191

Il tentativo della politica di mettere le mani sull'industria dei videogiochi prosegue con un'audizione dell'Agcom in Commissione Cultura

Gli errori non contano, contano gli obiettivi

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   06/03/2015

Prosegue la campagna, ormai tutta politica, per mettere le mani sull'industria italiana dei videogiochi. Dopo il post sul blog della pediatra Sabrina Salvadori, sfociato in una serie di attacchi mediatici mirati (qui e qui), accompagnati da una lettera della parlamentare Ilaria Capua a Matteo Renzi, è arrivato il giorno dell'audizione in Commissione Cultura.

Il video dell'audizione è disponibile online a questo indirizzo. Se volete un resoconto completo di tutte le imprecisioni e delle vere e proprie baggianate dette dalla relatrice Angela Nava Mambretti leggete pure questo bell'articolo di Claudio Todeschini (in questi casi la concorrenza non conta e bisogna fare fronte comune) che le esamina con precisione e le smentisce con puntualità e padronanza della materia.

Di nostro vogliamo aggiungere solo qualche considerazione. La prima è relativa alla relazione. Nella lettera di Ilaria Capua si parlava principalmente di una campagna di sensibilizzazione verso i genitori, mentre qui si torna a parlare di un ente, ovviamente politico, che avrebbe l'ultima parola sulla classificazione dei videogiochi in Italia. Si tratta della stessa identica e folle proposta di legge che il governo di centro destra aveva fatto nella seconda metà del decennio scorso, solo che ora viene ripresa dal governo di centro sinistra. Di fatto non ci sarebbero più date d'uscita certe, con titoli che potrebbero essere ritirati dopo l'arrivo nei negozi per un cambio di classificazione, oppure che potrebbero arrivare sul mercato con fortissimo ritardo rispetto al mercato internazionale. Insomma, l'ennesimo tentativo della politica italiana di fondare un ente inutile per distribuire poltrone, sarebbe letale per la nostra industria e rischierebbe di porci ancora più in secondo piano rispetto al resto del mondo.

Ma come siamo arrivati a riparlare di un ente di controllo? Per capirlo bisogna comprendere come funziona la politica italiana e di come si lavori per gradi in modo da non destare subito un'alzata di scudi. Prima c'è stato l'avallo scientifico del pericolo con pediatra e studio dedicato (studio che finora non siamo riusciti a reperire), quindi sono intervenuti i media per spianare il terreno alla questione, rendendola nota all'opinione pubblica in modo da veicolarne la sensibilità, quindi è arrivato l'intervento della donna politica che si è rivolta direttamente al Presidente del Consiglio, cercando comunque di tenere basso il livello della discussione.

Ora, in sede istituzionale, il livello è destinato a crescere e l'obiettivo vero a manifestarsi, come spesso accade. Insomma, non c'è niente di casuale in quello che sta avvenendo e i minimizzatori di professione, quelli che non vedono problemi in nulla se non nelle loro polluzioni notturne, sono stati smentiti dall'escalation avvenuta nel giro degli ultimi tre mesi. Purtroppo va detto che difficilmente queste persone ascolteranno le nostre ragioni, visto che quello che gli interessa non è regolamentare la materia in modo razionale (basterebbe dare forza di legge al PEGI), ma creare un caso per opportunismo politico.