L'arrivo di Ghostwire: Tokyo su Xbox Series X|S è un evento che i possessori della console Microsoft attendevano con trepidazione, pur nella consapevolezza di dover pazientare un anno intero prima di poter sperimentare le affascinanti atmosfere della Tokyo invasa dai fantasmi che Tango Gameworks ha così fedelmente riprodotto nel suo titolo.
Tanto è durata infatti l'esclusiva PlayStation, ufficializzata giusto qualche mese prima dell'annuncio che Microsoft avrebbe acquistato Bethesda e concretizzatasi nella pubblicazione su PS5 e PC nel marzo dello scorso anno. Ai tempi l'avventura di Akito Izuki e del suo compagno fantasma KK è stata percepita come un'esperienza coinvolgente e solida, pur al netto di qualche mancanza sul piano del gameplay e di un open world fin troppo tradizionale nei suoi contenuti.
Disponibile su Xbox Game Pass dal day one e accompagnato al lancio dall'espansione gratuita Il Filo del Ragno, come si presenta il gioco sulla piattaforma Microsoft? Ecco la nostra analisi di Ghostwire: Tokyo per Xbox Series X.
Storia, struttura e gameplay
La storia di Ghostwire: Tokyo ha per protagonista Akito Izuki, un orfano parecchio legato a sua sorella Mari, che purtroppo versa in condizioni disperate in una stanza d'ospedale. Determinato a raggiungerla in moto, Akito finisce vittima di un incidente stradale mentre una misteriosa nebbia avvolge il centro di Tokyo, provocando l'improvvisa scomparsa di chiunque ci finisca dentro.
Il ragazzo sopravvive all'evento sovrannaturale grazie all'aiuto dello spirito di KK, un ex poliziotto diventato indagatore dell'occulto, che entra nel suo corpo e inizialmente prova a prenderne il controllo con la forza, per poi scendere a patti con Akito. I due lavoreranno insieme per salvare Mari ma anche tutte le persone vittime dell'attacco: ectoplasmi che potremo assorbire tramite bambole di carta per poi "scaricarli" presso telefoni pubblici in cambio di crediti e punti esperienza, usando i katashiro come fossero una tessera Suica.
Con la nebbia hanno fatto il proprio ingresso in città anche orde di spettri malvagi, e grazie ai poteri donatici dalla "fusione" con KK potremo affrontarli ad armi pari, "tessendo" vento, acqua e fuoco in varie combinazioni per dar vita a devastanti attacchi spirituali, nonché ricorrendo a un arco speciale e a un set di sigilli dagli effetti differenti, che conferiscono al sistema di combattimento di Ghostwire: Tokyo una discreta varietà.
Purtroppo la gestione controversa delle "munizioni", che vanno raccolte di volta in volta colpendo oggetti in stasi e, in minor misura, estraendo il nucleo dei Visitatori, in combinazione con un'impostazione in prima persona talvolta macchinosa sul fronte dei movimenti, che va un po' regolata nelle impostazioni per quanto concerne la sensibilità degli stick analogici, impedisce al gioco di esprimere appieno il proprio potenziale e di dar vita a scontri davvero viscerali.
Nel corso della campagna, che ha una durata di 12-20 ore a seconda del numero di missioni secondarie con cui sceglieremo di cimentarci, avremo modo di esplorare una Tokyo abbandonata ma ugualmente affascinante e riprodotta in maniera piuttosto fedele, girando per le strade ma anche sui tetti di un open world che si sviluppa in tutte le direzioni e utilizza i portali Torii come punti di sincronizzazione per diradare la nebbia presente nello scenario e liberare nuove zone.
È dunque una struttura piuttosto tradizionale quella messa in piedi da Tango Gameworks, che attinge al folclore e alle tradizioni nipponiche per portare avanti una narrazione che si mantiene coinvolgente e che viene eventualmente arricchita dalle già citate quest secondarie: storie di breve durata, interessanti ma non troppo, in cui dovremo portare a termine delle indagini per donare la pace allo spirito inquieto di turno.
L'espansione Il Filo del Ragno
Come accennato in apertura, il debutto di Ghostwire: Tokyo su Xbox Series X|S avviene in concomitanza con il lancio dell'espansione gratuita Il Filo del Ragno, che introduce una nuova modalità accessibile dopo aver completato il secondo capitolo della campagna. In questo caso non c'è da preoccuparsi della progressione, visto che il DLC la gestisce in completa autonomia, con anche un albero delle abilità inedito che tuttavia riprende per molti versi quello dell'esperienza di base, pur con un'impostazione differente.
