvi ancora oggi la carica? Fatecelo sapere nei commenti, assieme al prossimo accordo che vorreste sbloccassimo ai lettori.