29

Silent Hill e Silent Hills: ci crediamo ai rumor?

I rumor si fanno sempre più pressanti e la comunione di voci spesso si fonda su qualche elemento realmente esistente. Il reboot di Silent Hill e il nuovo Silent Hills sono davvero alle porte?

SPECIALE di Emanuele Gregori   —   16/03/2020

Il mercato è strano e spesso le scelte che si fanno dal punto di vista della comunicazione rispondono anche al preciso momento storico. Le vicissitudini legate all'IP di Silent Hill, di proprietà di Konami, hanno tenuto banco ad intervalli regolari per tutto l'ultimo lustro. D'altronde se a novembre abbiamo potuto giocare a Death Stranding è stato solo per la cancellazione del progetto Silent Hills, dato precedentemente in mano a Hideo Kojima e al suo team. Parte di quel gruppo, compresi il regista Guillermo Del Toro e l'attore Norman Reedus, si sono dedicati anima e corpo all'ultima opera dello sviluppatore giapponese, lasciando certamente indietro un piccolo pezzo di cuore.

Simultaneamente una buona parte del team che ha dato vita alla serie più di vent'anni fa è ora parte integrante del Team Siren, in forze a Sony e in grado di creare alcune delle creature horror migliori che il medium abbia mai visto. Piuttosto che puntare sul semplice senso del disgusto e sui ridicoli jumpscare, Silent Hill ha sempre messo al centro della sua natura l'ansia e la paura, quella più recondita. L'evoluzione del senso del grottesco, nelle forme e negli avvenimenti sono elementi che hanno fatto grande il nome Silent Hill e che, addirittura, quando interpretati nel giusto modo, sono stati capaci di dare vita anche a del buon cinema - ci riferiamo ovviamente al primo e non al secondo film.

Le voci sulla doppia progettualità attuale sono quindi un pretesto sufficiente per far battere il cuore di molti e vogliamo provare a spiegarvi per quale motivo potrebbe trattarsi di un futuro più plausibile di quanto si potesse mai credere.

Silent Hill e Silent Hills: ci crediamo ai rumor?

Il reboot di Silent Hill

Quando gli astri si allineano accade sempre qualcosa che va oltre la fantasia. Certamente la possibilità che, da morte prematura, Silent Hill possa risorgere a doppia vita è una conseguenza difficile da credere. Nonostante questo è indubbia la quantità di fattori che potrebbero aver preso senso nell'idea di un reboot della serie, soprattutto se proprio per mano di una parte degli splendidi creativi che hanno donato vita all'opera originale.

Ciò che sappiamo per certo è che l'ancora giovanissimo autore Keiichiro Toyama è da ormai vent'anni parte integrante di Sony, avendo anche fondato all'interno del collettivo del Japan Studio la sua personale divisione: Project Siren. Sotto questo appellativo sono stati sviluppati i due capitoli della serie Siren e il remake del primo: Blood Curse. Studio non certamente prolifico, nel resto della ormai lunga carriera hanno dato vita anche ad un'altra serie molto amata dai fan della casa giapponese: Gravity Rush.

Nonostante Toyama sia sulla cresta dell'onda da quasi un quarto di secolo, fa spavento pensare che abbia appena quarantadue anni e che, proprio per questo, abbia ancora un'intera carriera di fronte a lui. I rumor che si rincorrono in questi giorni parlano come detto di un reboot della serie e, se tanto ci da tanto, di un titolo sviluppato in esclusiva per PS5 proprio dal team di proprietà di Sony.

Ad affiancare il talentuoso director potrebbero essere presenti il compositore Akira Yamaoka e il monster designer Masahiro Ito, tornati entrambi a riprendere i loro vecchi ruoli in questa straordinaria operazione nostalgia. Ciò che più ci intriga è proprio la possibilità di rivedere l'originale team che insieme ha realizzato solo il primo Silent Hill alle prese con la stessa opera, questa volta forti anche di un'esperienza e una maturazione ben diversa, senza però essere ormai autori stantii e sorpassati.

