The Witcher 3 propone un epico racconto, denso di situazioni tragiche, lotte contro nemici oscuri e potenti. Però c'è sempre tempo per una partitina a Gwent, no? In maniera bonaria, i fan hanno reso la cosa un meme: anche nei momenti più tristi, i PNG e Geralt sono sempre pronti a giocare. È una necessità di gameplay, ma per alcuni spezza un po' l'immedesimazione e il senso di urgenza.
Il director di The Witcher 3 ancora oggi ripensa alla cosa e, nel fondare il suo nuovo studio e iniziare i lavori al suo nuovo GDR The Blood of Dawnwalker, non vuole che la cosa si ripeta.
Le parole del director di The Witcher 3 e The Blood of Dawnwalker
Parlando con PCGamer, ha spiegato che il senso di urgenza è la cosa più importante per The Blood of Dawnwalker. Afferma che è ciò che rende l'intera esperienza unica. Usa proprio The Witcher 3 come esempio: "Quando giochi The Witcher 3, sai che Ciri ha bisogno del tuo aiuto ma decidi di andare a giocare a Gwent [...]: in quel momento ti rendi conto che è un videogioco. È molto bello, ma rimane un gioco."
Dal suo punto di vista, se si sa che facendo o non facendo qualcosa si ottengono risultati differenti, ci si sente più coinvolti nell'avventura e quindi, forse, le emozioni che si provano sono diverse.
In The Blood of Dawnwalker, infatti, ogni missione o scelta farà passare del tempo e l'avventura ci dà solo 30 giorni prima di arrivare al finale. Il tempo passa solo man mano che completiamo le missioni, quindi non è necessario agire frettolosamente. C'è però sempre un senso di urgenza perché ogni scelta, ogni missione svolta manda la storia: anche ignorare una missione avrà le proprie conseguenze.