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Fist of the North Star: Lost Paradise, la recensione

La nostra recensione di Fist of the North Star: Lost Paradise: Ken il guerriero debutta su PS4 con uno spin-off di Yakuza che reinterpreta storie e personaggi della saga originale

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   01/10/2018
Fist of the North Star: Lost Paradise
Fist of the North Star: Lost Paradise
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Fist of the North Star: Lost Paradise rappresenta l'unione di due universi estremamente affascinanti: da un parte la saga di Hokuto no Ken, il manga creato da Buronson e Tetsuo Hara che proprio in questo periodo festeggia i trentacinque anni e che vanta tantissimi fan anche in Italia, dov'è approdato con l'anime intitolato Ken il guerriero; dall'altra il franchise di Yakuza, una delle produzioni SEGA di maggior successo in Giappone, protagonista di un sostanziale rilancio negli ultimi tempi anche in occidente. Quando il Ryu Ga Gotoku Studio ha annunciato questo nuovo progetto, ci siamo davvero entusiasmati: il talento del team è ben noto e sembrava dunque che il leggendario successore della Divina Scuola di Hokuto potesse finalmente ambire a un tie-in di qualità su PlayStation 4, dopo i pur discreti musou usciti sulle piattaforme di precedente generazione. È andata proprio così, vediamo perché con la nostra recensione di Fist of the North Star: Lost Paradise.

Storia e ambientazione: un nuovo Ken

Chi ha giocato con i vari episodi di Yakuza sa bene quanto la serie creata da Toshihiro Nagoshi sia legata alle proprie ambientazioni, in particolare il quartiere fittizio di Kamurocho, in quel di Tokyo: uno scenario che il team di sviluppo ha rifinito e arricchito nel corso degli anni, arrivando con gli ultimi capitoli a renderne in maniera perfetta i luoghi e le atmosfere. Per la realizzazione di Fist of the North star: Lost Paradise si è dunque pensato a una reinterpretazione della trama classica, da trasporre insieme ai suoi protagonisti all'interno di una città, Eden. Si tratta di un luogo leggendario, che sorge nel mezzo delle lande desertiche che caratterizzano lo scenario post-apocalittico di Hokuto no Ken, e in cui possono entrare solo pochi privilegiati. Fra quelle mura ci si ritrova infatti a vivere come prima della guerra, con una moneta corrente e attività commerciali presso cui spenderla: bancarelle, negozi, bar e finanche casinò.

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Certo, non mancano alcune concessioni alla barbarie, vedi l'arena in cui si scontrano galeotti determinati a vedersi esaudire un qualunque desiderio dalla principessa Xsana; ma l'ordine pubblico viene garantito da una forza di polizia che non ci va leggero con chi commette crimini, capitanata dallo scaltro capitano Jagre. In che modo Ken capita in un luogo del genere? Dopo lo scontro con Shin per liberare Julia (o Yuria, come l'hanno traslitterata nel gioco), il maestro di Hokuto scopre che la sua fidanzata è stata condotta in fin di vita proprio nella città di Eden, ed è dunque lì che dovrà cercarla. L'unico modo per entrare senza un visto, però, è quello di farsi arrestare per poi tentare la fortuna nell'arena, affrontando criminali incalliti e infine l'enorme figlio del diavolo. Una sfida impossibile per chiunque, ma stiamo pur sempre parlando di Kenshiro.

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Sistema di combattimento e mosse

Ottenuto lo status di cittadino, Ken si guadagna la fiducia della principessa e del capitano Jagre giusto in tempo per assistere a un violento attacco sferrato ai cancelli di Eden, che vengono distrutti. La breccia, causata dalle truppe del misterioso generale Kyo-Oh, trasforma rapidamente la città in una zona pericolosa, a cui tutti possono accedere, anche e soprattutto i malintenzionati. Viene giustificata in questo modo dal punto di vista narrativo, anche se non fin da subito, la presenza di sgherri per le strade che ci troveremo a dover affrontare, in puro stile Yakuza, nel momento in cui vi entreremo in contatto. I controlli e il sistema di combattimento sono fondamentalmente gli stessi che abbiamo imparato a conoscere con le avventure di Kazuma Kiryu, pur con un'enfasi sulle mortali tecniche di Hokuto, eseguibili tramite quick time event dopo aver portato i nemici in uno stato di stordimento.

