Paradox si è specializzata negli anni, diventando un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati di giochi strategici. Da sempre la compagnia svedese con base a Stoccolma ha puntato nell'offrire giochi particolarmente ricercati e ricchi di dettagli, pieni di statistiche da prendere in considerazione, eserciti da comandare e ambizioni da tenere sotto controllo per un portfolio di tutto rispetto. Con Imperator: Rome si torna nell'età classica fatta di monarchie e senati, in una struttura convenzionale da 4x in grado di inchiodare chiunque in partite lunghe anche centinaia di ore. In questa specifica occasione il tempo a nostra disposizione è stato ovviamente più limitato ma a Bath, città termale dell'Inghilterra, abbiamo giocato ad una build provvisoria del titolo per una intera giornata, scavando nel profondo di quello che potrebbe tranquillamente diventare il nuovo titolo di riferimento per il genere.
La gloria dell'antica Roma
Abbiamo iniziato la nostra prova prendendoci cura della Roma del 450, cercando di stabilizzare un impero pronto a divenire storicamente uno dei più imponenti mai visti. Partendo dalla religione dunque il sacrificio di alcuni maiali ha soddisfatto le necessità di un popolo estremamente credente e facile da impressionare, ma è stato solo l'inizio di una rapida ascesa che ci ha permesso di scegliere uno tra gli otto presagi per favorire la crescita della città. Il tutorial iniziale ha consigliato di optare per favorire la dea bendata, ma la nostra idea di militarizzazione delle regioni si sposava meglio con la benedizione di Marte, in grado di aumentare la disciplina delle unità rendendo l'esercito più efficace. Ci si può dunque affidare a otto diverse benedizioni per perseguire gli scopi più disparati, dai bonus alla guerra fino ad arrivare a quelli della crescita della popolazione, ai maggior introiti delle tasse o alla mera forza lavoro. Un piccolo aiuto che contribuirà da subito a facilitarvi nel percorso scelto. È altresì possibile abbandonare un presagio per affidarsi ad un altro, in modo da potersi adattare all'evolversi della campagna.
Un impero non si può fondare senza milizia e la costruzione di un'armata degna di questo nome è iniziata in un lampo, convocando a Roma trentamila soldati scelti tra i migliori arcieri, fanti e cavalieri della regione. Mentre attendevamo i rinforzi, abbiamo volutamente ignorato alcune richieste di intervento da parte della popolazione, lasciando fossero i nostri governatori ad occuparsene per mantenere alta la loro fedeltà nei nostri confronti, e mentre il potere militare cresceva a vista d'occhio Siracusa ha iniziato a omaggiarci con del denaro per mantenere saldi i rapporti, spaventata probabilmente dalla quantità di trireme che stavamo ormeggiando nel porto. I piani di conquista stavano procedendo egregiamente, almeno fino a quando nella vicina Pompeii non è eruttato il Vesuvio travolgendo la popolazione e richiedendo il nostro pronto intervento per supportare i sopravvissuti. Per favorire la crescita abbiamo spostato le nostre attenzioni sulla raccolta di cibo e risorse importando pesce dalle regioni limitrofe e grano dai nuovi accordi commerciali stretti con Siracusa. Ma la guerra non ha atteso che finissimo queste questioni di minor importanza e alle nostre porte nel 454 hanno iniziato a sorgere i primi tumulti, con i territori annessi della Sabinia, sempre più minacciosi nei nostri confronti. Inutile dunque tenere fermi i trentamila soldati a Roma, spediti velocemente ai confini e pronti a dichiarare guerra. L'atto non è passato inosservato dai nostri vicini che, cogliendo la palla al balzo nella speranza di un appoggio militare futuro, hanno mandato le loro armate a darci man forte. Le province di Marsia, Nuceria, Peligna e Frentania si sono unite senza alcuna richiesta da parte nostra alla guerra nella regione schiacciando in una stretta mortale gli insurrezionalisti. Addentrandoci dalla regione di Narnia e marciando sul territorio, la capitale è collassata in pochi anni, garantendoci un punto di partenza eccellente verso la conquista del mondo esterno.
