Le microtransazioni di Destiny 2 avevano già fatto discutere, così come i bug di troppo registrati al lancio, ma ora la polemica si è riaccesa, questa volta per via degli shader.
Che cosa sono? Si tratta di oggetti che consentono di colorare l'equipaggiamento, dandogli un tocco personale. In Destiny 2 le possibilità di utilizzarli sono aumentate rispetto al primo capitolo, ma gli shader in sé hanno perso di utilità, visto che sono diventati monouso (in Destiny si potevano utilizzare quanto si voleva) e le modifiche vanno perse se si smonta il pezzo su cui sono state applicate. Sì, dopo averli usati spariscono e per riaverli bisogna ritrovarli giocando o acquistando i Bright Engram (che sono a loro volta ottenibili giocando). È proprio questa seconda modalità di acquisizione ad aver fatto infuriare diversi videogiocatori, che hanno visto in questo cambiamento solo un modo per Bungie e Activision di fare più soldi spennando gli utenti.
In realtà la reazione è stata leggermente esagerata perché, come fatto notare dal Director del gioco Luke Smith su Twitter, gli shader possono essere acquisiti i molti modi differenti: giocando, salendo di livello, razziando forzieri, dai venditori e dagli Engram. Insomma, stando a quanto dice, più si gioca e più si viene riempiti di shader, soprattutto dopo aver superato il ventesimo livello. Gli shader sono diventati una ricompensa per chi gioca e variano a seconda del luogo in cui li si ottiene.
Chissà se i giocatori più inferociti saranno convinti da questa spiegazione. Nel frattempo vi ricordiamo che Destiny 2 è disponibile per Xbox One e PlayStation 4 e che dal 24 ottobre 2017 lo sarà anche per PC.