Dopo la visione del film di Tomb Raider, ennesimo zoppicante adattamento cinematografico di un videogioco, Keza MacDonald, giornalista del Guardian, si è posta una domanda fondamentale: come mai non si riesce a trarre un film decente dai videogiochi? "Nessun altro genere cinematografico vanta una reputazione pessima come quello degli adattamenti dai videogiochi. Film come il recente Tomb Raider, o l'horror con zombi Resident Evil hanno quasi raggiunto la mediocrità, ma altri sono delle schifezze tali da essere diventati delle leggende di Hollywood."
L'articolo prosegue citando l'inevitabile film di Super Mario Bros. del 1993 (ma anche Alone in the Dark, Wing Commander e altri) e il fatto che finora nessuna delle piccole realizzate è riuscita ad affermarsi, nonostante le speranze dei produttori. Qualche successo c'è stato, ma mai nulla di eclatante e mai niente di qualità quantomeno accettabile.
Cara Ellison, una narrative designer di videogiochi, ha provato a spiegare il fenomeno adducendo il fatto che i videogiochi che la gente vuole vedere ridotti in film spesso hanno storie senza alcuna tensione drammatica: "Una buona sceneggiatura cinematografica è coincisa, mentre quella dei grandi giochi no." Insomma, infilare tutto quello che c'è in ore e ore di gioco in due ore di film spesso è molto difficile, se non impossibile. Peggio ancora per il gameplay, che risponde a un linguaggio completamente differente da quello cinematografico.