Aggiornamento: come segnalato anche dai commenti, pare che la vulnerabilità sia stata rilevata anche su CPU AMD e ARM, dunque non si salverebbe nessuno dal problema e a questo punto i fix dovranno essere applicati anche dai sistemi che utilizzando tali processori.
Sta scoppiando un notevole caso sui processori Intel, proprio a breve distanza dai report sugli incrementi del tasso di utilizzo di tali CPU in ambito gaming in base ai sondaggi di Steam.
Come riportato da diverse fonti, tra cui probabilmente il primo è stato TheRegister, è state rilevata un'importante falla nelle CPU Intel, che comprende un'ampia serie di modelli. Pare addirittura che la questione riguardi le CPU Intel uscite negli ultimi 10 anni e spazia su tutti i sistemi operativi, costringendo a una messa in sicurezza che avverrà nei prossimi giorni. Il problema, a quanto pare, riguarda la possibilità di accedere ai contenuti protetti della memoria dedicata al kernel da parte delle normali applicazioni lato utente. La questione è piuttosto complessa, ma in soldoni pare che ci sia una falla nella separazione della gestione della memoria virtuale tra kernel e utente, che potrebbe consentire l'accesso a dati normalmente nascosti del kernel da parte di programmi gestiti dal sistema utente e potenzialmente rendere dunque vulnerabile l'intero sistema.
Sono già in lavorazione, con rilascio previsto nei prossimi giorni, delle soluzioni per Windows e Mac, mentre un primo fix è già stato distribuito per Linux, in grado di creare un separazione totale della memoria dedicata ai processi tra user e kernel attraverso quello che viene chiamato Kernel Page Table Isolation, o KPTI. Il problema di questa correzione, che sarà comunque praticamente obbligatoria, è che impone un tempo di lavorazione maggiore per tutte le operazioni e di conseguenza rallenta le prestazioni della CPU. Non è ancora stata stimata con precisione l'entità di questo rallentamento ma si parla di cali di prestazione che vanno dal 5 al 30% rispetto alla velocità della CPU pre-fix, a seconda del processo sostenuto, dunque può diventare una variazione importante.
I primi benchmark effettuati su Linux con la patch già applicata mostrano che questa non sembra influire in maniera sensibile nell'utilizzo di videogiochi, e almeno questo può essere un elemento positivo in tutta la storia. Da notare, peraltro, che la questione riguarda esclusivamente i processori Intel a prescindere dal sistema operativo utilizzato, mentre non affligge le CPU AMD.