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Fast X, i racing game e l’intramontabile culto per le quattro ruote

Come l'amore per le auto di Fast&Furious si è trasformato ed evoluto attraverso i videogiochi e i capitoli di una delle saghe cinematografiche più amate di sempre.

SPECIALE di Lorenzo Kobe Fazio   —   17/05/2023
Fast X, i racing game e l’intramontabile culto per le quattro ruote

Per i petrolhead, termine gergale con cui si definiscono gli appassionati delle quattroruote, non è affatto un periodo semplice. La transizione verso l'elettrico è uno spauracchio che soprattutto nel nostro continente è divenuto ormai ineluttabile, processo avviato da tempo che già oggi influisce pesantemente, per molti in modo negativo, sullo sviluppo del magico mondo dell'automotive.

Norme ambientali sempre più severe e restringenti, dovute e necessarie beninteso, hanno costretto i principali nomi dell'industria prima a ricorrere alla pratica del downsizing, cioè a costruire motori con cilindrate ridotte spesso abbinati a turbocompressori; poi ad appaiare propulsori termici e batterie rendendo il sistema ibrido il nuovo standard.

Per alcuni, la maggior parte degli appassionati a dire il vero, questo progressivo slittamento verso la totale elettrificazione delle gamme di ogni casa automobilistica esistente fa il paio con un preoccupante, e mortificante, appiattimento dell'offerta, con una banalizzazione delle soluzioni ingegneristiche proposte. Non si è mai trattato e non si tratta di costruire banalmente un mezzo che conduca a destinazione in sicurezza, consumando meno carburante possibile. Per chi ama profondamente le quattroruote c'è molto di più.

Non è affatto un caso che sui principali social, soprattutto Instagram e Tik Tok, impazzino video tributi a vecchie auto inquinanti, che con il loro sound, con la loro meccanica che non abusa affatto dell'elettronica, scaldano i cuori di chi adora ascoltare il ruggito di un propulsore che si affanna a raggiungere la linea rossa del contagiri. Non è affatto un caso che su YouTube content creator, che ruotano attorno al mondo dell'automobilismo, stiano incontrando tante simpatie sia tra i nostalgici, sia tra i curiosi che non disdegnano mai qualche approfondimento legato a qualche vecchia gloria.

Non è nemmeno un caso che pur con tutti i suoi anni sul groppone, Fast & Furious sia ancora una saga così tanto apprezzata, acclamata, attesa. Giunti a un soffio dal debutto nei cinema nostrani di Fast X, vale la pena ricordare l'origine del brand e analizzare in che contesto si inserisce questo nuovo e ultimo capitolo, operazione utile a scoprire ovvie, quanto sorprendenti connessioni non solo con l'evoluzione dell'automotive, ma anche con le strade intraprese nel corso degli anni dal genere videoludico dei racing game.

Il puro piacere dell’ostentazione

Una giovanissima Michelle Rodriguez, con tanto jeans a vita bassa, in una foto del primo The Fast & The Furious
Una giovanissima Michelle Rodriguez, con tanto jeans a vita bassa, in una foto del primo The Fast & The Furious

Tra il primo The Fast & The Furious e Need for Speed: Underground intercorrono poco più di due anni. Giugno 2001 per la pellicola prodotta da Universal Picture, novembre 2003 per il capitolo di Electronic Arts che più di altri ha segnato un punto di non ritorno, in positivo s'intende, di una delle saghe più longeve del panorama videoludico.

In quegli anni abbiamo conosciuto il fenomeno passeggero di Valeria Rossi, con la sua indimenticabile Tre Parole, Nokia sfornava giornalmente un nuovo modello che andava a infoltire ulteriormente le fila della sua titanica line-up, i jeans a vita bassa sembravano essere l'unico capo d'abbigliamento unilateralmente accettato dalla società. Tra i molti trend in voga all'inizio del nuovo millennio, c'era naturalmente anche quello per il tuning, passione che al tempo stava letteralmente travolgendo una buona fetta di petrolhead a suon di led, alettoni di ogni forma e dimensione, decalcomanie di teschi e fiamme, impianti stereo che occupavano per intero il bagagliaio dell'auto di turno.

