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Skull and Bones, il diario di bordo delle prime ore in attesa della recensione

Uno dei progetti più complessi e controversi di Ubisoft è disponibile da oggi nei negozi, e questo è il diario di bordo delle nostre prime ore con Skull and Bones.

Skull and Bones, il diario di bordo delle prime ore in attesa della recensione
SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   16/02/2024

Mi sveglio di colpo, steso sulla sabbia di una minuscola isola. Com'è finita l'ultima battaglia? Maluccio, a giudicare dal fatto che ciò che resta della mia nave, la Exeter, sta bruciando in mezzo all'acqua. È sempre affascinante quando succede, ma in questo caso significa anche ogni speranza è stata risucchiata giù dal mare, insieme a tanti dei miei uomini e al prezioso carico che trasportavamo.

Uso una pozzanghera per specchiarmi, talmente confuso da non ricordarmi neppure come sono fatto: biondo, bruno, moro? In effetti le possibilità non sono molte, ho un aspetto un po' datato e la mia barba è assolutamente orribile. Prima che sprofondi nello sconforto, tuttavia, qualcuno mi tende una mano: sono due dei miei sottoposti, hanno rimediato una piccola barca e, cosa più importante, non hanno perso la fiducia.

Questo, signori, e il nostro diario di bordo delle prime ore di Skull and Bones.

Ricominciamo

Tizi poco raccomandabili ci danno il benvenuto in Skull and Bones
Tizi poco raccomandabili ci danno il benvenuto in Skull and Bones

La buona notizia è che possiamo riprendere il largo, la brutta è che per riuscirci dovremo lavorare e sorbirci i vivaci rimproveri del mio ormai ex ufficiale al comando, che non sembra aver apprezzato particolarmente il modo in cui abbiamo gestito lo scontro con gli inglesi. Però siamo ancora vivi per raccontarlo, ed è tutto ciò che conta: racimoliamo le risorse necessarie, ripariamo l'imbarcazione e via, verso nuove avventure.

La prima tappa è il covo di Saint-Anne, un insediamento pieno zeppo di tipi loschi (del resto sono pur sempre pirati) che funge un po' da centro commerciale, qualsiasi cosa queste parole significhino nel 1700 o giù di lì. Ci sono venditori, falegnami, fabbri, costruttori, ebanisti e persino atelier presso cui rifarsi il guardaroba: il mio attuale stile fa tanto straccione e non mi dispiacerebbe indossare qualcosa di decente, ma prima è il caso di parlare con chi manda avanti la baracca.

Si tratta in questo caso di John Scurlock, un pirata che ce l'ha parecchio coi francesi e che può darci quello che vogliamo: un lavoro. Completare incarichi per lui navigando l'oceano indiano ci permetterà di ottenere l'oro e i materiali necessari per acquistare una nave, armarla di tutto punto e poi completare altre commissioni, ottenere altro oro e materiali, acquistare altre navi e altre armi.

Del resto è così che funzionano i live service a base open world, qualsiasi cosa queste parole significhino nel 1700 o giù di lì: si sbloccano nuove missioni, le si porta a termine, si ottengono ricompense, si acquista nuovo equipaggiamento e nel frattempo ci si fa un nome grazie all'aumentare del livello di infamia, che detto così non suona benissimo ma fidatevi: vorrete vederlo salire, quell'indicatore.

Armi e bagagli

Non dimenticate le palle di cannone in Skull and Bones
Non dimenticate le palle di cannone in Skull and Bones

Abbiamo caricato abbastanza palle di cannone? Questa cosa è diventata un'ossessione, da quando siamo rimasti a corto di munizioni nel bel mezzo di una battaglia in mare aperto e ci hanno affondato. Di nuovo. Un qualche sortilegio ci ha fatto ricomparire presso l'ultimo approdo, con la nostra nave ancora tutta intera, ma abbiamo dovuto affrettarci a salpare per tornare sul luogo del misfatto e recuperare il carico, un po' come si fa nei soulslike. Qualsiasi cosa... be', ci siamo capiti.

Palle di cannone, dunque, e in abbondanza: le nostre colubrine di prua ne vanno assolutamente ghiotte, così come quelle di babordo e tribordo, e senza non si canta messa. O magari sì, ma non quella che vorreste ascoltare. Ad ogni modo, combattere è piacevole e quando i colpi vanno a segno è una gran soddisfazione, a parte nel momento in cui si tenta l'arrembaggio lanciando dei semplici arpioni anziché salire sulla nave nemica e far fuori l'equipaggio, magari a colpi di spada e lama celata. Bella idea, una lama celata.

Due palle di cannone

Una sequenza di navigazione in Skull and Bones
Una sequenza di navigazione in Skull and Bones

In mare aperto nascono le più belle amicizie, così come le rivalità più feroci, ma per il momento si percepisce la strizza degli altri capitani e dunque è tutto un "vogliamoci bene", tanto che talvolta ci scappa anche lo scontro in cooperativa. Arrivarci, però, è un po' un problema: magari fra qualche secolo la gente sarà abituata a viaggiare più velocemente, ma per il momento fendere le acque richiede tempo.

Sì, per carità, il fascino della scoperta e tutte quelle isolette in cui sbarcare, ma la pur enorme mappa navigabile ci ha riservato finora un po' di noia; specie quando le distanze sono ampie e per raggiungere l'obiettivo ci si impiega delle settimane, anche se magari il vento soffia a tutta forza ma la ciurma non tiene il passo e ogni tanto deve riposarsi.

Diventerò il re dei pirati!

Il nostro splendido personaggio in Skull and Bones.
Il nostro splendido personaggio in Skull and Bones.

Dunque la situazione ora è questa: mi occupo di portare a termine dei lavoretti per conto di chiunque me li affidi, torno per incassare e spendo il sudato gruzzolo nelle maniere più frivole. Avete visto quel lemure che mi affianca al timone? Ecco, appunto, ma ci si può comprare anche nuove vele, nuovi legni, nuove vernici per spiccare anche da lontano nei cannocchiali di chi ci vuole male.

Che dire, ci sono vite peggiori di questa: per ora non mi lamento, anche se magari mi aspettavo più varietà dalla carriera piratesca e quelle lunghe traversate spesso sono piacevoli quanto contrarre una vaga forma di sifilide. Tuttavia, quando l'oro del cielo al tramonto incontra il mare vengono fuori panorami indimenticabili e si chiude un occhio su tutto il resto.

Almeno fino a quando non verrà il momento di recuperare una pergamena, intingere la penna nell'inchiostro e stilare un resoconto di ciò che c'è di bello e di ciò che c'è di brutto in questa esperienza. Sì, esatto: la chiamerò "recensione".