Diciamoci la verità: ogni seconda stagione di una serie che al suo esordio ha funzionato deve vedersela con una sfilza di vantaggi e di incombenze. Indubbiamente il fatto di poter poggiare i piedi e di muoversi su un terreno già collaudato rappresenta una bella comodità per chi arriva dopo, ma è anche vero che gli oneri all'orizzonte sono tutt'altro che sottovalutabili.
Laddove, infatti, il debutto dello show ha intavolato e costruito, la seconda tornata di episodi è chiamata a confermare la qualità e, se possibile, ampliare in maniera convincente l'immaginario che il pubblico aveva assaggiato.
La serie TV di Fallout rientra perfettamente in questo scenario. Dopo una prima stagione che ha saputo persuadere più di qualche scettico, grazie al lavoro svolto sull'universo di partenza da Jonathan Nolan, Lisa Joy e dagli showrunner Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner, ecco che il sequel ha l'incarico di raccogliere il testimone cercando di mantenere alta l'asticella e magari di superare quanto apparso su Prime Video ad aprile dello scorso anno.
Dal 17 dicembre 2025 Lucy, Maximus e il Ghoul tornano dunque sugli schermi di Amazon in esclusiva, e lo fanno con una puntata che funge da apertura a un nuovo, polveroso viaggio nella Zona Contaminata, che si concluderà il 4 febbraio 2026 in attesa di una già ufficializzata terza stagione. Ma è un viaggio che è ricominciato con il piede giusto?
Fuori dal Vault
Ogni nuovo viaggio, però, è un po' la conseguenza di ciò che c'è stato prima, e il "prima", in Fallout, racconta di Lucy MacLean, abitante del Vault 33 - uno dei rifugi antiatomici costruiti dalla Vault-Tec per preservare l'umanità in caso di disastro nucleare - che decide di avventurarsi in superficie alla ricerca del padre Hank, rapito da Lee Moldaver, ex dipendente Vault-Tec ora leader di un gruppo di predoni.
La superficie su cui Lucy si arrischia, tuttavia, è quella di un 2296 nel quale gli Stati Uniti pagano ancora gli effetti di un bombardamento nucleare avvenuto 219 anni prima; evento, questo, che ha sconvolto l'ecosistema ambientale e che ha fatto da preludio a un pressoché totale reset della società, caratterizzata ora da creature mutanti, rifiuti tossici e cacciatori di taglie.
Il "prima" racconta però anche di Maximus, scudiero della Confraternita d'Acciaio che tenta a tutti i costi di farsi un nome all'interno di questa organizzazione impegnata a proteggere la Zona Contaminata, e di Cooper Howard, ex star di Hollywood, nonché testimonial della Vault-Tec, sopravvissuto in qualche modo allo sconvolgimento atomico e ora mutato in un micidiale ghoul a causa delle radiazioni.
Tre storie che si intersecano nel corso di 8 episodi e che convergono verso un finale in cui Lucy scopre un'amara verità sul proprio padre e sulla reale funzione dei Vault, e nel quale Maximus viene acclamato della Confraternita come Cavaliere perché creduto responsabile della morte di Moldaver. E Cooper Howard? Be', convinto che la propria famiglia sia ancora viva, il Ghoul finisce per allearsi proprio con Lucy: i due si incamminano così verso il deserto del Mojave sulle tracce del padre della ragazza, che nel frattempo giunge a New Vegas.
Riaccendere la luce
Uno degli elementi che ha sempre funzionato di più nel brand Fallout in campo videoludico è il contrasto, a partire dal tono ovviamente. Ebbene, in questo ambito, se avete già visto i primi 8 episodi, avrete di certo constatato come lo show targato Amazon renda giustizia al materiale di riferimento; pregio di cui intende fare sfoggio anche la stagione numero due.
La prima puntata, intitolata "L'innovatore", prosegue infatti sulla strada indicata da quelle che l'hanno preceduta (che a loro volta rispettano a dovere lo spirito dei videogiochi), proponendo il solito mix di situazioni drammatiche controbilanciate da un tono ironico e che non sembra prendere troppo sul serio certe teste che esplodono senza tanti complimenti.