In chi si dedicava a questo particolare hobby, ardeva il desiderio di mettersi in mostra, di farsi notare, di impreziosire un mezzo che, in qualche modo, diventava opera d'arte, manifesto della personalità e della fantasia del proprio possessore.

In questa pubblicità di Need for Speed: Underground dell'epoca, sono elencati e riassunti i punti di forza del gioco
In questa pubblicità di Need for Speed: Underground dell'epoca, sono elencati e riassunti i punti di forza del gioco

The Fast & The Furious, in questo contesto, seppe inserirsi con abilità magistrale, puntando su un cast carismatico al punto giusto e cavalcando tutti i trend dell'epoca, pantaloni a vita bassa compresi, indossati con ammaliante arroganza da un'allora giovanissima Michelle Rodriguez. Dai motori rombanti, a cerchioni tutt'altro che legali, passando naturalmente per le fiamme sprigionate dai tubi di scappamento, il capostipite della serie era perfettamente calato nella sottocultura di riferimento, appartenenza rimarcata anche nella colonna sonora che cavalcava l'arrembante declinazione più commerciale dell'hip hop di quegli anni, nonché le sonorità più graffianti del nu metal e del rap metal.

Need for Speed: Underground batteva lo stesso e identico sentiero. La personalizzazione estetica dell'auto fu la leva con cui fece breccia nei cuori del pubblico del tempo. La colonna sonora ricalcava quello stile, trovando nell'indimenticata Get Low di Lil Jon, genitore di tanti trapper contemporanei, il tormentone capace persino di rivaleggiare, sempre per restare in ambito videoludico, con Song 2 dei Blur, tema principale di FIFA 98 Road to World Cup. I jeans a vita bassa, come se non bastasse, erano in bella vista sul retro della copertina del gioco, indossati da una modella che incarnava perfettamente gli standard estetici dell'epoca.

La Toyota Supra di Brian O'Conner, interpretato dal compianto Paul Walker. Coloratissima, tamarrissima, piuttosto facile da riconoscere nel traffico
La Toyota Supra di Brian O'Conner, interpretato dal compianto Paul Walker. Coloratissima, tamarrissima, piuttosto facile da riconoscere nel traffico

The Fast & The Furious e Need for Speed: Underground pretendevano il finestrino abbassato e la musica a palla; la partenza in sgommata e l'occhiale da sole; la cambiata con il giusto tempismo e il tatuaggio tribale in bella vista. Macchine e (sotto)cultura, petrolio e musica, stile e desiderio di spiccare sugli altri.

Prima dei social network, la produzione di Universal Picture costituiva una sorta di saggio breve sul tuning, sul perché le JDM, le macchine nipponiche per dirla in altri termini, avessero qualcosa in più, su quanto fosse divertente e liberatorio spingere un motore termico oltre i settemila giri, in barba a qualsiasi cura e preoccupazione per l'ambiente.

I racing arcade di una volta erano pieni di auto alla portata del portafoglio di molti. Oggi la situazione è purtroppo ben diversa
I racing arcade di una volta erano pieni di auto alla portata del portafoglio di molti. Oggi la situazione è purtroppo ben diversa

Allo stesso modo, Need for Speed: Underground all'epoca rappresentava il campione dei racing di stampo arcade, il punto, se non massimo, quantomeno più appariscente di una declinazione del genere che fino a quel momento aveva accompagnato il mondo dei videogiochi con produzioni poco attente a certi dettagli, ma ben calibrate nel fornire un divertimento immediato e diretto. Competizioni e tornei selezionabili tramite un menù, al posto di scenari open-world; tracciati lineari da conoscere quasi a memoria; nuove macchine e pezzi di carrozzeria ottenuti dopo ogni vittoria, un tutto e (quasi) subito galvanizzante e soddisfacente.

