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Soul Calibur VI, un sorprendente nuovo provato

Il nuovo Soul Calibur potrebbe essere l'ultimo capitolo della storica saga, ma anche il migliore

PROVATO di Aligi Comandini   —   20/09/2018

Il reveal di Soul Calibur VI non è avvenuto eoni fa, eppure l'atteso picchiaduro di Bandai Namco è stato già mostrato in tutte le salse, con un misto di presentazioni spettacolari e tornei promozionali di altissimo livello. C'è davvero molto sul piatto, d'altro canto: il futuro stesso del marchio è legato a questo episodio, che dopo il non apprezzatissimo quinto capitolo (reo di aver abbandonato le radici della saga per inseguire una formula più legata al competitivo) ha l'ingrato compito di dover soddisfare sia la community più hardcore che i fan storici. Solitamente una pressione del genere è più che sufficiente a far deragliare un progetto, per quanto ambizioso esso sia, eppure - vuoi per l'esperienza del suo producer, vuoi per la capacità degli sviluppatori di apprendere dagli errori del passato - Soul Calibur VI è riuscito a sembrare finora una perfetta fusione dei tecnicismi del predecessore e del misto di alta velocità e spettacolo dei primi gloriosi capitoli. Gli ultimi dubbi erano perciò legati ai contenuti, ma Namco ci ha gentilmente concesso di provare le modalità singleplayer qualche giorno fa. Ed è un bel singleplayer quel che vi descriveremo oggi, forse capace di ritrasmettere agli appassionati le emozioni vissute nei primi capitoli.

La storia di un guerriero sconosciuto

Se c'è una cosa da cui vale la pena partire, questa è sicuramente la modalità Libra of Soul. Non stiamo peraltro parlando di una modalità vicina alle Cronistorie della Spada del terzo episodio, bensì di una campagna sullo stesso piano del Weapon Master Mode del secondo: una sorta di avventura con sviluppo da GDR e scontri con modificatori variabili, dove si possono scegliere location multiple dove combattere ma il protagonista è un guerriero creato da zero. Per la cronaca, ciò conferma chiaramente il ritorno dell'editor dei personaggi, solo che se in quello specifico menu potrete creare ogni genere di combattente, lo stesso non può dirsi vero nella Libra of Soul, ove ogni guerriero da voi creato inizierà con lo stesso set di armatura e con armi di primo livello, per poi acquisire nuove personalizzazioni avanzando di missione in missione. L'unica limitazione non temporanea? Cambiare arma significa mutare anche lo stile selezionato in base agli archetipi dei personaggi principali, quindi non aspettatevi set di mosse personalizzabili nei minimi dettagli.

Soulcalibur 6 Raphael 14

Per carità, qualche peculiarità dei personaggi "speciali" rispetto al roster classico c'è: la scelta della corporatura influenza il raggio dei colpi e il danno dando vita a mutazioni atipiche dei combattenti base, ma per il resto la Libra of Soul è pensata solo per offrire una campagna in cui il giocatore possa immedesimarsi meglio con il protagonista. Per quanto ci riguarda, siamo pienamente d'accordo con la scelta fatta, e abbiamo trovato molto piacevoli le battaglie modificate delle fasi iniziali, i cambiamenti legati alle scelte morali fatte - poiché è possibile venir corrotti dalla Soul Edge o puntare alla Soul Calibur avanzando nella trama - e la possibilità di far avanzare di livello più armi grazie ai negozi sparsi per la mappa. Tutto è stato pensato in modo molto furbo, per una novità che promette di offrire parecchie ore di gioco a chi non vorrà buttarsi immediatamente nell'online.

Il ritorno delle due spade

Certo, non può mancare in un Soul Calibur una trama principale legata alla corruzione della Soul Edge, e il sesto capitolo non abbandona questa tendenza. Però invece di raccontare una nuova storia, magari correlata ai personaggi del quinto capitolo, qua si è tornati al principio, con una rielaborazione della trama originale che si apre con Kilik, e si sviluppa poi su più piani delineando le vicende nella loro interezza attraverso brevi campagne dedicate ai singoli personaggi. La storyline principale si chiama Soul Chronicle: noi abbiamo potuto affrontare solo le fasi dedicate a Geralt (personaggio ospite la cui narrativa tocca ben poco l'epica originaria) e quella di Mitsurugi, eppure nel complesso la modalità sembra già essere nettamente superiore agli equivalenti che si trovano comunemente nei picchiaduro, oltre che un bel ritorno alla massa contenutistica dei capitoli più apprezzati.

Soulcalibur 6 9

Resta dunque da parlare del solo gameplay, però, avendolo trattato già a sufficienza, questa volta vogliamo solo fare qualche appunto partendo da una base fondamentale: Soul Calibur VI è maledettamente divertente, e il suo roster - ora arricchito dalla presenza anche di Raphael e Cervantes - ci è parso estremamente variegato, senza contare che i singoli personaggi sono indubbiamente più curati e ricchi di opzioni di quanto non siano mai stati in uno qualunque dei predecessori. Persino i confronti "sasso, carta, forbice" noti come Reversal Edge (di cui temevamo l'influenza durante le prime prove) si sono rivelati una aggiunta interessante, sfruttabili per riguadagnare un vantaggio in una situazione spiacevole ma non abusabili. Piacevole, in particolare, l'uso della Soul Charge, il potenziamento di cui ogni personaggio è dotato, che offre effetti variabili per ogni combattente e può spesso risultare più fondamentale dell'uso delle "super", tanto da costringere a uno sfruttamento tattico della barra dell'energia durante i match. In generale, insomma, siamo davanti a un picchiaduro spassoso, tecnico senza esagerare, e in grado di ricatturare lo spirito della saga senza strafare. Ci piace.

Abbiamo avuto a che fare molteplici volte con Soul Calibur VI, eppure ora che abbiamo testato la sua versione definitiva siamo convinti di avere potenzialmente per le mani una vera e propria rinascita del brand di Namco. Il titolo di Okubo e dei suoi ragazzi è rispettoso del passato della serie, ma in grado di fondere le sue caratteristiche migliori a uno spirito competitivo che, senza eccedere, ne innalza il gameplay come mai è stato fatto prima d'ora. Speriamo che le nostre ottime impressioni vengano confermate nella review, ma siamo molto fiduciosi.

CERTEZZE

  • Gameplay spassoso, tecnico e molto ben calcolato
  • Roster variegato e curatissimo
  • Contenutisticamente notevole

DUBBI

  • Online offre ben poco di originale
  • Alcuni personaggi ancora da ribilanciare nella versione da noi provata