Per arrivare a questo provato di Mount & Blade II: Bannerlord, un titolo atteso con trepidazione da una buona fetta dei giocatori PC, ci sono voluti 8 anni e siamo ancora alla versione early access, con il titolo TaleWorlds che deve affrontare ancora un gran lavoro di pulizia,arricchimento e bilanciamento prima di potersi dire completo. Per fortuna parte dei crash e dei problemi più gravi sono stati risolti con le prime patch, ma serve una base granitica per un titolo che, lo diciamo subito, non vuole rivoluzionare nulla, ma punta a potenziare l'acclamata formula dell'originale.
Un classico in versione potenziata
Nonostante qualche evidente problema tecnico, Bannerlord è un successo da 220.000 giocatori in contemporanea, segno che il medioevo ha tanti fan tra i videogiocatori e che la formula dell'originale, arrivata a piena maturazione con Warband, può dire ancora parecchio, senza bisogno di rivoluzioni. Il solo spostarsi nella mappa di viaggio ci chiede di tenere conto di quali territori attraversiamo, dei briganti, del peso dell'equipaggiamento, del numero di uomini, di eventuali prigionieri, del cibo e del tempo, sempre più prezioso man mano che i nostri impegni politici e i possedimenti da difendere diventano più numerosi. Ma le piccole rifiniture, le aggiunte e l'evoluzione tecnica, che comprende gran parte dell'interfaccia, rendono tutto più piacevole, ancora più complesso, soprattutto per quanto riguarda la gestione politica, e più accogliente, impreziosendo una componente vitale del titolo. Tuttavia la paziente raccolta di uomini e di pezzi di equipaggiamento è funzionale al momento momento in cui si scende in campo per dare battaglia. Ed è qui che ritroviamo un pezzo della vecchia interfaccia, con un sacco di tasti da premere per selezionare ogni singolo drappello e dare ordini mirati. Sia chiaro, non è facile inventarsi un modo per gestire nel dettaglio un esercito diviso in svariate unità che può arrivare a contare 500 uomini, ma alla pletora di tasti avremmo preferito un menù radiale o una visuale strategica, magari con la gestione delle truppe via mouse.
Con la campagna torna la creazione del personaggio che ci permette di scegliere cosa ci è capitato dall'infanzia all'età adulta, guadagnando caratteristiche. Quanto scelto ci fornisce inoltre un background da appioppare al nostro avatar, magari in accordo con l'aspetto che può essere cesellato nel dettaglio con l'editor del personaggio. Purtroppo della corporatura possiamo decidere solo la dimensione, ma quando si passa al viso possiamo ritoccare nel dettaglio ogni aspetto, dal naso alla fronte. Ed è così che nascono personaggi finalmente ben distinguibili, anche per i nobili, sempre legati da innumerevoli legami di alleanza e parentela, in cui possiamo infiltrarci facendo favori o torti, che ci mette di fronte a una pletora di comandanti, pretendenti al trono, guerrieri, guerriere, cortigiane e ruffiani. Questo è il cuore della campagna che ci offre una missione strutturata con cui iniziare e una quest line decisamente lunga, ma non permette alla narrativa di interferire con lo spirito libero di un titolo che, l'abbiamo detto, riprende praticamente tutto da Warband. Siamo quindi sempre liberi di ridefinire alleanze, amicizie e possedimenti costruendo la nostra ricchezza, economica e sociale, affrontando piccole bande, piombando sul campo di battaglia in aiuto di un alleato, affrontando enormi schieramenti o provando il nostro valore tra duelli e tornei, ora strutturati con tanto di possibilità di assistere agli incontri degli avversari che incontreremo nella fase successiva.
Grafica e interfaccia: tra spettacolo e compromessi
Con i tornei arrivano anche pezzi di equipaggiamento speciali, a patto di vincere, e fama, oltre a qualche soldo che sulle prime è essenziale per acquistare i viveri con cui nutrire le prime truppe reclutate. Ma è con il commercio, ora potenziato dalla possibilità di creare carovane e con gli insediamenti, ottenuti servendo un regno o combattendo, che iniziano ad arrivare le entrate sicure, benché un possedimento comporti responsabilità gestionali che ci riportano a parlare dell'interfaccia migliorata, in questo caso al servizio di un numero di potenziamenti maggiore e di un insediamento più vivo. L'evoluzione tecnica non va infatti a solo beneficio delle battaglie. Avamposti, castelli e città sono più ricchi, le taverne sono gremite, ci sono più quest, più eroi, più dettagli e più vita. In questo Bannerlord mantiene le promesse, anche se manca una vera intelligenza a gestire le azioni di PNG che salvo dialoghi specifici sono comparse prive della scintilla vitale. Inoltre, anche se la nuova veste grafica ci regala castelli mozzafiato abbarbicati su montagne innevate e corsi d'acqua cristallini con tanto di riflessi in tempo reale, si fa sentire la totale mancanza di interazione con il mondo di gioco, sintomo di un titolo ambizioso ma dalla genesi modesta.
