Fist of the North Star: Lost Paradise nasce come un omaggio a Hokuto no Ken, il manga creato da Buronson (pseudonimo di Yoshiyuki Okamura) e Tetsuo Hara nel 1983. Appassionato della serie, il producer Toshihiro Nagoshi ha voluto reinterpretarne la storia adattandola alla struttura tradizionale degli episodi di Yakuza, creando così la città di Eden e i suoi personaggi. Raggiunto il luogo dopo lo scontro con Shin, Ken riesce a ottenere l'esclusivo accesso facendosi arrestare dalle guardie e combattendo nell'arena con avversari formidabili, incluso l'enorme Figlio del Diavolo. Uscito vincitore, esprime alla principessa Xsana il desiderio di poter rimanere a Eden per cercare la sua amata Julia, che in effetti è stata portata lì perché venisse curata grazie a uno speciale dispositivo che si trova nella misteriosa Sphere City, una città nella città i cui cancelli si aprono solo in occasioni particolari.
In attesa di potersi ricongiungere con la fidanzata, Ken stringe amicizia con Jagre, il capo delle guardie, e insieme a lui si impegna a difendere le mura di Eden dall'attacco di alcuni eserciti contrapposti: quello di Souther, quello di Raoul e quello di Kyo-Oh. Le vicende originali di Ken il Guerriero sono dunque state reinterpretate in Fist of the North Star: Lost Paradise al fine di adattarsi alle nuove esigenze strutturali, che vedono la mappa prestarsi ai classici combattimenti semi-casuali per le strade e offrire una serie di attività extra con i relativi minigame: sale giochi in cui provare gli arcade SEGA degli anni '80, un nightclub da gestire, un bar dove creare prodigiosi cocktail utilizzando le tecniche di Hokuto, un casinò e una clinica dove curare malati ed eliminare malintenzionati a tempo di musica.
Ken, la vera storia
Come detto, quella proposta da Fist of the North Star: Lost Paradise è una reinterpretazione della trama originale di Hokuto no Ken, con una serie di semplificazioni anche piuttosto marcate, che purtroppo tolgono inevitabilmente fascino ad alcuni personaggi. La storia scritta da Buronson e disegnata da Tetsuo Hara, pubblicata anche in Italia a partire dal novembre del 1990 sulla rivista Zero e successivamente raccolta in volumi monografici, prima da Granata Press e poi da Star Comics, ci introduce a uno scenario post-apocalittico del tutto simile a quello di Mad Max, al cui immaginario il manga di Ken deve moltissimo.
Orde di predoni si aggirano per le lande desertiche, attaccando i villaggi per impossessarsi delle poche risorse rimaste: in una situazione del genere solo i più forti sopravvivono, ed è per questo che i maestri di alcune particolari arti marziali riescono a emergere, costruendosi dei veri e propri eserciti. Non è tuttavia il caso di Kenshiro, che pur essendo stato nominato maestro della Divina Scuola di Hokuto (una disciplina che consente a chi la pratica di distruggere gli avversari dall'interno andando a stimolarne gli tsubo, punti segreti di pressione) ha l'unico desiderio di vivere in pace insieme alla fidanzata Julia. La ragazza è però molto ambita, per un motivo che si scoprirà solo verso la fine della serie, e così viene rapita da Shin, maestro della tecnica dell'Aquila Solitaria di Nanto (un'arte marziale che attacca dall'esterno trasformando mani e piedi dei suoi maestri in lame affilate).
Quest'ultimo riesce a sconfiggere Ken e gli infligge sette ferite sul petto che riprendono la costellazione dell'Orsa Maggiore, simbolo di Hokuto. Anziché morire, Kenshiro riesce però a riprendersi e va alla ricerca della sua amata, incontrando lungo il cammino due ragazzini che diventeranno suoi grandi amici: la piccola Lynn e lo scaltro Bart. Giunto presso la città creata da Shin dopo aver eliminato uno a uno i suoi generali (una fase che nell'anime viene portata avanti per numerosi episodi, ma che nel manga avviene in maniera abbastanza sbrigativa), uccide il suo avversario solo per scoprire che Julia si è tolta la vita gettandosi nel vuoto, convinta che il suo compagno fosse morto.
