Si torna a parlare di casse premio e gioco d'azzardo, in seguito a una nuova pronuncia sul tema, questa volta da parte del Dipartimento per il Digitale, la Cultura, i Media e lo Sport del Regno Unito.
L'autorità ha effettuato indagini sugli effetti psicologici dei giochi e dei social media sui loro utilizzatori, analizzando anche il modo in cui le società che gestiscono tali piattaforme abbiano contribuito a determinati effetti.
L'organo britannico ha rimarcato che per la maggior parte i giocatori vivono esperienze ludiche positive, mentre la principale preoccupazione si rivolge a una minoranza di individui, spesso di giovane età, che sono spinti a spendere migliaia di sterline in microtransazioni, comprese appunto le casse premio.
Secondo il DCMS, le società del settore hanno la responsabilità di affrontare questo tema e i criteri con cui questo genere di acquisti viene gestito all'interno dei giochi. "Il gaming contribuisce a un settore che genera miliardi di entrate. È inaccettabile che alcune aziende con milioni di utenti e bambini tra di essi siano così mal organizzate nel parlarci del potenziale danno arrecato dai loro prodotti. È tempo per le aziende del settore di utilizzare le enormi quantità di dati che raccolgono sui loro giocatori, di fare di più per identificare in modo proattivo i giocatori vulnerabili."
I rappresentanti del DCMS ritengono che vi siano prove sufficienti degli effetti negativi causati dalle casse premio, al punto che queste dinamiche andrebbero classificate come gioco d'azzardo e quindi regolate dal UK Gambling Act. Lo scorso anno, peraltro, era stata proprio la UK Gambling Commission a respingere la correlazione tra i due fenomeni.