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Le bizzarre avventure di JoJo arriva su Netflix

L'anime ispirato al manga generazionale di Hirohiko Araki arriva su Netflix con le prime due stagioni: ecco tutto quello che c'è da sapere su Le bizzarre avventure di JoJo!

SPECIALE di Christian Colli   —   03/03/2020

È incredibile pensare che, ancora oggi, esista qualcuno che non conosce Le bizzarre avventure di JoJo. Eppure Hirohiko Araki ha cominciato a disegnare il manga nel 1986 e non ha ancora finito: ormai si contano 126 volumi, senza calcolare gli spin-off che l'autore - ormai sessantenne - trova il tempo di disegnare tra una consegna e l'altra. Araki ha cominciato la sua carriera di fumettista nel '83 con Magical B.T. ma è stato solo dopo i brevi Baōh e Gorgeous Irene che ha iniziato JoJo no Kimyō na Bōken su Weekly Shonen Jump, trovando una formula originale e uno stile tutto suo. Araki, che aveva esordito imitando il tratto di Naoki Tsuji e ispirandosi a Ken il guerriero di Tetsuo Hara e Buronson, si è lasciato pian piano influenzare dalla pittura occidentale, e in particolare da quella francese di Paul Gauguin: oggi le sue illustrazioni fanno il giro del mondo, sono esposte al Louvre o compaiono nelle vetrine dei negozi di Gucci. Hirohiko Araki è, semplicemente, uno dei migliori artisti del globo.

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E ci sorprende che molti ancora non lo conoscano nel nostro paese solo solo perché Araki adora l'Italia, anzi la venera. Le famigerate pose in cui ritrae i suoi personaggi si ispirano alle opere di Michelangelo, lo Scarpone fa capolino in quasi tutti i suoi manga in una forma o nell'altra e un intero arco narrativo de Le bizzarre avventure di JoJo si svolge in Italia. In questo senso, siamo felici che Netflix abbia deciso di ospitare le prime due stagioni del più recente adattamento animato della serie. Non è la prima volta che JoJo diventa un anime, infatti. Studio A.P.P.P. ci aveva già provato tra il 1993 e il 2007 con una serie di OAV che reinterpretava il terzo arco narrativo del manga e con un lungometraggio che adattava il primo, ma è stato solo nel 2012 che David Production ha rimesso mano all'opera con una serie televisiva di successo che finora ha trasposto cinque parti del fumetto per un totale di 152 episodi. Su Netflix arrivano dunque le prime due stagioni, sottotitolate in italiano: vi spieghiamo perché non potete assolutamente perdervele.

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La prima stagione

La prima stagione de Le bizzarre avventure di JoJo è costituita da 26 episodi in totale, ma a sua volta si divide in due parti: la prima parte, composta da nove episodi, ripercorre i primi cinque volumetti del manga, un arco narrativo intitolato Phantom Blood. L'opera di Hirohiko Araki è infatti generazionale e ogni arco narrativo si svolge in un'epoca diversa, ma il protagonista è sempre e comunque collegato, direttamente o indirettamente, alla dinastia di Jonathan Joestar, la star di Phantom Blood. La storia comincia infatti in Inghilterra, alla fine del diciannovesimo secolo, quando l'aristocratica famiglia Joestar adotta il giovane Dio Brando per onorare un debito di vita. Jonathan si ritrova così alle prese con un fratellastro disposto alle peggiori bassezze pur di usurpare il suo posto di erede e la situazione si complica drasticamente quando Dio mette le mani su un manufatto che lo trasforma in un vampiro. JoJo scoprirà un mondo sinistro e dovrà imparare un'antica arte marziale per sconfiggere Dio e riscattare il suo cognome.

