È ormai diventato un meme nella cultura tech: riuscire a far girare Doom su qualsiasi dispositivo esistente. Ma questa volta, gli appassionati hanno superato ogni limite possibile, riuscendo a far funzionare il leggendario sparatutto Doom su un satellite orbitante intorno alla Terra.
Il progetto è stato raccontato dal software engineer norvegese Ólafur Waage durante l'Ubuntu Summit 25.10, dove ha spiegato come lui e Georges Labrèche, ingegnere delle operazioni spaziali presso l'Agenzia Spaziale Europea (ESA), siano riusciti a far girare il gioco sul satellite OP-SAT, una piattaforma sperimentale delle dimensioni di una valigia che orbita a centinaia di chilometri sopra il nostro pianeta.
Cos'è l'OP-SAT e come ha fatto Doom a girare su un satellite?
L'OP-SAT è un vero laboratorio orbitante, progettato per consentire a ricercatori e scienziati di eseguire esperimenti su hardware spaziale. Generalmente, questi test hanno finalità scientifiche, ma l'idea di far girare Doom rappresentava una sfida insolita e irresistibile.
Il satellite utilizza componenti hardware relativamente "terrestri", come un processore ARM dual-core Cortex-A9 e un FPGA Altera Cyclone 5, tutt'altro che pensati per il gaming. Il primo passo è stato dimostrare che il sistema poteva eseguire i calcoli del gioco, anche senza grafica. Una volta ottenuto il successo, è iniziata la parte più complessa: rendere visibile Doom con grafica software-rendered e sostituire lo sfondo del cielo del gioco con immagini reali della Terra scattate dal satellite stesso.
Doom su un satellite... un'impresa mozzafiato
Questa impresa ha richiesto un lavoro di fino. Il motore grafico di Doom utilizza una palette di soli 256 colori, che mal si adattava alle immagini ad alta fedeltà catturate dal satellite. Per armonizzare il tutto, il team ha sviluppato un algoritmo di machine learning capace di ricalibrare i colori e fondere in modo naturale il paesaggio terrestre con il mondo infernale di Doom. Qui giù il video (minuto 45:50):
Il risultato finale? Degli screenshot spettacolari, anche se non sempre perfetti, data l'imprevedibilità delle tempistiche della fotocamera orbitale. Tuttavia, questo progetto rappresenta un nuovo e bizzarro traguardo nella storia dei porting di Doom.