Ai suoi esordi la tecnologia anti-tamper sviluppata da Denuvo Software Solutions sembrava rappresentare, almeno sulla carta, una nuova frontiera nella lotta alla pirateria. Adesso, a quasi tre anni dalla sua prima versione, la realtà dei fatti si sta dimostrando tutt'altro che idilliaca.
Ad eccezione di Dragon Age: Inquisition, nel primo periodo Denuvo è riuscito a resistere agli attacchi dei cracker, inducendo persino il gruppo cinese 3DM a prendersi una pausa. La presunta inviolabilità però aveva un prezzo e si è tradotta in un chiaro svantaggio per il consumatore pagante. Il problema si è acutizzato dopo le difficoltà vissute da alcuni titoli come Batman Arkham Knight, Just Cause 3 e più di recente Deus Ex: Mankind Divided e Dishonored 2. I primi segnali di cedimento della tanto sbandierata solidità di Denuvo si sono palesati a qualche mese di distanza dall'arrivo sul mercato di Doom, per poi ricevere ulteriori conferme con la violazione di Rise of the Tomb Raider e Inside.
E sebbene i vertici di DSS abbiano detto a chiare lettere che una tecnologia infallibile in materia non potrà mai esistere, vi basterà aver seguito le vicende degli ultimi tempi per sapere che la situazione si stia aggravando. Dall'inizio del 2017 i titoli violati sono cresciuti in modo esponenziale e i cracker sono riusciti a portare a termine la loro azione in tempi sempre più rapidi. Si pensi a Resident Evil 7 e a Mass Effect: Andromeda, craccati entrambi in una decina di giorni, gli stessi che sono serviti ad avere la meglio su Prey di Arkane Studios. Il tema è tornato di nuovo alla ribalta proprio nell'ultima settimana, dato che il gioco indie RiME è stato violato nell'arco di cinque giorni, mentre per Tekken 7 ne sono bastati soltamente quattro.
A ben vedere Denuvo sta palesando punti deboli di non poco conto agli occhi della community PC pagante. Quest'ultima ha vissuto sentimenti di fastidio crescente, a maggior ragione adesso che il sistema di protezione non sembra più garantire nemmeno tempistiche di inviolabilità sufficientemente accettabili per gli sviluppatori.
Al di là delle facili - e pienamente comprensibili - critiche, il problema sotteso alla pirateria rimane una faccenda complessa. Da un lato abbiamo gli addetti ai lavori, che vorrebbero per lo meno limitarne gli influssi nelle settimane e nei mesi successivi al lancio dei rispettivi prodotti. Dopotutto non dobbiamo dimenticarci che un sistema di protezione efficace può avere un impatto importante sulle vendite iniziali, che sono anche quelle più rilevanti per recuperare gli investimenti e ottenere degli utili: non a caso compagnie come id Software o Playdead hanno deciso di eliminare il sistema di protezione quando ormai l'impatto iniziale sul mercato era terminato.
Per contro, in una situazione come quella attuale, gli studi corrono seriamente il rischio di inimicarsi il pubblico che ha sostenuto la causa con il proprio denaro e di provocare più danni che benefici. Peraltro fenomeni analoghi li abbiamo già visti anche in passato e sappiamo bene come sia andata a finire. Qualcuno ricorderà ad esempio le polemiche che qualche anno fa coinvolsero i prodotti PC di Ubisoft e indussero la casa francese a modificare la propria strategia. Ma allora Denuvo è davvero arrivato al capolinea? Alla luce delle recenti performance è molto probabile, tant'è che la sua assenza sta in qualche modo diventando un argomento valido per promuovere l'appetibilità dei prodotti PC che non ne fanno uso. Lo abbiamo visto con The Surge, ma sta sta avvenendo anche con l'imminente lancio di DiRT 4.