Qui su Multiplayer.it siamo stati tra i pochi (se non gli unici) in Italia ad analizzare con attenzione i nuovi modelli economici abbracciati dall'industria dei videogiochi, esprimendo diversi punti di vista, ma non omettendo i pericoli che comportano, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Nelle scorse ore Kotaku ha pubblicato sulle sue pagine una testimonianza importante sull'argomento, tratta da Reddit. Le polemiche nate intorno a Star Wars: Battlefront II non si sono ancora sopite e un ragazzo di diciannove anni, nickname Kensgold, ha deciso di scrivere una lettera aperta ad alcuni publisher per raccontare la sua storia. L'inizio non lascia adito a dubbi sull'argomento affrontato: "Sono un diciannovenne dipendente dal gioco d'azzardo." Purtroppo Kensgold non parla di slot machine, poker o altri giochi d'azzardo tradizionali, ma di microtransazioni: negli ultimi anni ci ha speso sopra più di 10.000 dollari. Contattato da Kotaku, che ha verificato la sua identità, il ragazzo ha dimostrato con degli estratti conto bancari di aver speso la bellezza di 13.500,25 dollari tra Counter-Strike: Global Offensive, Smite e The Hobbit: Kindoms of Middle-earth.
Kensgold si rende conto del suo problema e vuole sensibilizzare publisher e sviluppatori riguardo al fatto che esistono persone come lui che sono particolarmente sensibili alle microtransazioni, ossia che cadono facilmente preda di dipendenze simili. Nonostante ora sia maggiorenne e responsabile, la dipendenza di Kensgold è iniziata non a caso quando aveva 13 anni, con Clash of Clans, in cui spese solo una trentina di dollari, non avendo altre disponibilità monetarie.
Oltre a parlare di se stesso, il ragazzo ha anche raccontato di come questi giochi spingano alcune persone a investire ingenti somme monetarie per prevalere sugli altri. Ad esempio i top player di Kingdoms of Middle-earth, titolo su cui ha speso più di 800 dollari, erano soliti investire moltissimi soldi per mantenere il loro status, finanziando anche gli altri giocatori delle loro gilde per non farli diventare un peso.
Stando a lui, spendere questi soldi non è mai una buona scelta, ma spesso si sentiva quasi obbligato a farlo. Per un periodo della sua vita ha speso più del 90% di quanto ottenuto con un lavoro part-time in microtransazioni. Quando i genitori sono intervenuti togliendogli la connessione a internet, lui li ha ingannati usando una connessione 3G e trovandosi un secondo lavoro per alimentare la sua dipendenza.
L'unica salvezza di Kensgold è stata la vendita di Kingdoms of Middle-earth a una compagnia cinese che ha causato l'abbandono del gioco da parte di tutti i suoi amici per via di alcuni aggiornamenti controversi. A quel punto spenderci sopra non aveva più senso e lo ha abbandonato anche lui, mantenendo assolutamente nulla di tutti i soldi spesi.
Da lì è passato a Smite e Counter-Strike: Global Offensive, che hanno rialimentato la sua dipendenza. In particolare in Smite ha finito per acquistare più di 300 skin, chiedendosi poi come mai l'aveva fatto, visto che sono solo oggetti cosmetici (come vedete l'essere o meno pay-to-win delle microtransazioni è irrilevante per sviluppare una dipendenza). Il titolo di Valve, invece, lo aveva portato a fare un passo in avanti, facendolo finire nei giri dell'azzardo legato all'uso delle skin di gioco.
L'unico modo efficace per uscire dalla dipendenza è stato smettere di giocare, facendosi seguire da un terapista. Infine ha sviluppato una vera e propria avversione per i giochi con microtransazioni. Insomma, vogliamo davvero che il mondo dei videogiochi diventi questa mondezza qua?