La continuità è assicurata anche su questo versante, insomma: con il debutto della seconda stagione, Fallout sembra infatti volersi confermare anche come una serie davvero sanguinolenta e che non fa economia quando si tratta di mostrare il lato più esplicito di alcune deturpazioni fisiche. Ed è in un contesto simile che i già citati contrasti continuano a funzionare e bene, primo fra tutti quello che contrappone il candore e la spontaneità di Lucy a un mondo brutto, sporco e cattivo, di cui Cooper Howard è il simbolo più evidente.
Il neonato, improbabile duo sembra infatti offrire buone basi su cui costruire nuove situazioni dicotomiche che potrebbero fungere da carburante per il prosieguo dell'avventura, nonostante già dalle primissime sequenze la ragazza dia dimostrazione di essere ben avviata sulla strada di chi ha capito che per sopravvivere "là fuori" è necessario sporcarsi le mani. Questa strana coppia ha quindi tutte le carte in regola per darci quelle che sono le più classiche delle soddisfazioni nei prossimi episodi, innescando magari dinamiche "buddy" che potrebbero contribuire allo sviluppo dei due personaggi così da renderli delle figure più complete.
Ad ogni modo, per quanto riguarda la profondità del personaggio Ghoul, la prima puntata di questo nuovo corso fa anche in modo di proseguire sulla linea flashback pre-bombardamento che vede Howard cercare di scoprire, per conto di Moldaver, i piani della propria moglie; una linea temporale che regala informazioni e contesto, e che va a braccetto con la concessione di quello che immaginiamo sarà un maggiore spazio riservato al CEO di RobCo, Robert House.
Ecco dunque che il contrasto tra passato e presente torna a valorizzare alla grande l'affascinante personaggio interpretato da Walton Goggins, così come la peculiare contrapposizione tra le soavi melodie anni '50 e le situazioni drammatiche che esse accompagnano conferisce ancora quell'impronta grottesca e sghignazzante che è il vero marchio di fabbrica del franchise.
Tutto sembra al proprio posto, insomma; tutto eccetto Maximus: il membro della Confraternita d'Acciaio a cui Aaron Moten presta il volto non è incluso nell'equazione di questo primo episodio, sebbene la narrazione risulti comunque decisamente ricca e stratificata.
Le faccende nei Vault 32 e 33 sono lontane dal dirsi risolte; Norm, il fratello di Lucy, è ancora impelagato in una situazione piuttosto scomoda; ed è soprattutto il finale ad accendere una luce ancora più intensa sul personaggio di Hank MacLean. Già, perché è proprio questo che "L'innovatore" fa: accende, o meglio, riaccende la luce su più vicende, mettendo sul tavolo un sacco di domande e suggestioni che avviano il motore della narrazione e che solleticano la curiosità del pubblico.
Certo, a livello di ritmo non siamo su livelli tambureggianti, anzi, ma è anche vero che, strutturalmente parlando, non è questa la fase di una storia in cui l'adrenalina deve scorrere nelle vene dello spettatore: questo è il momento delle promesse, del set up e della generazione di nuovi problemi e poste in gioco che avranno il compito di far avanzare il racconto in maniera stimolante fino all'epilogo.
I fan storici di Fallout ritroveranno insomma in questa prima puntata quel sapore di Nuka Cola che ben conoscono e che la prima stagione dello show ha conservato con rispetto, pur ritagliandosi la libertà di spaziare con storie inedite ma comunque canoniche.
Coloro che invece hanno masticato l'immaginario targato Bethesda solo attraverso i primi 8 episodi si ritroveranno ancora una volta al cospetto del solito ostacolo, sebbene ormai un po' stemperato: entrare in sintonia con una serie dal tono, dalla lore e dalle caratteristiche così particolari può infatti essere faticoso e tutt'altro che immediato. Ma almeno avranno altre 8 puntate per provarci.