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Dune: Prophecy, abbiamo visto i primi episodi della serie evento su Sky

Abbiamo visto i primi episodi di Dune: Prophecy, l'attesa serie TV di HBO in arrivo su Sky: sarà all'altezza dei libri? E dei film di Denis Villeneuve?

SPECIALE di Luca Forte   —   14/11/2024
Emily Watson, Travis Fimmel, Mark Strong e Olivia Williams nell'immagine di copertina di Dune: Prophecy

Uno dei maggiori meriti dei film Dune di Denis Villeneuve, oltre all'essere dei kolossal dall'impatto audio/visivo strabordante (ma questo era facile capirlo), è quello di aver ridato lustro alla saga di Frank Herbert, per molti, troppi anni lontana dai riflettori. Un'opera di primaria importanza, in grado di influenzare tanto la letteratura fantasy che quella di fantascienza e che in quasi 60 anni era stata al centro di un solo adattamento di peso - il controverso film di David Lynch - più altri progetti minori. Fino a qualche anno fa sono stati i videogiochi il media che le ha reso maggiore giustizia, con quel Dune II dei Westwood che per anni è stato il miglior strategico in tempo reale sul mercato.

I film di Villeneuve, però, sono opere di una magnitudo diversa, sia come resa che come successo, e sono stati in grado di catturare buona parte dello spirito della serie, grazie anche alla sontuosa regia, alle musiche epiche e ad un cast sensazionale, calato piuttosto bene nella parte. Però, nonostante si prenda tutto il respiro necessario, attraverso due film molto lunghi e una terza pellicola in arrivo, il regista canadese non è riuscito a raccontare tutte le anime di Dune. Si è concentrato sull'epopea di Paul Atreides e Chani, lasciando un po' in disparte gli altri grandi temi sollevati da Herbert, come la Jihad contro le macchine, i mentat e soprattutto le Bene Gesserit.

La Sorellanza, infatti, non solo è il fulcro di tutto quello che succede in Dune, ma ha un ruolo centrale sia nei romanzi successivi a quanto raccontato dai film, sia nell'universo espanso dal figlio di Frank, Brian, in collaborazione con Kevin J. Anderson.

Dune: Prophecy, la nuova serie prodotta da HBO in arrivo su Sky il prossimo 18 novembre, si ripropone non solo di recuperare quelle dinamiche più machiavelliche della serie, ma anche di raccontare alcuni aspetti che nelle pellicole vengono solo sfiorati.

Lo fa adattando il romanzo del 2012 di Brian Herbert e Kevin J. Anderson, Sisterhood of Dune, ambientato più di 10.000 anni prima della nascita di Paul Atreides.

La nascita della Sorellanza

Come il titolo del libro lascia intuire, al centro di tutto ci sono le Bene Gesserit. Per chi non lo sapesse, questo ordine religioso è uno dei poteri principali dell'universo di Dune, assieme all'Imperatore, le Grandi Case del Landsraad e la Gilda Spaziale. Il potere delle Sorelle, però, è decisamente più sottile e pervasivo rispetto a quello esercitato dalla politica o dai mercanti: sono prevalentemente un ordine religioso, ma nelle retrovie addestrano giovani donne per essere concubine, spose o consigliere dei potenti. E attraverso di loro condizionare la vita politica dell'Imperium. Ma non solo: le Bene Gesserit, infatti, silenziosamente collezionano e incrociano i migliori geni in modo da ottenere il Kwisatz Haderach, l'essere supremo in grado di trascendere i confini del tempo e dello spazio. Ma questa è una storia nota.

Chris Mason e Sarah Sofie Boussnina flirtano durante un combattimento
Chris Mason e Sarah Sofie Boussnina flirtano durante un combattimento

La nuova serie di HBO parte qualche anno dopo la fine della Jihad Butleriana, ovvero una guerra santa condotta per estirpare le macchine senzienti dall'universo, ed esplora le origini della Sorellanza, come è arrivata ad acquisire poteri sovraumani come la Voce o l'abilità nel combattimento sfoggiate da Lady Jessica in Dune, e come è giunta a estendere la propria rete di spie, credenze e inganni in tutto l'universo. O perché hanno deciso di fare voto di non mentire.

Per farlo HBO racconta la storia di Valya Harkonnen e sua sorella Tula, di come hanno aiutato l'Imperium e di come, appunto, hanno creato la sorellanza che conosciamo.

Un Harkonnen è sempre un Harkonnen
Un Harkonnen è sempre un Harkonnen

Lo stile e il ritmo della serie TV, quindi, è molto più simile a quello di Game of Thrones, o meglio di House of the Dragon, che a quello dei film. D'altra parte HBO è brava a fare questo e non ci stupiamo, quindi, di ritrovare gli stessi ingredienti, come scene di sesso esplicito, intrighi e un cast stellare. Mancano i draghi, è vero, ma non è detto che Shai-Hulud non faccia prima o poi capolino.

Il cast di Dune: Prophecy

Nei primi episodi che abbiamo potuto visionare in anteprima, la prima cosa che salta all'occhio sono i valori produttivi di Dune: Prophecy. Non parliamo solo della buona computer grafica, che cerca di mantenere lo stile asciutto visto al cinema, o della qualità dei costumi, ma soprattutto della scelta del cast. Tutti, o quasi, gli attori sono volti noti e apprezzati del grande e piccolo schermo e in questa occasione sembrano voler dare il meglio di sé.

Il Desmond Hart di Travis Fimmel ricorderà più di una volta Ragnarr Loðbrók di Vikings
Il Desmond Hart di Travis Fimmel ricorderà più di una volta Ragnarr Loðbrók di Vikings

Partiamo da Emily Watson (Chernobyl, Le onde del destino) che interpreta Valya Harkonnen, la leader della sorellanza, ma non possiamo non soffermarci su Travis Fimmel che, con l'enigmatico Desmond Hart, rievoca la follia e le complessità del suo Ragnarr Loðbrók di Vikings. Chiudiamo, ma solo per ragioni di spazio, con Mark Strong, già visto in Sherlock Holmes, The Imitation Game e 1917, nel ruolo dell'imperatore Javicco Corrino. Potrebbero bastare questi tre nomi per far capire di trovarci di fronte a un cast "hollywoodiano", che non sfigurerebbe sul grande schermo.

A metà del cammino

È ancora presto, però, per dare un giudizio definitivo sulla nuova serie HBO. Come abbiamo detto le premesse sono molto solide e la qualità garantita da HBO per questo genere di produzioni sembra il classico sigillo di garanzia. I dialoghi sono intensi, la regia è asciutta e funzionale, la storia si dipana tra intrighi, colpi di scena e misteri, similmente a quanto accade nell'universo cartaceo di Dune. Il ritmo è compassato, ma l'intreccio è subito interessante e se saprà mantenersi su alti livelli sarà in grado di reggere senza problemi i 6 episodi previsti.

Anche i costumi di Dune: Prophecy mettono in evidenza i valori produttivi della serie
Anche i costumi di Dune: Prophecy mettono in evidenza i valori produttivi della serie

Gli unici che potrebbero rimanere delusi potrebbero essere quelli che sono alla ricerca dei silenzi e dell'epicità dei film di Villeneuve: Dune: Prophecy vive di dialoghi, inganni e costruzione di mondi, non di combattimenti e figure eroiche, nonostante queste non manchino. Siete avvisati.