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Il caso Voodoo accende il dibattito sui problemi dello sviluppo dei videogiochi in Italia: sull'argomento interviene Alberto Belli di Gamera Interactive

"Se ci sono i soldi e i mezzi per fare un gioco in 1 anno e esce dopo 3, per quanto il gioco possa essere un gran gioco, la produzione è e resterà sempre una merda."

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   25/02/2018

In queste ore, il caso Voodoo sta animando il dibattito della scena dello sviluppo dei videogiochi in Italia. Di base il team di sviluppo che ci stava lavorando, Brain in the Box, non è riuscito a portare avanti lo sviluppo, che è stato quindi affidato dal publisher, Indiegala, a un altro sviluppatore: 34BigThings (quelli di Redout). Voodoo nel frattempo è stato ribattezzato in TITANS: Dawn of Tribes e continua a essere disponibile nell'Accesso Anticipato di Steam. Fin qui tutto nella norma.

Il problema non è in realtà lo stato del gioco, a parte per chi lo abbia acquistato o finanziato su Kickstarter, ma un post di Brain in the Box sul suo blog ufficiale in cui vengono spiegati tutti i problemi incontrati nello sviluppo negli ultimi mesi. Di base il progetto era probabilmente troppo grande rispetto al budget stanziato (85.000€), che è quindi presto naufragato nel nulla e ha richiesto un repentino cambio di rotta. Leggendo il post emergono ingenuità e carenze organizzative da parte di team di sviluppo e publisher, il primo reo di essersi probabilmente sopravvalutato, il secondo di aver comunque avallato un progetto che con quella cifra non aveva alcuna possibilità di concretizzarsi.

Sull'argomento è intervenuto Alberto Belli, il direttore di Gamera Interactive (Unit 4, Fearlful Symmetry, Alaloth) che con un lungo post sul suo blog personale ha affrontato di petto, come al suo solito, i problemi dello sviluppo dei videogiochi in Italia.

Parlando dei piccoli sviluppatori ha affermato: "Non ci sentono quando gli dici che stanno per fare delle cazzate, non ci sentono quando gli spieghi che il loro dream game non è fattibile, non ci sentono quando parli di soldi e di come potrebbe andare una release che probabilmente non arriverà mai e quasi sicuramente non arriverà mai come se la immaginano loro." e prosegue, sempre parlando di problematiche relative allo sviluppo di videogiochi: "Quello che non è banale è impostare la produzione del gioco. Il prima e il dopo, il business plan, il piano B,C,D del caso."

Entrando nello specifico del caso Voodoo e dell'uscita pubblica di Brain in the Box, ha scritto: "una cosa del genere, per quel che mi riguarda, è uno stunt folle che chiude il cerchio dal punto di vista del sapere stare al mondo, oltre che da quello della professionalità" e prosegue "Quando ho visto Vodoo (e vale per tante persone come me, che hanno lavorato con me o che hanno un certo tipo di background), non è che ci sia stato molto da dire. Era ovviamente non deliverabile come pensato."

Il discorso si sposta poi sull'informazione, su cui Belli, di cui ha fatto parte in passato, fa un discorso generalmente condivisibile, per quanto aspro:

"C'era una volta quella che diceva che "con 30€ da casa di nonna si andava in testa alle classifiche di Steam" su Repubblica e sapete perchè? Perchè quando una persona che ignora come si fa una cosa viene messa in condizione di chiedere e riportare è tutto molto pericoloso. Ma ancora di più è pericoloso se chi le cose non le sa fare, viene messo in condizione di spiegarle. Il circolo vizioso che si alimenta è nocivo per chi lavora bene, facendola semplicissima. Perchè chi prova a capirci qualcosa, magari per investire, non capisce mai niente. Perchè chi viene passato per uno che sa fare le cose, in realtà le cose non le sa fare per niente. Perchè chi le cose le sa fare e lavora, magari da certi giri sta fuori anche solo perchè non gli interessa, considerando che parliamo di un paese con un'industria praticamente nulla. Che nulla resterà ancora a lungo, se non si esce dal loop."

In effetti spesso accade che anche gli appartenenti alla stampa specializzata ignorino le basi dello sviluppo, pur arrischiandosi spesso a parlarne. La soluzione proposta da Belli è che gli esperti parlino e gli altri ascoltino, perché spesso non è solo un problema di budget, ma di competenze di base: "Che con i mezzi e i soldi con cui molti fanno X, altri possono tranquillamente fare un lavoro esponenzialmente migliore in termini qualitativi e quantitativi. E questo deve cominciare ad essere sottolineato in un'ottica di crescita. Sennò continuerà sempre ad essere un circoletto del cazzo dove arrivano i giovani virgulti di Brain in The Box e finisce che qualcuno butta al cesso soldi che in mano ad altri, avrebbero potuto essere impiegati meglio contribuendo a una crescita funzionale di tutto."

Per altri dettagli, vi rimandiamo al post originale.