L'industria videoludica in Italia non è mai stata in grado di correre alla pari con quella di altri paesi europei particolarmente avanzati, per non parlare dei grandi mercati americano e asiatico, che ovviamente si trovano su livelli completamente diversi. Qualcosa ha continuato a muoversi con una certa costanza, e i rapporti di AESVI hanno sempre puntualizzato una certa crescita in particolare negli ultimi anni, dal 2010 in poi, con un ampliamento del fatturato che ha portato l'industria videoludica italiana a valere sui 15-20 milioni di euro, numeri ancora molto distanti dagli standard internazionali ma comunque incoraggianti. C'è sempre stata una fondamentale discrepanza tra l'ampiezza del mercato dal punto di vista della fruizione e le dimensioni del comparto produttivo, considerando che l'Italia si piazza intorno al nono posto come volumi di vendite e bacino d'utenza ma ha in confronto una produzione estremamente ridotta. Altro elemento distintivo del nostro paese è il fatto di non avere dei publisher affermati e di grandi dimensioni in grado di competere con etichette come Ubisoft, EA o simili, presentando ben poche realtà in grado di assurgere allo status di "major" videoludica (forse un paio, con Digital Bros/505 Games e Milestone). Il panorama italiano, tuttavia, si dimostra piuttosto vivace, presentandosi sulla scena internazionale soprattutto attraverso l'ambito indie: sono molti i team di sviluppo indipendenti, spesso piccole start-up gestite da giovani, come hanno dimostrato i 120 piccoli studi che hanno risposto al censimento di AESVI organizzato l'anno scorso.
È vero che nella maggior parte dei casi i prodotti sono molto spostati sull'ambito mobile, che ormai rappresenta quasi un settore tangente a quello più classicamente videoludico trattato nella maggior parte dei casi in queste pagine, tuttavia dimostra una notevole vivacità del settore e una volontà di lanciarsi in questo segmento, nonostante la mancanza di quei vantaggi e stimoli che all'estero rendono molto più semplice l'investire in questa tipologia di produzione. È comunque un processo evolutivo in corso, e i risultati cominciano a essere evidenti: dalle sperimentazioni su scala più piccola, le fantasiose creazioni indipendenti italiane stanno conquistando i riflettori della stampa internazionale, come ha dimostrato qualche tempo fa Forma.8 di MixedBag e proprio in queste ore il fantastico Mario + Rabbids: Kingdom Battle di Ubisoft Milan e il toccante Last Day of June di Ovosonico. Questi ultimi due, in particolare, rappresentano dei casi piuttosto differenti, con il primo che emerge da una produzione interna di un publisher francese ma gestita in gran parte dalla divisione italiana di Ubisoft, e il secondo invece più afferente al tipico iter produttivo indipendente. Si tratta ovviamente dalla punta di un iceberg che in larga parte resta ancora sommerso, legato a procedure di autofinanziamento per ovviare alla mancanza di investimenti da parte di esterni come accade alla maggior parte degli sviluppatori italiani, ma se non altro la risonanza che queste produzioni possono avere anche sulla stampa generalista italiana, che punta molto in questi casi sul campanilismo industriale, potrebbe arrivare a smuovere qualche ingranaggio nel farraginoso sistema politico/economico che possa rendere più facile e produttivo l'investimento in questo segmento, che evidentemente ha ancora molto da dimostrare.