Tanti MMORPG sono nati, cresciuti e periti prima del tempo, ma pochi sono sopravvissuti alla crisi esistenziale di questo genere come ci è riuscito The Elder Scrolls Online. Forte anche di una fanbase agguerrita che ha sostenuto il titolo ZeniMax solo per l'amore nei confronti del famosissimo franchise Bethesda, The Elder Scrolls Online si è reinventato negli anni: magari non è risorto dalle proprie ceneri come ha fatto Final Fantasy XIV, ma ha comunque trovato un modo diverso per sfruttare la formula free to play e ingolosire tanti giocatori che, alla fine, lo hanno tenuto a galla. Oggi The Elder Scrolls Online non è certo un colosso, ma si è ritagliato un angolino rispettabile grazie a un serrato programma di aggiornamenti che mira a sfruttare il più possibile la mitologia, le storie e le ambientazioni anche soltanto citate nei titoli flagship della serie madre. L'ultimo aggiornamento, Dragonhold, chiude questa cosiddetta "stagione del drago" che, tra alti e bassi, ci ha accompagnato per tutto il 2019.
Priorità alla storia
The Elder Scrolls Online ha sempre puntato i riflettori sulla narrativa: le missioni stratificate, ricche di dialoghi completamente doppiati, e le scelte multiple che qualche volta cambiano l'esito della storia che stiamo vivendo, sono sempre stati i punti di forza di un MMORPG ibrido che ha cercato di avvicinarsi alle atmosfere della saga originale nei limiti di un genere fondamentalmente diverso. Col tempo, ZeniMax si è avvicinata ancora di più ai giocatori casual, come ha dimostrato Elsweyr, il secondo DLC a uscire nella stagione del drago, maggiormente improntato sull'esplorazione e sull'esperienza single player. Una soluzione che ovviamente ha diviso la community, come sempre succede in questo settore, e che ha convinto lo sviluppatore ad accontentare anche i fan della componente multigiocatore col DLC successivo, Scalebreaker, incentrato principalmente su due dungeon parecchio ostici, Lair of Maarselok e Moongrave Fane.
La bilancia questa volta pende di nuovo dalla parte degli amanti della narrativa con un DLC che ci porta nella regione meridionale di Elsweyr, espandendo la mappa con un territorio inedito di dimensioni pari se non superiori a quelle di Murkmire o Clockwork City. Come al solito, il DLC è gratuito per gli abbonati a ESO Plus, a pagamento nel Crown Store per tutti gli altri, con la possibilità di scegliere una versione da collezione più costosa che comprende anche un pet e una cavalcatura. La nuova regione sorge sulle ceneri dell'antico regno di Pelletine, uno scenario desertico e disomogeneo che circonda l'intricata città Senchal. Pestilenze e altre catastrofi naturali hanno logorato la popolazione, lasciando il campo libero a corsari e fuorilegge: non a caso la regione ricorda molto i Caraibi pirateschi con un'influenza stilistica orientaleggiante che comunque non tradisce la natura prettamente Khajit di questa ambientazione. E infatti avremo a che fare non solo con manigoldi della peggior specie, ma anche con gatti antropomorfi ancora più bizzarri di quelli incontrati in Elsweyr.
Le nuove missioni approfondiranno dunque la nostra conoscenza della cultura Khajit, coinvolgendoci in tanti incarichi secondari facoltativi, mentre si dipana una storyline principale che, ovviamente, si incentra tutti sui draghi: dopo aver seminato morte e distruzione al nord, i lucertoloni volanti si sono spostati anche a sud, come se gli abitanti di Senchal non avessero già abbastanza problemi. Il nostro compito sarà quindi quello di aiutare una vecchia conoscenza, Sai Sahan, a ricostituire l'ordine dei Dragonguard proprio con l'aiuto di un drago che ha voltato le spalle ai suoi simili. È una trama non particolarmente originale che ricorda parecchio Skyrim ma che promette, al contempo, di rispolverare miti molto cari ai fan di The Elder Scrolls. Bisogna dire, però, che Dragonhold non cambia di una virgola l'approccio talvolta fin troppo prosaico, per non dire logorroico, di ZeniMax nei confronti del marchio.
A differenza di MMORPG come World of Warcraft, in cui le missioni secondarie sono soprattutto scuse per macinare punti esperienza, in The Elder Scrolls Online anche l'incarico facoltativo più insignificante si trascina dietro lunghissimi dialoghi che potrebbero infastidire soprattutto chi non mastica la lingua inglese, visto che il titolo ZeniMax non è stato ancora tradotto in italiano, e probabilmente mai lo sarà. Sotto questo punto di vista, Dragonhold sembrerebbe riconfermare alcune scelte non proprio felicissime di Elsweyr, a cominciare dai combattimenti contro i draghi che attaccano ripetutamente la regione e che si consumano nel giro di pochi secondi sotto i colpi di decine di giocatori contemporaneamente, perdendo parecchia epicità. La compagnia ha persino ideato una simpatica campagna di beneficenza chiamata #SlayDragonsSaveCats per invogliare i giocatori a cacciare i draghi: fino al 9 dicembre, ogni cinque lucertoloni abbattuti Bethesda donerà 1 dollaro a favore di Best Friends Animal Society e FOUR PAWS International.
In conclusione...
Con Dragonhold, Bethesda e ZeniMax sembrano voler trasmettere un messaggio forte e chiaro alla loro community: la strada che The Elder Scrolls ha intrapreso è questa e in futuro possiamo aspettarci nuovi DLC episodici, ma c'è anche la voglia di accontentare i due poli opposti della fanbase, quello che preferisce immergersi nella narrativa e quello che vuole nuovi oggetti con cui rinnovare il meta a ogni aggiornamento. Dragonhold esce infatti insieme all'Update 24, il quale porta con sé una serie di interessanti modifiche alla gestione della memoria e, soprattutto, al sistema Looking for Group che tanto ha fatto discutere negli ultimi mesi. Il DLC che conclude la stagione del drago si rivolge principalmente ai fan di The Elder Scrolls che già conoscono e amano questo assurdo universo fantasy, che sentono la mancanza dei draghi cacciati in Skyrim o che cercano soltanto un'altra scusa per tornare a calcare Tamriel da soli o insieme ai loro amici.