Anche il parco auto di film e videogioco, in sintonia tra loro, parlano di un'epoca estremamente diversa da quella odierna. La Toyota Supra di Brian, fa il paio con l'Acura Integra Type R di Need For Speed: Underground; la Charger di Toretto, trovava la sua controparte nella Dodge Neon, solo per fare due esempi. Erano auto relativamente alla portata di chiunque, perché all'epoca chiunque, volendolo, poteva possedere un'auto sportiva, cattiva quanto basta, eventualmente da personalizzare in ogni modo possibile. La passione per le quattroruote era alla portata di tutti, sia nel mondo reale, che al cinema, dove ci si limitava a sfidarsi a chi avesse l'auto migliore, sia con i videogiochi, con giochi arcade immediati e facili da padroneggiare.

The Fast & The Furious, vent’anni dopo

Se soffrite alla vista di supercar distrutte o rovinate, sono anni che soffrite guardando un qualsiasi film della saga di Fast & Furious
Se soffrite alla vista di supercar distrutte o rovinate, sono anni che soffrite guardando un qualsiasi film della saga di Fast & Furious

Fast X, al debutto il 18 maggio, si affaccia su un mondo completamente differente da quello appena tratteggiato, a più di vent'anni di distanza dal capostipite della saga. Lo fa con uno stile che si distacca e al tempo stesso resta quasi inspiegabilmente in totale accordo non solo con la filosofia che diede i natali al brand, ma anche con ciò che sono i racing game di oggi.

Tanto per cominciare, come già anticipato, ibride ed elettriche hanno e stanno sostituendo le ormai superate termiche e questo ha evidenti e dirette ripercussioni sul vivere l'automotive come una passione. Trovare nuove auto da modificare, auto sportive dal prezzo abbordabile è diventato sostanzialmente impossibile, a tutto vantaggio del mercato dell'usato dove per certe auto di fine Anni '90 e inizio Duemila si registrano cifre record.

Ammettiamo di essere molto curiosi di vedere Momoa nei panni del cattivo di Fast X
Ammettiamo di essere molto curiosi di vedere Momoa nei panni del cattivo di Fast X

Ciò ha causato un'inevitabile contrazione della sottocultura legata al tuning, che a sua volta è specchio dello stesso processo che, ovviamente per motivi diversi, ha coinvolto la riduzione di quelle giovanili, oggi per lo più assiepate intorno al K-pop e alla cultura nerd. Per quanto raduni e convention di tuning ci siano tutt'ora, è estremamente raro imbattersi per strada in un'Honda Civic con led, alettoni e quant'altro.

Ma non è finita qui. L'auto, visti anche i prezzi in aumento, è più che mai uno status symbol, un oggetto di lusso a cui molti, anche per merito di nuove politiche legate alle infrastrutture e ai trasporti cittadini, stanno rinunciando in favore di mezzi totalmente green come bici e monopattini elettrici. Si vendono più SUV, più ibride, più auto concettualmente distanti anni luce da quelle che si guidavano ai tempi del primo The Fast & The Furious. Paradossalmente, non si sogna più la Toyota Supra, quanto direttamente la Maserati, la Porsche, la Ferrari.

No, in Fast X non ci sarà alcuna 'modalità eco' attivabile. Qui tutto consuma petrolio e ha la tendenza a prendere fuoco.
No, in Fast X non ci sarà alcuna "modalità eco" attivabile. Qui tutto consuma petrolio e ha la tendenza a prendere fuoco.