Durante gli assedi spuntano invece elementi distruttibili a magnificare il lato spettacolare di Mount & Blade II: Bannerlord. Anche in questo caso la base è la medesima del primo capitolo, con i castelli che possono essere violati in posizioni predefinite, ma le armi da assedio compiono un bel balzo in avanti, a partire dal maggiore realismo delle torri da assedio per arrivare a balliste e catapulte. Non tutto vanta la stessa qualità, e quando vengono abbattuti gli elementi distruttibili si notano rallentamenti marcati anche su un Ryzen 7 3700X con una GeForce RTX 2080 Ti, ma ci auguriamo che le cose migliorino radicalmente durante la fase early access, godendoci comunque momenti di spettacolo come quando le scie di fumo di pietre infuocate tagliano in due un cielo che sovrasta centinaia di uomini urlanti. Il tutto condito da armature di ogni fattura, fisica più rifinita, un sacco di dettagli e cavalli il cui peso si avverte fisicamente quando ci caricano brutalmente.
Combattimento e multiplayer
Il combattimento di Bannelord non può che risultare immediatamente familiare a chi conosce la serie Mount & Blade. Anche questa volta troviamo infatti attacchi direzionali, uno scudo che se usato bene garantisce un vantaggio immenso non richiedendo parate direzionali e letali armi da lancio di ogni fattura. Ma resta anche una certa legnosità di alcuni movimenti che come le lacune grafiche si fa notare in particolare durante i duelli. Eppure mosse semplici e basate su una cruda fisica, senza animazioni interlacciate o altre finezze moderne, diventano quasi un punto di forza nel mezzo di scontri tra decine di uomini, quando ci troviamo a cambiare avversario continuamente, quando un nemico viene trafitto mentre ci sta colpendo alle spalle, quando una freccia ci passa sopra appena ci siamo scansati o quando ci trafigge all'improvviso. Si vedono comunque, sia chiaro, compenetrazioni, anomalie e quant'altro, ma capita più spesso di rimanere colpiti dagli aspetti più esaltanti della battaglia. Un qualcosa che si moltiplica in multigiocatore, quando i movimenti dei nemici sono quelli ben più credibili di avversari in carne e ossa.
Il comparto multigiocatore è già strutturato con punti esperienza, matchmaking, un sacco di classi con diversi loadout, medaglie dedicate e tre modalità con le prime due sono che sono entrambe pensate per opporre due squadre da 6 giocatori. Ma la prima ci vede impegnati a controllare un distaccamento mentre la seconda ci chiede di combattere fianco a fianco con altri 5 giocatori e ci consente di sbloccare classi e respawn guadagnando denaro sul campo di battaglia. Ne deriva quindi un gameplay diverso, in un caso più ragionato e nell'altro più immediato e individualista. Lo stesso, anche se su larga scala, protagonista ello scontro più spettacolare che, erede della modalità preferita dai giocatori Mount & Blade, vede due squadre da 60 giocatori impegnarsi per difendere o attaccare un castello. Ed è qui, nel mezzo dell'assedio, che lo spettacolo si fa serio, con cavalieri che si fiondano sulle retrovie per razziare chi manovra le macchine da assedio, scontri tra arcieri, schermaglie per conquistare le bandiere e tutto il buono del multiplayer di Mount & Blade, magnificato in questa evoluzione ancora imperfetta e in completa, ma capace di regalare grandi emozioni a chi ama la formula TaleWorlds e che, sia chiaro, non vede l'ora di mettere le mani sulle prime MOD e sogna in grande pensando a quelle che arriveranno tra qualche anno.
Mount & Blade II: Bannerlord è il potenziamento di una formula che funziona ancora, spina dorsale di un'esperienza da vivere e rivivere grazie all'innata rigiocabilità e alle future mod. Non avremmo certo disdegnato qualche novità in più nella gestione dei rapporti con i nobili, nell'intelligenza artificiale, nell'interazione con il mondo di gioco e negli elementi distruttibili. Ma dobbiamo considerare che siamo in early access, con molto ancora da aggiungere, e ciononostante Bannerlord, anche con la sua aura vintage e le sue ingenuità, resta un gioco enorme, un titolo dai grandi confini, dinamico, pieno di intrighi, battaglie, imprevisti, nemici e scontri, anche in PvP, che vanno da piccole schermaglie fino a battaglie su larga scala in cui anche la strategia ha un ruolo rilevante.
CERTEZZE
- Il meglio del passato TaleWorlds in versione potenziata
- Colonna sonora coinvolgente
- Battaglie spettacolari, soprattutto in multigiocatore
DUBBI
- Tecnicamente pieno di alti e bassi
- Stuttering, problemi di caricamento e glitch in quantità
- Interazione con il mondo di gioco minima