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La seconda parte della stagione, diciassette episodi in totale, adatta invece il secondo arco narrativo del manga, intitolato Battle Tendency. A questo punto cercheremo di evitare troppe anticipazioni, ma dato che stiamo parlando di una saga generazionale potrebbe non essere facile. In questa parte dell'anime, ambientata nel 1938, il protagonista è Joseph Joestar, il nipote di Jonathan. Il nuovo JoJo è un intrepido scavezzacollo che ha ereditato i poteri del nonno: questo fa di lui uno dei pochi esseri umani capaci di fronteggiare una specie di superuomini legata al manufatto che trasformò Dio Brando in un vampiro. La battaglia contro gli Uomini del Pilastro condurrà Joseph in Italia e alla scoperta di legami che credeva perduti, in un susseguirsi di assurdi combattimenti pieni di strategia e violenza. Hirohiko Araki, a differenza di molti mangaka che pubblicavano per Jump, rifiuta fermamente lo stratagemma dei tornei e preferisce imbastire scontri incentrati sulla tattica e sull'astuzia, piuttosto che sulla forza bruta.

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La prima stagione de Le bizzarre avventure di JoJo è probabilmente la più debole dell'adattamento David Production, sebbene Battle Tendency resti ancora oggi uno degli archi narrativi più amati. Probabilmente concepita come un esperimento, soffre il budget ridotto e lo stile ancora acerbo di Hirohiko Araki: lo studio di animazione riproduce con una precisione sbalorditiva le tavole e i tratti dell'autore, a costo di sacrificare molte animazioni in sequenze asciutte che tradiscono le superlative sigle introduttive in computer grafica. Fa da contraltare l'ottima colonna sonora di Hayato Matsuo (Phantom Blood) e Taku Iwasaki (Battle Tendency) ma un fan di Araki non dovrebbe stupirsi: la musica ha sempre avuto un ruolo centrale nelle sue opere, una fonte d'ispirazione da citare continuamente, e quindi si resta piacevolmente colpiti nell'ascoltare la sigla di chiusura, Roundabout (1972) degli Yes. La prima stagione può essere un po' difficile da digerire, ma è fondamentale per comprendere meglio le meraviglie che seguiranno e, in ogni caso, riesce a essere dannatamente coinvolgente e coraggiosa.

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La seconda stagione

Le successive 48 puntate dell'anime compongono la terza stagione, anch'essa suddivisa in due parti da 24 episodi ciascuna che ripercorrono il terzo arco narrativo a fumetti. Si tratta probabilmente della saga più nota, quella che ha reso Hirohiko Araki veramente famoso e che abbiamo visto anche sotto forma di vari videogiochi, Stardust Crusaders. È a questo punto che la fantasia di Araki prende veramente il via: stanco di incentrare i combattimenti sulla forza fisica, Araki inventa gli Stand, poteri psichici che assumono una forma umanoide e che possono lottare per i loro portatori. La storia si svolge nel 1989 e ha per protagonista Jotaro Kujo, il nipote di Joseph che sua figlia ha avuto con un musicista giapponese. Jotaro è un teppista dal cuore d'oro che ha appena manifestato lo Stand: a innescare il suo potere è stato il ritorno di un vecchio nemico che adesso sta mettendo in pericolo la vita di sua madre. Il nuovo JoJo partirà insieme al sempre arzillo nonno Joseph e a una banda di compagni improvvisati per un viaggio intorno al mondo, mentre nemici sempre più agguerriti daranno loro la caccia ricorrendo a poteri micidiali.

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Hirohiko Araki ha scritto e disegnato Stardust Crusaders ispirandosi a Il giro del mondo in 80 giorni di Giulio Verne. Partendo dal Giappone, i nostri eroi passano per Taiwan, Singapore, Calcutta, Karachi, attraversano il mare e il deserto, arrivando in Egitto, dove si consumerà il drammatico scontro finale con un nemico apparentemente invincibile. In seguito, Araki ricorrerà a molti escamotage inventati in questo arco narrativo come il tempo - e non aggiungiamo altro - e l'approccio talvolta propedeutico della narrazione, che indugia su piccoli dettagli per insegnare agli spettatori alcune usanze particolarmente atipiche o curiose. Stardust Crusaders è una stagione divertentissima anche per questo, ma soprattutto perché riesce a trovare un equilibrio clamoroso tra il dramma, la violenza, l'azione, l'horror e l'umorismo. Araki mette in scena scontri ingegnosi che raramente dipendono dalla forza pura e semplice: tra nemici che magnetizzano, altri che scommettono l'anima a poker o a videogiochi, falchi che manipolano il ghiaccio e neonati col potere di intrappolare gli adulti nei sogni, Stardust Crusaders è un crescendo di colpi di scena.