Anche il genere dei racing game è cambiato. Per merito di enormi passi avanti compiuti in campo tecnologico, gli arcade hanno lasciato progressivamente spazio alle simulazioni e persino Need for Speed ha battuto questa strada in un paio di capitoli, non del tutto a caso, lievemente sottotono. Il parco auto dei giochi di corse, per i motivi sopracitati, ha dovuto adeguarsi, non solo introducendo, come è giusto che sia, auto totalmente elettriche, ma guardando sempre più al passato per contare su un roster sufficientemente ampio di vetture sportive. Sempre più modelli sportivi vengono dismessi, del resto, e quindi per forza di cose tocca guardare indietro nel tempo.

Sempre restando in casa Electronic Arts, non è affatto un caso che Need for Speed: Unbound, arcade fino all'osso beninteso, abbia guardato (nuovamente) al primo The Fast & The Furious per ritrovare lo spirito perso da tempo. A fronte di una mappa open-world, ormai standard irrinunciabile, viene riproposto il focus sull'estetica delle auto, si pone l'attenzione sul contesto culturale entro cui si muove l'avventura che unisce una gara all'altra, la soundtrack si è arricchita di un'ampia lista di pezzi ricercati e attentamente selezionati.

In questi vent'anni sono cambiate tante cose. Tranne la passione di Toretto per la Dodge Charger. Quella non cambia mai
In questi vent'anni sono cambiate tante cose. Tranne la passione di Toretto per la Dodge Charger. Quella non cambia mai

Nel passaggio dal vecchio Fast & Furious al nuovo, si può tra l'altro individuare una tappa intermedia piuttosto significativa, utile a certificare non solo la drasticità del cambiamento, ma anche la forte (ri)adattabilità del brand di Universal. Ebbene, il punto lungo la timeline da cerchiare in rosso ha le fattezze del DLC destinato a Forza Horizon 2, capitolo del 2014, dedicato proprio a Fast & Furious che nel mentre aveva esordito al cinema con il settimo capitolo ufficiale. Un contenuto aggiuntivo in linea con il tono action e avventuroso a cui ormai il brand cinematografico ci aveva abituati, concepito per arricchire un gioco e una saga che più di altri ha reso glamour, social, instagrammabile la passione per le auto, tra eventi e festival così distanti, per mood e atmosfera, non solo alla scena tuning, ma anche all'immaginario dell'appassionato, del petrolhead per l'appunto, che si sporca le mani per migliorare le prestazioni della propria auto.

Quante auto salteranno in aria in Fast X? Sotto con le scommesse
Quante auto salteranno in aria in Fast X? Sotto con le scommesse

Alla fine, del resto, non siamo altro che grandi nostalgici, affezionati forse ben oltre il dovuto alle cose vecchie, rumorose, inquinanti. Proprio per questo Fast X ci sembra così attraente, coinvolgente, adrenalinico. Non ci sono più le corse clandestine, quanto innocenti da salvare. Non ci sono più le auto sportive alla portata di tutti, quanto super car equipaggiate, loro ancora sì, di potenti motori aspirati. Eppure, c'è tutto il resto. Il tentativo di (ri)creare una sottocultura tribale, o per meglio dire familiare come direbbe il buon Toretto. Il quasi adolescenziale desiderio di andare più veloce e più forte ("speed and power" direbbe un uomo di spettacolo piuttosto noto a chi ama le quattroruote). Il piacere di ritrovarsi al volante di auto uniche, per quanto ormai utilizzate più per scatenare esplosioni a catena, che non per ostentare la propria supremazia sulle strade.

Non è stato facile per la saga sopravvivere fino a qui, né attraversare più di vent'anni non solo di cinema, ma soprattutto di automotive, settore che sta cambiando velocemente e drasticamente. Per un motivo o l'altro siamo ancora qui. Sicuramente cambiati e al tempo stesso testardamente gli stessi, pronti a goderci l'ennesima dose di testosterone e petrolio bruciato. Tutti con il sorriso stampato, aspettando solo di vedere come si concluderanno le avventure di Toretto e soci.

Ci vediamo al cinema, il 18 maggio, per assistere allo spettacolo di Fast X.