Cecilia D'Anastasio ha scritto un approfondimento davvero molto interessante sulla vita e la situazione delle donne che hanno lavorato in Atari nella sua epoca d'oro, in seguito alla questione dei presunti abusi che ha travolto il creatore dell'azienda, Nolan Bushnell, privandolo del premio che doveva essergli assegnato alla GDC.
Si tratta di una raccolta di testimonianze, riflessioni e aneddoti che l'autrice ha raccolto andando a rintracciare alcune delle donne che hanno lavorato per la storica azienda videoludica tra gli anni 70 e 80. Ne viene fuori uno spaccato molto interessante dell'industria videoludica dell'epoca e anche della situazione delle donne lavoratrici in quegli anni, e nella maggior parte dei casi anche una difesa di Atari e di Bushnell, a dirla tutta.
Sembra insomma che buona parte delle ex-dipendenti di Atari non condividano l'iniziativa "#NotNolan" che ha portato al mancato riconoscimento di Bushnell alla GDC. Intendiamoci, il quadro che emerge dalle descrizioni ha elementi piuttosto pittoreschi per quanto riguarda i riferimenti sessuali e allusioni del genere, ma sembra che, quantomeno, questi non venissero imposti come strumenti coercitivi nei confronti delle dipendenti. Anche gli episodi "libertini" sembrano dunque essere stati vissuti in maniera libera e volontaria, almeno da parte di alcune delle intervistate. Certamente c'è anche da considerare una diversa visione e mentalità che pervadevano quegli anni rispetto all'attuale mondo del lavoro, in ogni caso è interessante un passaggio nell'articolo in questione: "Circa un quarto delle donne intervistate hanno riferito di aderire al movimento #MeToo [la campagna contro le molestie sessuali -ndR], ma che questo non ha niente a che fare con il periodo passato in Atari".