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Call of Duty accusato di aver stimolato il massacro alla scuola di Uvalde, in una causa legale

Call of Duty finisce tra i principali accusati di aver stimolato il massacro alla scuola elementare di Uvalde, in una causa legale.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   25/05/2024
Un'immagine di Call of Duty: Modern Warfare 3

Riemerge la questione sulla violenza nei videogiochi e gli eventuali effetti di questa sulla psiche dei giovani in una nuova causa legale che vede anche Call of Duty fra gli accusati, come possibile elemento che avrebbe portato al terribile massacro presso la Robb Elementary School di Uvalde, in Texas.

Il 24 maggio 2022, il diciottenne Salvador Rolando Ramos uccise diciannove studenti e due insegnanti e ha ferì altre diciassette persone alla Robb Elementary School di Uvalde, Texas, Stati Uniti. Entrato nella scuola armato di fucile AR-15, il giovane ha avviato la strage all'interno della scuola per poi venire ucciso da un'unità tattica della pattuglia di frontiera degli Stati Uniti.

Un gruppo di famigliari delle vittime ha avviato una causa, guidata dall'avvocato Josh Koskoff, che a quanto pare cita anche Call of Duty e Activision Blizzard come cause della strage nella scuola, in quanto ci sarebbe "una linea che collega direttamente la condotta di queste compagnie e la sparatoria di Uvalde", secondo il legale.

Activision Blizzard e Meta come concause della strage

Call of Duty: Modern Warfare III, un'immagine
Call of Duty: Modern Warfare III, un'immagine

La causa punta soprattutto verso un produttore di armi specifico, Daniel Defense, ma cita comunque anche Activision Blizzard come concausa del crimine, in quanto publisher di Call of Duty, gioco che avrebbe spinto il ragazzo ad effettuare la strage nella scuola.

Questo insieme anche ai social, per i quali in particolare viene citato Meta e Instagram come altro veicolo attraverso il quale la conoscenza delle armi sarebbe stata inculcata in Ramos.

"La verità è che l'industria delle armi e Daniel Defense non hanno agito da sole", riferisce lo studio legale di Koskoff in un comunicato ufficiale. "Non avrebbero potuto raggiungere questo ragazzo se non attraverso Instagram. Non avrebbero potuto esporlo al circolo di dopamina che segue l'uccisione virtuale di una persona. Questo è quello che provoca Call of Duty".

In sostanza, per l'accusa, Meta e Activision Blizzard "hanno consapevolmente messo in contatto l'omicida con l'arma, condizionandolo a vedervi la soluzione dei propri problemi, e addestrato a utilizzarla".

Una questione ricorrente

Non è la prima volta che Call of Duty finisce in una situazione del genere: anche in seguito alla sparatoria alla Sandy Hook venne citato tra le possibili cause del massacro, avendo avvicinato l'omicida alle armi inizialmente per gioco.

Activision Blizzard ha pubblicato una risposta ufficiale alle accuse presenti nella causa, esprimendo il proprio supporto per le vittime della strage e aggiungendo anche che però "milioni di persone in tutto il mondo utilizzano i videogiochi senza necessariamente ricorrere ad atti di terrorismo".

D'altronde, Call of Duty non è che un soggetto particolarmente frequente in una disputa che va avanti da decenni, sulla violenza presente nei videogiochi e i presunti effetti che questa potrebbe avere sulla psiche dei giovani utenti.

La questione è ovviamente molto complessa ed è stata anche studiata in diverse sedi, senza peraltro mai raggiungere prove sull'effettivo collegamento tra utilizzo di videogiochi e comportamenti violenti nella realtà.