Un paio di settimane fa abbiamo finalmente provato Pokémon Spada e Pokémon Scudo all'interno degli uffici di The Pokémon Company a Chiswick Park, Londra. Un test super corposo, che ci ha permesso di provare per novanta minuti la versione completa di Pokémon Scudo su un bel monitor curvo. E in un primo momento, l'animo da Pokéfan ha avuto un sussulto impugnando il controller Pro di Nintendo Switch. D'altronde l'ottava generazione Pokèmon ha una responsabilità grande, per non dire enorme o... gigante. Spada e Scudo saranno infatti i primi due giochi completamente nuovi della serie principale ad approdare su Switch: una console che è fissa oltre che portatile.
Si tratta di un unicum per il brand creato da Game Freak nel lontano 1996: certo, già su Pokémon Stadium per Nintendo 64 si poteva giocare a Pokémon Rosso, Blu e Giallo nella Torre GB e si poteva organizzare il proprio box in maniera più semplice nel laboratorio del Professor Oak. E sì, alla serie principale appartengono anche i due Pokémon: Let's GO, ma quelli rientrano in un filone completamente diverso. Con Spada e Scudo, invece, ci si trova di fronte a una generazione di titoli pensati specificatamente per puntare alla Lega di una nuova regione anche dalla TV di casa, con tutto il carico di aspettative e speranze che ne consegue.
Una storia misteriosa
L'avventura di Pokémon Spada e Pokémon Scudo ha inizio nella regione di Galar. Un'area che - ormai lo sappiamo bene - è ispirata alla Gran Bretagna e che nasconde fin dalle prime battute alcuni affascinanti misteri. Assolutamente evidente è invece l'impronta sportiva data agli eventi Pokémon: dopo l'ormai abituale scelta della lingua, si viene infatti catapultati nel mezzo di una battaglia del Campione della regione, Dandel, un allenatore formidabile e imbattuto, che fa grande affidamento sul suo potente Charizard. A presentare l'incontro è un altro personaggio che si preannuncia molto importante, ovvero Rose, il presidente della Lega Pokémon di Galar, nonché di un vasto conglomerato di aziende. La sua presenza nelle prime fasi è limitata a questa introduzione televisiva, ma non c'è dubbio che sarà una figura importante nel corso campagna: il fatto che venga descritto come colui che ha incanalato l'energia del fenomeno Dynamax getta tra l'altro qualche ombra sulla sua figura, ma al momento non ci sono elementi per catalogarlo nella schiera dei "buoni" o dei "cattivi". Tornando all'introduzione, la creazione del protagonista silenzioso passa attraverso un basilare editor, simile a quello introdotto in Pokémon X e Pokémon Y, dove si può scegliere il sesso e una manciata di opzioni per il colore della pelle e dei capelli. Ancora una volta notiamo con rammarico l'assenza di qualsiasi forma di doppiaggio, che avrebbe reso queste prime sequenze animate sicuramente più coinvolgenti.
La struttura della fase iniziale è quella classica, anche se l'ordine è leggermente cambiato nel corso delle generazioni: ci si ritrova nella casa del protagonista, si incontra il rivale, si riceve un Pokémon e si ottiene il Pokédex. Nel mezzo, qualche piccola variazione sul tema che non serve rivelare per non anticipare nulla, ma che non riesce comunque a dare ritmo a una fase iniziale che, come da tradizione, fa un po' di fatica a decollare.
Raid e Fenomeno Dynamax
Mentre si eseguono le azioni di rito si prende confidenza con un gameplay che di fatto rimane fedele alla tradizione: Pokémon Spada e Pokémon Scudo sono dei JRPG a turni piuttosto tradizionali, dove la crescita e l'utilizzo dei mostriciattoli è quello canonico. Quattro attacchi, sei statistiche, abilità uniche e nature variabili. Non manca nulla, eccetto ovviamente Megaevoluzioni e Mosse Z: caratteristiche fondamentali rispettivamente dei giochi di sesta e settima generazione, che in ottava sono state per certi versi fuse all'interno del cosiddetto fenomeno Dynamax. È questa, infatti, la meccanica distintiva di Galar: un'evoluzione provvisoria derivata da una misteriosa energia e collegata ad alcune pietre speciali, che non solo trasforma i Pokémon in versioni giganti di loro stessi, ma consente loro anche di utilizzare mosse particolari; e, nel caso dei Pokémon Gigamax, anche esclusive. Purtroppo non c'è stato modo di approfondire questi ultimi; il fenomeno Dynamax, invece, è stato possibile vederlo in azione praticamente da subito.