Sono proprio questi i presupposti per i quali vogliamo sperare che, alla luce del possibile doppio progetto, si stia lavorando ad una sorta di remake dell'originale, che mischi caratteri di quella storia e quella indimenticata Silent Hill, con alcuni dettagli originali e figli delle possibilità tecnologiche di oggi. D'altronde Sony è ormai famosa per questo tipo di operazioni e mettere Project Siren a lavoro su Silent Hill non potrebbe che significa un'esclusiva per la console Sony, al massimo con un futuro arrivo su PC come sempre più spesso sta accadendo.

Greychildren

Silent Hills: le molteplici colline di Hideo

P.T. ha fatto male a tutti. Prima ancora che a noi semplici fruitori, la morte del progetto Silent Hills ha lasciato una ferita scoperta per Kojima e Del Toro. I due registi, uno videoludico e l'altro cinematografico hanno tentato con fermezza e costanza a riportare in auge un'opera che stava perdendo mordente. Lo hanno fatto partendo dalla realizzazione di una sorta di minigioco horror che ancora oggi, a distanza di sei anni, riesce a convincere la gente a tornare a provarlo, a scavare nel suo codice per scrutarne qualche segreto. P.T. rappresenta senza esagerare una delle opere horror più importanti del decennio passato ed è incredibile crederlo, considerato che nasce come semplice opera pubblicitaria di un videogioco mai nato e con il quale avrebbe avuto pochissimo da spartire.

Quel dolore per non aver mai potuto portare a termine il progetto è in qualche modo alla base anche del rapporto profondo che si è mutato, consolidato e protratto anche per Death Stranding e che, a quanto pare, è stato propizio per la rinascita delle possibilità di vedere realizzato Silent Hills. Per mesi lo abbiamo negato perché per anni la rovinosa fine del rapporto tra Hideo Kojima e Konami è stata sufficiente a smentire qualsiasi possibile voce. Il tempo però mitiga tutto, cambia le prospettive e anche noi abbiamo iniziato a fare due conti, capendo con più logica del previsto, che la pace fosse in qualche modo plausibile.

Da una parte l'insoddisfatta volontà di Kojima di realizzare un rilancio di Silent Hill, dall'altra la consapevolezza di Konami di avere in mano un nome che ribolle e che più passa il tempo, più genera "introiti fantasma". Nel mezzo una Sony che tenta da tempo di recuperare vecchi nomi, passando costantemente per la paladina della giustizia del mercato. Un supereroe in grado forse di compiere la sua impresa più grande: mediare una pace per tutti impossibile, fiutando prima degli altri la convenienza sia per Kojima Production che per Konami. Non ultimo la possibilità di mantenere in casa un nome importante, doppiamente importante questa volta, a prescindere da tutte le dicerie sul presunto flop di Death Stranding.

Sappiamo bene quanto il mondo videoludico stia iniziando ad assomigliare ad un certo tipo di star system che richiede l'immagine ancor prima della sostanza e, così come l'"I'm back" di Kojima è diventato virale, la possibile pace tra il designer e la società con la quale ha realizzato trent'anni di Metal Gear rappresenta il modo per quest'ultima di continuare a lasciare da parte lo sviluppo di videogiochi, ma tornando a ripulire il proprio nome.

Come se non bastasse la volontà di Kojima di realizzare un titolo horror è stata mesi fa una dichiarazione estremamente potente, che non lascia adito a dubbi sul genere che si sta testando in quel di Kojima Production. Fare due più due è un lavoro semplice per tutti e solitamente quando troppi indizi spingono in una direzione plausibile, è perché quella soluzione risulta realizzabile. Noi dal canto nostro non possiamo che sperare nel doppio progetto, avvicinando un po' Silent Hill a quel che Capcom sta effettuando in questi ultimi anni con Resident Evil. D'altronde chi non vorrebbe la stessa sorte per un nome così blasonato?

Silent Hill e Silent Hills: ci crediamo ai rumor?