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David Production deve aver avuto un budget decisamente maggiore da spendere sui 48 episodi di Stardust Crusaders. Trasmessa tra il 2014 e il 2015, la seconda stagione de Le bizzarre avventure di JoJo è animata sensibilmente meglio della precedente e, complice anche la spettacolarità di alcuni passaggi nel manga, riesce a stupire con alcune sequenze davvero emozionanti grazie a una regia attenta che riesce a tirare fuori il meglio della sceneggiatura soprattutto nei momenti più drammatici. Alcuni episodi sono inevitabilmente meno movimentati, ma la storia rimane comunque coinvolgente e la colonna sonora del nuovo compositore Yugo Kanno contribuisce a tenere sempre alta la tensione. In questo caso abbiamo anche non una, ma due canzoni di rilievo a chiudere l'anime: Walk like an Egyptian (1985) dei Bangles fino all'episodio 24, poi Last Train Home (1987) del Pat Metheny Group. La sigla di apertura, invece, guadagna una piccola chicca: da Stardust Crusaders in poi, negli ultimi episodi è il villain di turno a usare i suoi poteri per modificarla.

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I videogiochi a tema

In attesa che Netflix carichi sui propri server le altre due stagioni dell'anime - Diamond is Unbreakable e la più recente Golden Wind, che vanno a coprire la quarta e la quinta serie del manga fino al volume 63 - potreste voler giocare qualcosa ispirato a Le bizzarre avventure di JoJo, ma purtroppo non sarà facilissimo. Il titolo migliore è sicuramente JoJo's Bizarre Adventure: All Star Battle di CyberConnect2, ma è uscito solo per PlayStation 3 nel 2013. Si tratta di un picchiaduro a incontri di ottima fattura che consente di utilizzare tantissimi personaggi appartenenti alle varie saghe del manga e dell'anime in scontri pieni di fanservice. Pur non essendo tecnicissimo, il picchiaduro diverte con molti collezionabili, uno stile in cel shading che riproduce ottimamente il tratto di Araki e tante piccole dinamiche che intervengono durante i combattimenti per la gioia degli appassionati. Più mediocre, invece, ma anche più facile da reperire, JoJo's Bizarre Adventure: Eyes of Heaven, disponibile anche per PlayStation 4.

Le bizzarre avventure di JoJo arriva su Netflix

Il gioco è un brawler 3D con un roster ricco e dinamiche di gioco davvero particolari quanto caotiche, il cui punto di forza è tuttavia una storyline scritta proprio da Hirohiko Araki che in qualche modo giustifica gli scontri tra personaggi appartenenti a epoche - e realtà - completamente diverse. Sebbene sia a dir poco confusionario e tutt'altro che tecnico, potrebbe sicuramente divertire i fan sfegatati dell'anime e del manga. Scomparso invece dai radar un altro picchiaduro cult degli anni '90, JoJo's Bizarre Adventure di Capcom, poi rimasterizzato alcuni anni fa per PlayStation 3 e Xbox 360: all'epoca, il famoso sviluppatore nipponico realizzò il cabinato ispirandosi ai suoi picchiaduro 2D più famosi, Street Fighter Alpha e X-Men Vs. Street Fighter. Potreste anche giocare nei panni di Jotaro e Dio col mediocre Jump Force di Spike Chunsoft e Bandai, ma se volete vivere un'esperienza molto "arakiana" non possiamo che consigliarvi i giochi di ruolo nella serie Persona: in fondo i poteri dei personaggi sono veri e propri Stand, e le atmosfere horror che si mescolano con la vita quotidiana ricordano tantissimo le avventure di JoJo, in particolare Diamond is Unbreakable, saga che ha decisamente ispirato Persona 4 Golden per PlayStation Vita.

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