Nelle Terre Selvagge, vaste aree aperte dove si incontrano tante varietà di Pokémon, diverse a seconda del clima, si vedono infatti alcuni fasci di luce rossa che emanano una strana energia. È qui che risiedono i cosiddetti Pokémon Dynamax selvatici da affrontare nei Raid, battaglie cooperative a quattro giocatori, che possono essere controllati dall'intelligenza artificiale oppure possono essere reali, grazie al collegamento online o in locale. Purtroppo le console di prova erano in modalità aereo, quindi è stato possibile affrontare Raid solo in singolo, ma il test è stato sufficiente a svelarne la struttura. Si tratta di scontri dove si ha un numero di turni limitato per sconfiggere e provare a catturare il Pokémon Dynamax del momento; per farlo ogni giocatore può utilizzare solo il Pokémon in cima alla sua squadra al momento dell'ingresso nel raid e deve sfruttare al meglio i tre turni della sua trasformazione Dynamax per avere qualche speranza di successo. Far scendere a zero i Punti Saluti del proprio compagno non significa una sconfitta immediata, visto che basta un po' di riposo perché torni in partita; essere sconfitti durante la trasformazione, però, rende impossibile trasformarsi nuovamente, complicando così tutto lo scontro. È presto per dire quanto questa meccanica possa risultare valida, ma di sicuro aggiunge quel pizzico di novità che non può che far bene alle lotte.
Le Terre Selvagge: tra open-world e MMO
Le Terre Selvagge rappresentano già di per sé un elemento di rottura molto importante. La struttura della regione di Galar, almeno all'inizio, è quella di tutte le altre regioni Pokémon: una serie di villaggi e città più o meno grandi, collegati tra loro attraverso dei percorsi lineari, grotte e specchi d'acqua. Le Terre Selvagge rompono questo schema presentandosi come una vasta zona a mondo aperto, con Pokémon di ogni tipo che scorrazzano liberamente per la mappa, alberi da cui raccogliere bacche, laghetti dove pescare e, soprattutto, un elemento da MMO di cui abbiamo avuto sentore solo dopo la pubblicazione di tutte le novità emerse dal provato di Game Informer. Un elemento che avremmo voluto approfondire nel corso del nostro gameplay, ma purtroppo c'è stato modo solo di raccogliere qualche piccolo indizio: collegandosi alla rete chiunque abbia un abbonamento a Nintendo Switch Online potrà ritrovarsi contemporaneamente all'interno delle Terre Selvagge, che di fatto diventano un grande hub dove si può combattere e scambiare Pokémon con gli altri. Quanti saranno gli allenatori visibili contemporaneamente? Quali saranno quelli presenti in tempo reale e non in modo asincrono, cioè con il proprio avatar visibile ma non controllabile? Che influenza avrà sulle prestazioni di Switch rimanere connessi? Sono tutte domande che sfortunatamente non hanno trovato risposta. Ciò che è certo è che questo elemento rappresenta un'importante giustificazione a un comparto tecnico che, fin dai primi trailer, non è sembrato all'altezza delle aspettative.
Prima di parlare di grafica, però, ci sono ancora alcuni elementi interessanti da analizzare. Qui si possono incontrare anche Pokémon selvatici con un livello più alto di quello dell'utente: un elemento questo, che invoglia a visitare più volte la stessa area. Le Terre Selvagge, poi, sono anche il luogo dove si può piazzare la propria tenda e dilettarsi con il Pokécampeggio. Erede del Poké io&te di Pokémon X e Pokémon Y, ma anche delle Basi Segrete di Rubino e Zaffiro, il Pokécampeggio racchiude in sé una serie di nuovi minigiochi pensati per instaurare un legame con la propria squadra di Pokémon. La qualità di queste attività non ha convinto del tutto, complice anche una gestione dei punti di contatto degli oggetti tutt'altro che impeccabile: usare i mostriciattoli come animali da riporto o solleticarli con una sorta di spolverino non è quindi riuscito in nessun modo ad attivare una qualche componente feticista. Più strutturata, e quindi interessante, è invece la cucina del curry: in attesa di scoprire se questi piatti saranno in qualche modo collegati alla componente competitiva e alla gestione dei valori nascosti, preparare un curry perfetto diverte e restituisce una giusta dose di soddisfazione. Il Pokécampeggio è ovviamente anche personalizzabile, quindi non stupisce trovare nella mappa un personaggio non giocante che vende tende da campo dei colori più disparati.
All'avanguardia nella tecnica?
Le città appaiono zeppe di dettagli e piccole chicche: negozi di riviste, pubblicità ed elementi architettonici originali evidenziano una cura maniacale per gli scenari. Anche le abitazioni e i piccoli centri sono caratterizzati dalla stessa attenzione per le rifiniture, ma il livello di interazione è piuttosto ridotto e si limita alle solite finestre di dialogo, talvolta ripetute, quando si agisce su una libreria o su un cestino della spazzatura. Tornano poi i parrucchieri, i negozi di vestiti e il Caffé Lotta, tutti esercizi commerciali già visti nella serie e qui potenziati. È davvero un piacere visitare il piccolo villaggio del protagonista e vedere un Butterfree svolazzare sopra un piccolo gregge di Wooloo, oppure gironzolare per i vari percorsi mentre i Pokémon più diversi escono dall'erba alba, si fanno incontro o scappano alla vista di un allenatore. Ci sono ancora tanti margini per rendere le ambientazioni più vive e credibili, magari lavorando sui pattern di alcune sequenze fisse e dei personaggi non giocanti, ma i passi in avanti sono importanti e fanno capire che Game Freak sta lavorando nella giusta direzione per modernizzare la serie.