Gameplay classico, ma quante statistiche!
Imperator: Rome aggiunge poi diverse statistiche interessanti per ampliare e approfondire il gameplay. Fa dunque la sua comparsa un semplice albero dei talenti suddiviso in tre rami ben distinti con altrettante specializzazioni. A dire il vero avremmo preferito poter mischiare alcuni di questi bonus in modo da adattarli la nostra strategia, ma troppa libertà in quel senso avrebbe potuto portare netti sbilanciamenti nelle fasi più avanzate di gioco. Le Italic Traditions non sono altro che bonus passivi da dare a determinati tipi di truppe, come una maggior difesa alla fanteria leggera o un potenziamento dell'attacco per la cavalleria. Il problema è che i tre rami mischiano i diversi tipi di unità così, se nel secondo ramo potremo alzare il morale dei trireme è nel primo che troveremo l'abilità per abbassarne il costo di mantenimento, dovendo scegliere forzatamente con tanti turno di anticipo quale strada vorremo intraprendere. Sono potenziamenti che non includono però solo le truppe, visto che ci sarà possibile anche sbloccare i forti di frontiera per aumentare le difese delle regioni più esposte, costruire strade per velocizzare gli spostamenti militari o ancora attivare la possibilità di fare raid nelle città. Imperator: Rome non è insomma un solo simulatore bellico e ricerca nella diplomazia e nel commercio gli altri tasselli per divenire un titolo strategico completo a trecentosessanta gradi.
Non manca infatti la possibilità di stringere alleanze con le altre popolazioni, di consentire il passaggio delle truppe o di siglare leghe difensive così da creare confini invalicabili grazie al supporto di più regioni. In aggiunta a quanto detto fin'ora c'è tutta la parte di reclutamento e mantenimento dei propri senatori, che risulta in questo caso importante a pari merito e che andrà pianificata oculatamente, per fare in modo che i diversi poli che si dividono i seggi riescano a collaborare e ad approvare leggi che possano in qualche modo favorire la nostra strategia. Imperator: Rome è un gioco quindi molto profondo e complesso e, per quello che abbiamo visto, con in mente un target di giocatori ben preciso. Non è da tutti insomma frugare costantemente nei menu alla ricerca di quel parametro che possa farci guadagnare una microscopica percentuale di potere oratorio per convincere uno stato vicino a supportarci, magari calcolando nel tempo quali effetti una determinata azione possa portare a cascata su una regione lontana. Paradox si concentra su quello che sa fare meglio proponendo un titolo lento e matematico sfruttando una filosofia ben rodata negli anni. Il lato tecnico non viene per questo ricercato più del dovuto, con una quantità enorme di filtri per osservare la mappa del mondo attraverso le funzioni sociopolitiche, ma che mostra il fianco poi alle animazioni degli eserciti sulla mappa utilizzando dei semplici fanti singoli come segnalini. Il Clausewitz Engine torna quindi in grande spolvero, con le medesime funzionalità viste in Victoria ed Europa Universalis, lasciando dunque senza troppe sorprese , visivamente parlando, questa nuova produzione.
Se amate gli strategici Paradox e desiderate calarvi nei panni di un sommo imperatore, Imperator: Rome vi darà tutti gli strumenti per farlo nel migliore dei modi. La grande e accurata mappa di gioco vi permetterà poi di riscrivere la storia, partendo magari da una sperduta regione della Caledonia o prendendo il controllo immediato dell'immensa India, affiancando a tutto questo un multiplayer pronto a mettervi a dura prova. Il titolo, per quanto visto, sa bene che corde toccare per entrare nei cuori degli appassionati, e non resta dunque che aspettare la versione finale per approfondire le meccaniche e lanciarci in un giudizio ben più completo. Il primo passo verso la conquista del vecchio mondo è già iniziata, nel 2019 il dominio sarà completato.
CERTEZZE
- Fedeltà storica
- Mappa immensa
- Sostanzialmente infinito
DUBBI
- Non porta novità rivoluzionarie per il genere di riferimento