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Assistere a manovre iconiche come il colpo della pressione alle tempie e quindi all'esplosione degli avversari è chiaramente esaltante per chi è cresciuto a pane e Ken il guerriero, e bisogna dire che da questo punto di vista il gioco fa un lavoro eccellente, riproducendo le mosse più devastanti del repertorio del protagonista. Eseguirle in maniera obbligatoria diventa però una pratica piuttosto ripetitiva dopo un po', dunque si tende a evitare quel tipo di soluzione in favore di finisher più rapide (con la pressione al momento giusto del tasto Cerchio dopo un trigger) o combo tradizionali. Il sistema di combattimento funziona, ma risulta molto limitato durante le prime ore della campagna, cominciando ad acquistare un minimo di varietà solo dopo lo sbocco di qualche mossa extra, ottenibile con l'impiego degli orb conquistati con ogni vittoria dalla schermata dei potenziamenti.

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Capita dunque che si ricorra molto spesso alla raffica di pugni e a qualche combinazione basilare per togliere rapidamente di mezzo gli avversari meno coriacei, per poi concentrarsi su quelli più grossi e resistenti. Dopo una certa quantità di uccisioni vedremo riempirsi l'indicatore delle sette stelle e potremo entrare in modalità "furia" tramite la pressione del dorsale R2: Ken disintegrerà la propria giacca, circondato da un'aura rossa, e i suoi colpi acquisteranno una potenza notevolmente superiore per una certo periodo di tempo. Ultima peculiarità del sistema di combattimento sono i talismani, che possono essere acquistati e potenziati presso uno specifico negozio di Eden e quindi assegnati alle direzioni del d-pad, con la possibilità di equipaggiare diversi set contemporaneamente. Si tratta di special legate ognuna a un comprimario storico, che permettono di aumentare potenza, difesa o energia spirituale, o anche di sferrare un potente colpo automatico all'indirizzo del nemico.

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Nemici e missioni secondarie

I vari meccanismi che caratterizzano il gameplay e il sistema di combattimento di Fist of the North Star: Lost Paradise vanno sfruttati al meglio durante i boss fight, quando Ken si trova ad affrontare alcuni dei suoi più grandi avversari, come ad esempio Souther, Raul, Jagi, il già citato Shin e Rei. I duelli ruotano attorno a pattern da memorizzare, azioni evasive e parate da effettuare al momento giusto, cercando di rosicchiare piano piano la barra della salute del nemico e attivare un quick time event che ci porti nella fase successiva dello scontro. Naturalmente cimentarsi con questi combattimenti senza aver prima rifornito le scorte di cibo, utile per un repentino ripristino dell'energia, sarebbe un grave errore, visto che i colpi degli avversari possono portarci rapidamente al game over. La collocazione narrativa dei boss è stata adattata al nuovo contesto, ma ciò crea inevitabilmente una grande distanza rispetto agli eventi della serie originale, perdendo in fascino e capacità di coinvolgimento.

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Come paragonare la vera saga di Souther, con il sacrificio di Shu al termine della sua personale via crucis, al semplice attacco del sacro imperatore verso la città di Eden? Ma gli esempi si sprecano. Bisogna dunque fare lo sforzo di comprendere come in realtà Fist of the North Star: Lost Paradise voglia rendere omaggio a Hokuto no Ken e ai suoi incredibili personaggi senza però replicarne le gesta in maniera fedele, anzi cercando di offrire anche ai vecchi fan una storia per larga parte inedita, con diverse forzature e debolezze ma anche qualche interessante acuto. Lo stesso discorso vale per le missioni secondarie e per alcuni easter egg (vedi l'enorme sgherro vestito da donna nel bar principale di Eden), che prendono un po' in giro alcuni aspetti dell'opera di Buronson e Hara (il feticista delle spalline? Sul serio?) ma arricchiscono in modo sostanziale una struttura in grado di garantire oltre trenta ore di gioco qualora si decida di fare tutto e di non procedere dritto per dritto.

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Esplorazione e attività collaterali

La natura di spin-off di Fist of the North Star: Lost Paradise viene esplicata soprattutto nella struttura di gioco, che riprende anch'essa le dinamiche della serie Yakuza. Fra le strade di Eden troveremo infatti negozi presso cui acquistare cibo e oggetti, ma soprattutto luoghi di intrattenimento dove cimentarsi con simpatici minigiochi. La Divina Scuola di Hokuto possiede tecniche di sorprendente efficacia per il trattamento dei malanni, e tale fattore viene sfruttato in un minigioco in cui Ken si improvvisa medico, curando a ritmo di musica orde di pazienti... o quasi. La precisione e la potenza di questa arte marziale si rivelano perfette per la creazione di cocktail straordinari, come scopriremo lavorando in un bar della città, ma non mancherà neppure l'occasione di gestire un cabaret club con le stesse identiche regole del minigame visto di recente in Yakuza Kiwami 2, oppure tentare la fortuna ai tavolo del casinò.

