Bending Spoons, una delle realtà tecnologiche più dinamiche nate in Italia, si prepara a una nuova fase di espansione che potrebbe culminare con una quotazione in Borsa già nel prossimo anno. L'azienda milanese, nota per la sua strategia di acquisizioni mirate nel settore digitale, ha recentemente portato a termine due operazioni di rilievo: l'acquisto della piattaforma di streaming video Vimeo e del portale web AOL.
Due mosse che, secondo il fondatore e amministratore delegato Luca Ferrari, permetteranno di raddoppiare i ricavi operativi già nel 2026.
L'intervista al CEO Luca Ferrari
L'eventuale debutto sui mercati finanziari, che potrebbe avvenire negli Stati Uniti, riflette l'ambizione di Bending Spoons di consolidare la propria posizione tra le principali società tech a livello globale. Ferrari invita tuttaiva alla cautela sullo scenario generale, sottolineando come il settore dell'intelligenza artificiale stia attraversando una fase di euforia simile a quella vissuta dalle dot-com nei primi anni Duemila.
Fondata nel 2013, Bending Spoons ha costruito la propria reputazione attraverso l'acquisizione e il rilancio di aziende digitali con un forte potenziale ma risultati altalenanti. Tra le operazioni più note figurano l'acquisto di Evernote, l'app per prendere appunti, e di WeTransfer, il popolare servizio di condivisione file. Con le più recenti integrazioni di Vimeo e AOL, il gruppo si appresta a raggiungere una dimensione internazionale ancora più marcata, con un fatturato operativo previsto in crescita da 700 milioni di dollari nel 2025 a circa 1,4 miliardi nel 2026.
Nel corso di un'intervista a Reuters, Ferrari ha dichiarato che la società è pronta a un'eventuale quotazione, anche se non è stata ancora presa una decisione definitiva. Qualora si procedesse, la scelta di collocarsi sul mercato statunitense risponderebbe a una logica di valorizzazione: negli Stati Uniti, le aziende tecnologiche tendono infatti a ottenere multipli più alti rispetto all'Europa. Una valutazione che rispecchia anche il recente aumento di capitalizzazione del gruppo, stimato attorno agli 11 miliardi di dollari dopo l'ultimo round di finanziamento.
Parallelamente alla crescita economica, Bending Spoons si trova immersa nel dibattito sull'evoluzione dell'intelligenza artificiale. Ferrari ha messo in guardia sul rischio di una "bolla dell'IA", ricordando come molti progetti vengano oggi valutati a cifre sproporzionate rispetto al loro reale valore. Secondo il manager, accanto a iniziative solide e sostenibili, si moltiplicano investimenti su realtà prive di fondamenta economiche concrete. Il parallelo con l'esplosione delle dot-com non è casuale: l'entusiasmo per le nuove tecnologie, se non accompagnato da prudenza, può portare a squilibri significativi nel mercato.
La strategia del gruppo, in questo contesto, punta a un utilizzo pragmatico dell'intelligenza artificiale. Invece di inseguire le startup emergenti del settore, Bending Spoons preferisce acquisire aziende consolidate che non hanno ancora integrato pienamente la tecnologia. L'obiettivo è modernizzare i prodotti esistenti, migliorando funzionalità e processi. Su Vimeo, per esempio, l'IA sarà impiegata per automatizzare operazioni complesse come la conversione dei formati video, la creazione di sottotitoli e la traduzione automatica dei contenuti. Nel caso di AOL, l'attenzione iniziale sarà concentrata sull'ottimizzazione dei sistemi di raccomandazione dei contenuti per aumentare l'efficacia pubblicitaria, seguita da un aggiornamento dei servizi di posta elettronica per renderli più competitivi.
Bending Spoons, che oggi impiega oltre mille persone, vedrà il proprio organico quasi raddoppiare con l'ingresso dei dipendenti provenienti da Vimeo e AOL, in gran parte basati negli Stati Uniti. Nonostante ciò, l'azienda non prevede tagli drastici: l'obiettivo dichiarato è rafforzare la crescita, anche attraverso l'apertura di nuove sedi in Europa, tra cui Madrid e Varsavia.
Sul fronte normativo, Ferrari ha espresso opinioni critiche nei confronti dell'approccio dell'Unione Europea verso le startup. A suo avviso, i tentativi di uniformare le regole tra i Paesi membri risultano inefficaci se non preceduti da un'ampia fase di deregolamentazione. Solo dopo aver semplificato il quadro legislativo, sostiene, avrebbe senso armonizzare le normative residue per creare un ambiente competitivo e attraente per le imprese innovative.