Dai documenti emersi durante il processo dell'FTC contro Microsoft per l'acquisizione di Activision Blizzard è emersa anche un'informazione interessante sul tentativo fatto dal publisher di rimuovere Call of Duty da Steam per renderlo un'esclusiva Battle.net, iniziativa che è stata definita un "sonoro fallimento".
Il commento arriva dalla stessa Microsoft, che analizzando i risultati ottenuti da Activision Blizzard nel periodo in cui Call of Duty era stato rimosso da Steam per diventare un'esclusiva legata alla piattaforma Battle.net non ha usato mezzi termini per esprimere la negatività generale dell'operazione.
Come forse ricorderete, tra il 2018 e il 2021 la serie Call of Duty scomparse da Steam e diventò acquistabile solo attraverso Battle.net e i sistemi integrati di Activision Blizzard, per quanto riguardava la versione PC. Ebbene, si scopre adesso - come si sospettava comunque da anni - che il ritorno su Steam di qualche anno dopo fu dovuto a risultati ben deludenti per l'operazione.
Il documento Microsoft sul fallimento di CoD su Battle.net
"Il tentativo di Activision di portare le vendite digitali di Call of Duty esclusivamente sulla sua piattaforma Battle.net è risultato in un sonoro fallimento", si legge nei documenti emersi durante il processo. In base a quanto riferito, "gli utenti attivi mensili di Battle.net sono rimasti relativamente inalterati durante il periodo in questione, mentre gli utenti Steam nello stesso periodo, anche senza l'accesso a Call of Duty, sono cresciuti di decine di milioni, quasi raddoppiando gli utenti attivi mensili dal 2017 al 2021" (passando da 67 a 132 milioni).
L'episodio è stato usato come esempio da Microsoft per dimostrare come una "piattaforma" (in questo caso Steam) non abbia la necessità di avere accesso a Call of Duty per avere successo, dunque la serie non garantisce il raggiungimento di questo. Inoltre, potrebbe essere visto anche come un incentivo a mantenere Call of Duty multipiattaforma.
Nel frattempo, abbiamo visto che l'FTC è ricorsa in appello contro la decisione del giudice Corley, con l'intento più o meno chiaro di bloccare momentaneamente l'acquisizione.