Il gioco di Mario più grande di sempre, fra i nominati per il Best of E3 della critica internazionale, Super Mario Odyssey ha dato qualche grattacapo a Shigeru Miyamoto, che non era convinto di alcuni aspetti del gioco.
Il padre di Mario si è detto piuttosto aperto alle sperimentazioni, ma ai microfoni di IGN.com ha ammesso di doversi assicurare ogni volta che i designer comprendano di non poter superare determinati limiti. "Potete fare tutto ciò che volete fino a questo punto, ma non oltre. Questo è uno degli aspetti che non voglio cambiare", ha detto Miyamoto.
"Quando si tratta dei nostri team interni, capiscono bene questa necessità benché provino ogni volta a spingere quel limite un po' più in là. Quando però è un partner esterno, mi assicuro che quel limite sia ben chiaro", ha continuato il game designer giapponese. "Ci sono volte in cui mi ritrovo a essere stranamente aperto ai cambiamenti, mentre è il team a preoccuparsi troppo di queste cose. Ci sono però anche delle volte in cui sono davvero rigido rispetto a determinati aspetti."
L'idea di ambientare Super Mario Odyssey a New Donk City, una metropoli sulla falsariga di New Work, è stato di fatto un elemento di preoccupazione per Miyamoto. "Avevo timore di come i giocatori avrebbero reagito a un mondo in cui Mario è più basso rispetto alle persone normali; o al fatto che la gente non dia di matto quando Mario si mette a saltare in lungo e in largo. Detto questo, però, ho realizzato che abbiamo già avuto il personaggio di Pauline e che l'idea di ambientare il gioco in una città funzionava davvero bene. Così siamo andati avanti."
"Fondamentalmente, penso che l'ideale sarebbe poter prendere dei vecchi personaggi e fargli fare cose nuove", ha continuato Miyamoto. "È fantastico quando c'è un nuovo meccanismo di gameplay che viene introdotto e un nuovo personaggio che vi si adatta molto bene. Ho però qualche esitazione, faccio un po' resistenza quando qualcuno insiste con le proprie idee e prova a creare nuovi personaggi ancora e ancora."