Si tratta però solo dell'inizio di una saga in cui vengono introdotti man mano nuovi e affascinanti personaggi, di indole benevola o terribilmente spietati, che troveranno in Ken un amico fedele o un poderoso rivale: Rei, il maestro della tecnica dell'Uccello d'Acqua di Nanto; Toki, fratellastro di Ken che ha deciso di dedicare la vita ad aiutare gli altri; Raoul, l'altro fratellastro, che invece vuole dominare il mondo con la forza e il terrore. Laddove il manga racconta queste vicende in maniera continuativa dal 1983 al 1988, attraverso 27 volumi, il cartone animato divide l'epopea di Ken in due differenti stagioni, una prodotta nel 1984 e una nel 1987, entrambe trasmesse anche in Italia a partire dalla seconda metà degli anni '80. L'ultima parte del manga, che si svolge dopo lo scontro con Kaio sull'Isola dei Demoni, non è stata inclusa nell'adattamento animato, generando negli anni una serie di leggende metropolitane sulla fantomatica "terza stagione".
Lungometraggi, film live action e OAV
Oltre alle due stagioni della serie animata classica, Hokuto no Ken è stato protagonista anche di svariate altre produzioni. Ken il Guerriero: Il Film del 1986 è un lungometraggio della durata di 110 minuti, che reinterpreta tutta la prima stagione partendo dall'incontro con Lynn per arrivare infine al duello con Raoul. Particolarmente violento (e non a caso "smussato" nella versione occidentale tramite l'applicazione di effetti di sfocamento sulle scene più truculente), il film esagera al massimo tutti gli elementi originali, basti pensare che la prima comparsa di Ken vede il personaggio tirare giù a pugni interi edifici e camminare attraverso il cemento verso il suo primo nemico.
A proposito di film, esiste (ma viene volutamente ignorata) anche una versione live action americana, Il ritorno di Kenshiro, diretta nel 1995 da Tony Randel (Hellbound: Hellraiser II) e interpretata da Gary Daniels, lo stesso attore che ha ricoperto il ruolo di Bryan Fury nella trasposizione cinematografica di Tekken. L'incarnazione animata più recente è rappresentata da Ken il Guerriero - La Leggenda, una serie di cinque OAV proiettati anche nelle sale italiane: La Leggenda di Hokuto (2006), La Leggenda di Julia (2007), La Leggenda di Roul (2007), La Leggenda di Toki (2008) e La Leggenda del vero salvatore (2008). Si tratta di storie che affrontano in maniera alternativa gli eventi della saga originale, oppure rivelano importanti retroscena che non vengono raccontati né nel manga né nell'anime classico. Per celebrare i trentacinque anni di Hokuto no Ken, di recente Koch Media ha riportato nei cinema il primo di questi OAV nell'ottica di una speciale proiezione di due giorni.
Ken, i videogame
Le prime trasposizioni videoludiche di Ken il Guerriero risalgono all'inizio degli anni '80, dunque all'epoca dei sistemi a 8 bit. In Italia ne sono stati distribuiti soltanto due, peraltro rimaneggiati negli USA sia per censurarne la violenza sia per la scarsa popolarità del manga ai tempi: Black Belt (titolo originale: Hokuto no Ken) per SEGA Master System nel 1986 e Last Battle (titolo originale: Hokuto no Ken 2) per SEGA Mega Drive nel 1990. Si trattava in entrambi i casi di picchiaduro a scorrimento dalla struttura bidimensionale, basati sul tempismo dei colpi più che su di un sistema di combattimento evoluto.
Nel corso degli anni '90 si è pensato bene di collocare il franchise all'interno di un genere a esso più congeniale, quello dei picchiaduro a incontri, realizzando una serie di interessanti titoli per Super Nintendo che però non sono mai stati distribuiti qui da noi. Notevole per l'epoca il picchiaduro a scorrimento Hokuto no Ken: Sekimatsu Kyuseishu Densetsu, uscito sulla prima PlayStation nel 2000, così come il picchiaduro a incontri di Arc System Works del 2005 per PlayStation 2. Per vedere il ritorno ufficiale di Ken i fan italiani hanno però dovuto attendere il 2010, quando Koei Tecmo e Omega Force hanno sfornato il primo episodio di Fist of the North Star: Ken's Rage, nella forma di un musou tradizionale che riprendeva gli eventi della serie e i suoi più celebri personaggi.