L'incipit narrativo di questo pacchetto è l'imminente ritorno di un potente spirito malvagio, il ragno supremo Tsuchigumo, che ha avvolto con la propria tela la città di Tokyo e si appresta a invaderla. Akito e KK vengono incaricati di sventare la minaccia, che si pone sul piano strutturale come un roguelite da trenta livelli man mano più complessi e sempre differenti.
Un sistema procedurale cambia infatti di volta in volta nemici, scenari e situazioni, presentando sfide che implicano talvolta il semplice annientamento dei Visitatori sparsi all'interno della mappa o l'assorbimento di determinati spiriti, talvolta il superamento di percorsi a checkpoint o con variazioni che rendono il salto da un tetto all'altro più difficile, oppure magari consistono in frenetici combattimenti in arena con più avversari.
Capita che i meccanismi casuali creino a volte dei livelli particolarmente brevi e inconsistenti, o architetture prive di senso (vedi le mura che si incrociano, un classico delle soluzioni procedurali), ma in caso di game over il risultato è sempre lo stesso: ci ritroveremo al punto di partenza, nel misterioso palazzo dominato dai gatti-yokai, conservando solo una parte limitata delle risorse acquisite durante il tragitto ma con la possibilità di sbloccare potenziamenti permanenti.
La versione Xbox Series X
Se vi aspettavate differenze sostanziali fra la versione Xbox Series X di Ghostwire: Tokyo e quella PS5, rimarrete delusi. Il gioco si presenta infatti sulla console Microsoft pressoché identico alla controparte Sony, chiaramente aggiornato in alcuni contenuti (vedi la presenza del Photo Mode) ma viziato dagli stessi problemi tecnici, il che rappresenta senza dubbio un risvolto inaspettato.
Le sei modalità grafiche disponibili non riescono infatti a offrire in nessun caso un'esperienza davvero consistente sul fronte del frame rate. La modalità qualità, ad esempio, garantisce una risoluzione superiore (1800p) e l'impiego di un ray tracing capace di aggiungere spessore alla rappresentazione visiva di Tokyo, ma il frame pacing ballerino implica una generale sensazione di scattosità.
Optando per la modalità prestazioni, la risoluzione scende leggermente (1440p) pur senza farsi notare troppo, il ray tracing viene disattivato e si punta a un target di 60 fps che però non viene praticamente mai raggiunto, a maggior ragione durante le sequenze più caotiche, il che restituisce un'esperienza spesso e volentieri soggetta a cali di fluidità anche molto evidenti.
Resta il "trucco" delle quattro modalità ad alto frame rate, pensate in teoria per giocare a 120 Hz sugli schermi che supportano tale frequenza di aggiornamento: valori che anche qui non vengono raggiunti, ma garantiscono su di uno schermo a 60 Hz i sessanta fotogrammi granitici, eventualmente anche con ray tracing attivato, pagando però un prezzo salato sul fronte della risoluzione, che scende fino a 1080p.
È davvero un peccato che gli sviluppatori non siano riusciti a ottimizzare meglio il gioco nonostante tutto il tempo a loro disposizione, a maggior ragione considerato che sul piano squisitamente artistico Ghostwire: Tokyo è strapieno di sequenze davvero evocative, la riproduzione per lo più accurata del centro di Tokyo richiama alla mente il turismo virtuale della serie Yakuza (pur con il 100% di abitanti vivi in meno) e, in generale, l'immaginario a cui il titolo attinge risulta tremendamente affascinante.
Un aspetto che il comparto sonoro supporta in maniera convincente, grazie a un sound design che riesce a valorizzare le presenze sovrannaturali e l'eco dei combattimenti, propone musiche dai forti riferimenti tradizionali e un ottimo doppiaggio in italiano: occhio, va attivato dalle opzioni perché di default i dialoghi sono parlati in giapponese.
In conclusione
Ghostwire: Tokyo si conferma anche su Xbox un gioco solido e coinvolgente, corposo e ricco di momenti notevoli, pur al netto di alcune mancanze sul fronte del gameplay, della struttura e dell'ottimizzazione grafica, quest'ultima francamente deludente dopo tutto questo tempo.
L'immaginario a cui l'action spirituale di Tango Gameworks attinge, tuttavia, risulta tremendamente suggestivo e affascinante, riuscendo senza dubbio a controbilanciare gli spigoli di un prodotto che gli abbonati a Xbox Game Pass devono assolutamente provare. A meno che non abbiano paura dei fantasmi...