Non si può tuttavia sorvolare sui compromessi di un comparto tecnico che, a fronte di colori brillanti e un maggior numero di elementi a schermo, propone texture estremamente piatte e spigolose. Sullo schermo del televisore l'anti-aliasing non svolge al meglio il suo lavoro e il risultato è una serie di poligoni scalettati, con angoli pronunciati o bordi troppo sfocati. Le ombre, in particolare, vibrano e si allungano in maniera innaturale, creando effetti non proprio piacevoli. Di contro il framerate in battaglia è apparso decisamente più stabile che in passato, anche grazie a una gestione delle telecamere meno schizofrenica. La situazione migliora poi decisamente in modalità portatile: riprovare la demo dell'E3 sul piccolo schermo di Nintendo Switch pone di fronte quasi a un gioco diverso, con linee pulite e un aspetto complessivo impeccabile. Certo, l'ambiente chiuso della palestra di Azzurra non è paragonabile agli spazi delle Terre Selvagge, ma è evidente che la dimensione portatile sia ancora quella che rende maggiore giustizia alla serie.
Ma proprio alla luce della caratteristiche delle Terre Selvagge è difficile mettere già sotto processo il team di sviluppo, visto che la presenza di una componente online praticamente persistente richiede un dispendio di risorse notevole: il giudizio sulla grafica va quindi necessariamente lasciato in sospeso fino a una prova più approfondita, dato che il ruolo e l'estensione di queste aree multiplayer potrebbe rappresentare più che un'attenuante per alcune rinunce sotto il profilo tecnico. Nessun compromesso, invece, per quanto riguarda la colonna sonora: già nelle prime battute viene proposta una selezione di nuove tracce capaci di far sentire a casa anche i giocatori di vecchia data, restituendo al tempo stesso la sensazione di star ascoltando qualcosa di mai sentito prima.
Spoiler: il Team Yell
Durante i primi novanta minuti è quasi impossibile riuscire ad arrivare a incontrare il team di cattivi di Galar mentre si cercano di cogliere il maggior numero di elementi possibili del gioco. Accelerando un po' nella fase finale, però, siamo riusciti a raggiungere il Team Yell proprio in extremis e a sfidarne alcune reclute in battaglia. Lo scontro avviene nella hall dell'hotel dove il protagonista deve passare la notte prima della cerimonia di inizio della nuova stagione della Lega di Galar. Non si tratta però di lotte particolarmente impegnative e la prima impressione con questi nuovi cattivi non è stata delle migliori: sembrano infatti una gang di bulli fin troppo simile al team Skull di Pokémon Sole e Luna, con tanto di melodie dissonanti ad accompagnare il loro ingresso. In generale un po' tutti i personaggi hanno mostrato pochi elementi di originalità: Hop sembra il classico rivale ambizioso e iperattivo, pronto ad accettare di buon grado ogni sconfitta in nome dell'amicizia e della sportività; suo fratello Dandel, Campione della Lega di Galar, appare come la figura dell'eroe-mentore, una celebrità alla mano che vuole investire sulle nuove generazioni (ci ha ricordato All Might di My Hero Academia); la Professoressa Flora è apparsa per pochi secondi, mentre l'assistente Sonia sarà probabilmente una presenza costante per spiegare nuove meccaniche e per qualche battaglia senza troppe pretese. Gli altri due rivali, Mary e Beet, non si sono però ancora visti: la speranza è che il loro ingresso in scena sia più affascinante e che i loro caratteri siano abbastanza sfaccettati.
Giocare i primi novanta minuti di Pokémon Spada e Pokémon Scudo è servito a chiarire alcuni dei dubbi ed equivoci che potrebbero essere nati nel corso degli ultimi anni: il passaggio della serie su Nintendo Switch non è una rivoluzione, ma un'evoluzione coerente con gli ultimi capitoli per 3DS e, soprattutto, lenta. Ci sono tuttavia delle novità potenzialmente molto significative, Terre Selvagge su tutte, e non vediamo l'ora di mettere le mani sulla versione completa senza limitazioni di tempo per poter scoprire tutto quello che Galar ha in serbo per noi.
CERTEZZE
- Tanti misteri fin da subito
- Elementi MMO delle Terre Selvagge
- Cura maniacale per gli scenari
DUBBI
- Cliché narrativi persistenti
- Comparto tecnico sottotono