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Dopo le primissime fasi della campagna potremo salire a bordo di una buggy e andare in giro per le lande che circondano l'ambientazione principale, raccogliendo materiali e raggiungendo altre destinazioni, come ad esempio un campo da baseball dove allenare il proprio swing in maniera decisamente particolare. Sempre nei dintorni di Eden potremo trovare vecchi cabinati da restaurare e collocare nella sala giochi della città, così da poter fare qualche partita con Space Harrier, Out Run, Super Hang-On, gli immancabili ufo catcher e persino la cartuccia di Fist of the North Star per SEGA Master System. Le attività collaterali rappresentano un gradevole passatempo fra una missione e l'altra, ma è chiaro che i fan di Yakuza potrebbero trovarle ampiamente già viste.

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Trofei PlayStation 4

Sono ben 59 i Trofei ottenibili giocando con Fist of the North Star: Lost Paradise su PS4. Alcuni di essi sono legati al semplice completamento del prologo e degli undici capitoli che compongono la campagna, ma la maggior parte degli achievement ruotano attorno ad azioni peculiari, spesso basate sui numeri: lo scambio di cento oggetti, l'uso di tutte le tecniche di Hokuto, lo sblocco di cinquanta abilità, il completamento di tutti i minigame e così via.

Grafica e sonoro

Il design di Kenshiro in Fist of the North Star: Lost Paradise è quello degli ultimi volumi del manga, dotato di gambe lunghissime e di una coppia di protezioni per le spalle. Alcune sequenze sottolineano l'estrema somiglianza del modello poligonale con la controparte cartacea, e al netto di qualche scelta un po' bislacca per quanto concerne le proporzioni (le braccia sono effettivamente troppo grandi) si può certamente dire che è stato fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione, esteso anche a tutti i comprimari. Il problema è la natura decisamente old-gen dello scenario, che utilizza costruzioni poligonali ed effetti molto datati, rendendo arduo trovare il minimo fascino in una location che, con le sue tante attrazioni, dovrebbe svolgere un ruolo centrale nell'economia della campagna. L'engine utilizzato non è certamente quello che muove Yakuza 6: The Song of Life, e lo si evince non solo dai 60 frame al secondo (fps) ma anche dalla presenza di pur brevi caricamenti per accedere ai vari negozi e alle attività extra.

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I nemici di basso livello che si trovano per strada, poi, tendono a somigliarsi un po' troppo e ciò non fa che enfatizzare anche visivamente la ripetitività dell'azione. Il doppiaggio in giapponese (ma c'è anche in inglese, con sottotitoli nella stessa lingua) attinge anch'esso al cast di attori che hanno prestato la voce ai personaggi di Yakuza, e non si può dire assolutamente nulla sulla qualità delle interpretazioni, sempre molto convincenti. È però un vero peccato che SEGA non abbia voluto utilizzare per il gioco le musiche della colonna sonora originale di Hokuto no Ken, sostituendole con brani un po' anonimi, incapaci di creare il medesimo coinvolgimento.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Prezzo 66,90 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (26)
7.9
Il tuo voto

Come si evince dalla nostra recensione Fist of the North Star: Lost Paradise è un gioco molto particolare, una rivisitazione anche piuttosto coraggiosa e ardita di Hokuto no Ken, che ne proietta i personaggi principali in un contesto inedito. L'idea di una città come Eden sa però di già visto e la realizzazione dello scenario lascia molto a desiderare, vanificando gli sforzi di creare una mappa che sia interessante da esplorare e da vivere, fra un combattimento e l'altro. Alcuni minigame strappano un sorriso e riescono a spezzare la monotonia di una struttura di gameplay che qui deve reggersi su gambe abbastanza traballanti, rese tali da un sistema di combattimento molto limitato nelle prime ore e da una generale ripetitività dell'azione. I boss fight destano nuovamente l'attenzione e la trama riserva qualche sorpresa, ma è chiaro che da una trasposizione del genere ci aspettavamo qualcosa di più.

PRO

  • Ken e Yakuza insieme
  • Eccellente resa delle tecniche di Hokuto
  • Boss fight impegnativi e spettacolari

CONTRO

  • Scenari anonimi e datati
  • Gameplay limitato e ripetitivo
  • La colonna sonora non è quella originale